“La preparazione di questo lavoro e la sua realizzazione è stata speciale e complessa, così come speciale è l’occasione per cui è nato. L’idea è arrivata improvvisamente come un’apparizione visiva all’inizio della mia gravidanza, e realizzarla era la sfida che non potevo non fare, perchè era un atto di amore a Sole e al mondo.
Ho cominciato a lavorarci diversi mesi prima, focalizzandomi sull’ ideazione del vestito-scultura che avevo in mente: schizzi, bozze, studi…. Poi c’è stata la ricerca della modellista-sarta adatta, felicemente trovata in Valentina Donadel. Quindi le innumerevoli sessioni di prova, su tessuto di imbastitura, dove come un work in progress abbiamo modellato insieme ogni centimetro di forme e di volumi, adattandoli al mio progetto e al mio corpo, ed è stato meraviglioso lavorare con Valentina, entrambe precise, attive e super esigenti e super elastiche… un grande divertimento e una gran fatica, perchè abbiamo rimodellato tutto diverse volte arrivando, come sempre accade, agli sgoccioli della scadenza indietrissimo e finendo tutto col fiatone… aggiungendo che io avevo il pancione e non solo mi stancavo più facilmente, ma dovevo occuparmi di tutto ciò che dovevo fare per il benessere di Sole e della gravidanza… è stato parecchio faticoso ma ce l’abbiamo fatta!
Ho potuto dipingere la scritta sul vestito, completamente a mano e con i colori specifici per tessuto, solo il giorno prima di partire per Venezia. A furia di ritocchi il vestito non era pronto prima, eppure avevo previsto che mi sarebbero occorsi tre giorni di lavoro per realizzare la scritta… Oddio, come ce la posso fare mi dicevo? Sono in gravidanza e non ho una tenuta fisica infinita!
E’ stato un gran sacrificio, ma pure divertente, passare la giornata e parte della notte semi-accovacciata nella posizione della rana, col pancione in mezzo alle ginocchia, mezza sdraiata sul pavimento del mio studio dove avevo steso il vestito, mentre dipingevo con precisione dettagliata il cerchio delle lettere…senza macchiare il tessuto… con l’aiuto di mascherine di acetato, che mi ero costruite a mano, e carte veline e scotch di carta …
Sì ce l’ho fatta a finire tutto ma il risultato è che il giorno dopo, in cui dovevo partire per Venezia ero stanca come non mai e non riuscivo ad alzarmi da letto! Ho spostato il treno nel tardo pomeriggio ma ho fatto uno sforzo immenso lo stesso ad alzarmi e preparare le ultime cose, prendere il treno da sola col minimo dei bagagli, ma con tutto il necessario per la performance, dalla videocamera di scorta, al vestito scultura molto pesante, alla mantella da indossarci sopra (…).” (LIUBA)
“Indossando un abito bianco appositamente concepito per l’occasione, LIUBA espone il suo trofeo con orgoglio, la circolarità del vestito riporta nella parte bassa la frase che dà il titolo al progetto. L’elemento focale è però un altro cerchio, che mostra il ventre scoperto, il pancione intorno al quale ruota tutta la performance. Una mamma e un’artista, la fusione perfetta tra arte e vita, ma con quel gusto particolare per la messa in scena, il colpo di teatro, la performance, esercitata in prima persona e organizzata alla perfezione, il fil rouge che tiene insieme la sua ricerca”. (Luca Panaro).
“Non so descrivere come sto. E’ come un miracolo grande. E’ come essere increduli e grati al tempo stesso. E’ un amore profondo e un piacere immenso che si espandono da dentro a fuori irradiando tutto.
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