6. All’ Aquila in treno

Provenivo da Roma, e dopo essermi fermata ad Amelia, sulle colline in provincia di Terni da una simpaticissima coppia di amici servas, prendo il trenino che da Terni mi porta all’Aquila.

Sembra di salire su una vecchia cremagliera che, a stantuffi e fatica, si arrampica tra gli appennini, fuori è freddo e il paesaggio di novembre è dolce e di colori rossastro bruno gialloverde. Novembre non è il mio mese preferito. Anzi è quello che più mi pesa ogni anno, però questo tour italiano si sta rivelando romantico e dolce, con la sua pioggia battente, le colline, gli ulivi e le montagne avvolti da colori indefiniti, né vivaci né assenti, un ibrido molle come un nylon davanti alle cose.

 

Mi sono goduta il viaggio in treno, come sempre, perchè adoro viaggiare in treno, adoro guardare dal finestrino e vedere il paesaggio che scorre e va, cullata dal ritmo del vagone che ballonzola. E addirittura preferisco di gran lunga i treni vecchi e lenti, come questo, col loro sapore retrò e caldo. Non amo prendere gli eurostar, e ancor meno le frecce rosse, che saranno pur veloci, ma non poetiche e oltretutto care come non mai (e in linee come Milano – Roma praticamente hanno tolto tutti gli altri treni che non siano freccia rossa, un’operazione di marketing occulto che mi indigna e che boicotto, prendendo le frecce rosse solo quando è strettamente necessario, ossia quasi mai – ecco, scusate se ho divagato ma questa roba delle frecce rosse mi sta qui).

Sto scrivendo da Rimini, mentre la gatta di Claudio, la Gina che adoro, sonnecchia russando e facendo strani mugolii (forse sta sognando? o ha il naso chiuso anche lei??).

 

Bene, arrivo all’Aquila a metà pomeriggio e mi viene a prendere la professoressa Lea Contestabile, che mi ha invitato a un workshop con gli studenti dell’ Accademia dell’Aquila, meraviglioso stimolo per venire in questa città e capire anche come stanno le cose post terremoto e la sua ricostruzione.

 

Gentilissimo il marito di Lea mi accompagna al Bed and Breakfast in mezzo al traffico di una L’Aquila nuova, che scorre nei poggi limitrofi al centro storico – che è quasi un fantasma – e la vita continua altrove tra una new town e un prefabbricato, e la farmacia nel container, e l’unica via di raccordo con la fila delle macchine.

 

Il giorno dopo gli studenti mi diranno, a proposito del mio progetto della lentezza, che se prima la loro vita nel centro storico era ‘lenta’ e camminata per le stradine, ora è frenetica e convulsa in mezzo al traffico delle poche strade che contornano la città. Ho visto coi miei occhi che tutto è distante da ogni cosa, e che ciò che è ripartito è sparso ovunque.

 

 

2. Metodo e backstage

Oggi stavo pensando: ma imposto il blog per raccontarvi i fatti e le cose che succedono? o per svelare i risvolti che non si vedono, compresi quelli interiori? Mi piace l’idea che sto scrivendo a voi, e non sto scrivendo per me, e non voglio sbrodolarvi sentimenti sensazioni malesseri e benesseri auto terapici che a volte scrivo nei miei diari saltuari. Però mi sembra che anche limitarsi a una simpatica radiocronaca di ciò che succede sia un po’ pochino…

 

Per cui mi sa che farò un mix di fatti esterni e di fatti interni. Quasi tutti noi guardiamo quello che gli altri fanno e ci sembra che per loro sia tutto facile, che non stiano mai male, che le menate come c’abbiamo noi non le ha nessuno…poi invece basta scostare la coperta che sotto il lenzuolino si trova più o meno per tutti lo stesso corpo scricchiolante…

 

Per cui vi racconterò le cose, ma credo che vi racconterò anche la fatica, e la rabbia,o la gioia, o l’insicurezza, o insomma tutta la mia imperfetta individualità che sta dietro alle cose che faccio e che cerco di fare.

Già da un po’ questa cosa mi interessa…mi viene in mente quando avevo esposto a Parigi il video tratto dalla mia performance ‘Les Amantes’: per quell’occasione avevo montato ed esposto vicino,a dittico, il video del back stage, dove siamo io,  un amico fotografo e l’assistente del gallerista in giro per le strade di Parigi a cercare l’uomo ‘black’ che mi serviva per la performance…(e che nelle strade abbiamo poi trovato, Achille)…ne sono successe di tutti i colori ed io ero tutta scarruffata (prova tu a cercare chi andava bene per la performance, che neppure il gallerista era riuscito a trovarlo dopo mesi di ricerca…!)

 

LIUBA e Achille in Les Amantes, Parigi 2005 – foto da performance

1. Rieccoci!

Ciao a tutti
dopo il diario New York, apparso ‘a puntate’ sul web intanto che succedeva e seguito quasi come una telenovela (anche perché un po’ lo era!) da una numerosa serie di persone, dopo alcuni anni di silenzio ho deciso di ritornare a raccontarmi e a raccontare i retroscena della vita, normale, di un’artista, e questa volta lo faccio da un blog. Certo non so ancora quando e quando pubblicherò, se e cosa vi racconterò, quanto durerà, come si evolverà, ma ora sono qui e comincio con gioia e con emozione. Tra l’altro ora sono a Milano ma in procinto di muovermi ancora verso New York e il Canada, anche se tutto è definito e indefinito al tempo stesso, ed io ho voglia di andare e pigrizia di rimanere al tempo stesso, e voglia di prendere tutto con calma…ma ancora una volta so che ha senso cambiare aria e rimettere in discussione tante piccole certezze acquisite…

 

Perché sento il desiderio di condividere parti di ciò che mi accade con voi? Perché è come se ci fossero due torrenti che mi attraversano, quello della vita normale, con tutte le sacrosante esigenze di stabilità, rapporti, lavori, bollette, paure, silenzi, soddisfazioni e poi c’è una parte inquieta che si meraviglia di tutto e cerca il colore delle cose, e soffre nel grigio quotidiano e nella morsa dell’ingranaggio, e questo secondo torrente fluisce impetuoso e si mischia con l’altra acqua più quieta. E lì nasce l’arte, nasce il mio desiderio di molto viaggiare, e nasce il conflitto e il rischio, e la paura e la gioia.

 

Desidero raccontarmi perché so che questi torrenti sono in molti di noi, e mi piace pensare che condividere l’attraversare di queste acque possa creare sinergia, complicità, sollievo e ironia.

 

 

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