117. La performance 4’33” Chorus Loop

4’33” Chorus Loop, performance collettiva per coro di persone assortite, 4 performances in 4 giorni, Flash Art Event, Milano, © LIUBA 2013

 

 

Ho concepito questa performance per parlare del silenzio, o meglio per farlo vivere. Silenzio perchè siamo in tempi in cui, a mio avviso, la scelta migliore è stare in silenzio, raccogliere energie e meditare e ho deciso di fare una performance collettiva in cui il pubblico partecipante potesse vivere il silenzio, provare empatia per gli altri, esperimentare gli effetti interiori che un silenzio prolungato, dal quale per accordo non si può uscire prima del tempo, genera nella propria anima e psiche. Mi sono ispirata al famoso pezzo di John Cage 4’33”, declinandolo in chiave performativa – partecipativa, pensando a un coro di persone che esegue insieme un tot di volte il famoso brano. Il che vuol dire un silenzio di 4 minuti e 33 secondi ripetuto in loop almeno 3 volte, ossia circa 13 minuti di silenzio da eseguire e rispettare.

 

Coloro che desideravano partecipare alla performance dovevano sottoscrivere un patto con me, nel quale si impegnavano a rimanere nel coro della performance per tutta la durata del silenzio, e a scrivere su carta le loro impressioni alla fine della loro esperienza. In cambio io ho donato a ciascuno un attestato di partecipazione alla performance.

 

 

La performance è stata molto intensa e si è ripetuta per ogni giorno della Fiera di Flash Art, nello stand di Visualcontainer dove era in corso la personale delle mie opere fotografiche e video.

 

 

 

Patto di partecipazione

 

 

 

Performances (photos Mario Duchesneau)

 

Un coro di persone assortite che sono rimaste in silenzio per decine di minuti, e dove il patto di partecipazione, che le persone hanno dovuto sottoscrivere per partecipare, implicava l’impegno a non lasciare la performance prima che fosse finita e a scrivere le proprie riflessioni ed emozioni dopo che fosse finita. Ciò che mi interessava, e mi interessa, è usare la performance come ‘strumento’ per un lavoro su sè stessi che le persone sono stimolate a provare.

 

La tensione che si è creata fra i partecipanti e me, che guidavo il coro, fra i partecipanti fra loro e fra i partecipanti e il pubblico, è stata molto emozionante intensa e curiosa.  Il pubblico guardava in silenzio, noi che performavamo in silenzio, in un incrocio di sguardi, di occhi, di osservazioni, di tempi e di quiete, in mezzo al turbinio della fiera. Un rapporto e una fusione tra guardante e guardato, osservante e osservato, performante e spettatore, che ha contribuito, nella sua maniera sottile e discreta, a volgere l’attenzione, almeno per una volta, verso l’interno e non l’esterno di noi stessi.

 

 

E questi di seguito alcuni commenti dei partecipanti, commenti che compongono una installazione insieme col leggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per chi vuole ecco la presentazione del progetto, come era presentata nel catalogo della mostra.

 

 

Questo progetto implica la partecipazione del pubblico.
In questa fase della società e della ricerca artistica, mi interessa che l’arte e la performance diventino uno strumento ad uso del pubblico, uno strumento che possa aiutare le persone a indagare dentro sé stessi e a mettersi in gioco.
In particolare, questa performance si focalizza sulla capacità di stare in silenzio, in quiete e in piedi, per un periodo abbastanza lungo di tempo, provocando nelle persone che vi partecipano diverse emozioni e diversi modi di viversi questa sfida. Costruire questa performance dà alle persone la possibilità di lavorare su sé stessi e sulla meditazione.
Per questo motivo ho scelto il famoso brano di Jonh Cage 4’33” declinandolo in maniera performativa e collettiva e facendolo diventare qualcosa di nuovo e di paradigmatico del tempo in cui stiamo vivendo.
In un periodo di crisi e di implosione, come quello in cui siamo, un coro di persone che performano in silenzio, diventa icona e simbolo di questo stato di implosione e di mancanza di parole, ma anche terreno fertile per ritrovare dentro di sé le motivazioni e le forze per una successiva ripresa e rinascita.  Inoltre, stare in silenzio davanti a un pubblico guardante si presta molto bene per riflettere ‘introspettivamente’ su sé stessi, facendo in modo che la performance diventi un terreno di ascolto di sé e delle proprie emozioni. 

La semplice ripetizione del pezzo in loop è un elemento fondamentale del progetto, poiché causa un allungamento del tempo da passare in silenzio, diventando anche una sfida di resistenza e di ascolto da parte dei partecipanti e da parte del pubblico.

 

 

 

 

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