ALPHAOMEGA

 

 

Performances: Festa de l’Unità, Modena 2002; Emergency Event, Roma, 2003; Accademia di Belle Arti, Bologna 2003: Exit, Bologna 2003; ArtandGallery, Milano 2004; Troubled Times, Civico Museo della guerra, 2004

videoinstallazione: 1 video in loop su una sedia vuota con braccioli, legacci, 1 video in 2 monitors, 2004

videostill STREAP, 2004 ed. 7 + 1

 

 

Alpha Ωmega è il principio e la fine della vita. La nascita e la morte. Questi due poli vengono contrapposti, intersecati, relazionati. Ma la morte alla quale in questo caso si allude non è la morte naturale, conseguente succedersi degli eventi, ma la morte violenta, causata da altri uomini, che spezzano la catena impedendo la vita.

 

La genesi del lavoro parte da un’indignazione profonda dei sistemi incivili e violenti di soppressione della vita causata da degli uomini verso altri uomini, di qualunque razza, religione o credo politico essi siano. Uomini, i primi, che si credono in possesso dell’autorità e della potenza per decidere il corso delle cose, il destino di altri uomini, la loro possibilità all’esistere, sia che si tratti di sentenze capitali, attacchi di guerra, attentati, omicidi.

Affrontare artisticamente il tema della ‘condanna’ a morte, ha il rischio della retorica e della banalità. Per questo motivo ho deciso di lavorare, per contrapposizione, sulla nascita, attraverso il video di un parto che viene proiettato su una performance che simula la condanna. Non parlerò della morte, ma della nascita, con l’intento di generare una nebulosa di riferimenti e allusioni (la condanna a morte come soppressione di una nascita avvenuta, il dolore comune al parto e alla morte, l’innaturalità della condanna e la naturalezza del parto, la possibile rinascita, il flusso continuo della vita…).

Ideazione, progetto e testi: LIUBA

Performers: LIUBA e Damiana Bertozzi

Riprese video: Barbara Fantini

Assistenza tecnica: Ciro d’Aniello

Montaggio e regia video: LIUBA

Musica:  Tuxedomoon

Design e realizzazione sedia: Cesare Leonardi

Sarte: Pina Berardi e Vivetta Ballaben

 

  • Stills della performance e videoinstallazione AlphaOmega presentata nella mostra 'Troubled Times' curata da Maria Campitelli e presentata al Museo della Guerra di Trieste nel 2004

  • AlphaOmega alla Festa de l'Unità di Modena, 2002

Il culmine del lavoro è la proiezione del video di un parto, appositamente creato per questa azione, sulla simulazione di una condanna a morte. Sul corpo dell’artista, icona di un condannato a morte, viene proiettato a tutta parete il video della nascita.

 

Questa azione è preceduta da una fase iniziale, a musica lenta e ossessiva e con fasci di luce intermittenti, dove l’eliminazione del ‘diverso-pazzo’ viene decisa e attuata. In questa prima fase viene gridato un testo poetico composto appositamente per la performance.

 

Il video proiettato durante la performance è composto da riprese di un  parto ‘reale’ all’ospedale di Friburgo nel 2000.

“I was in Freiburg visiting a friend, when his wife suddendly had to go to the Hospital for having the baby. The couple asked me and my cameraman – we were traveling in Europe for my Polipolis project – to please shoot the birth. It was an extremely intense emotion and an inderscribable experience and feelings. I later edited the shootings to make the video for the AlphaOmega project.

The newborn baby is called Giulia. Thank you Giulia, and enjoy being in this world!”

  • AlphaOmega - Still dal video proiettato durante la performance

“Assorta e in tensione, ieratica e spettrale, scalza ed avvolta in un sudario provvisto di psicopatologici allungamenti di maniche e costretta su una “sedia” che le stringe polsi e caviglie, LIUBA simula una morte feroce e premeditata. Sul biancore monacale di stoffa che avvolge il suo corpo, scorrono immagini video di un parto, di un inizio ospedaliero di vita. Il taglio del cordone ombelicale corrisponde sincronicamente alla celeberrima e assassina luminazione elettrica.

 

Nascita e morte, principio e fine, gioia e dolore si confondono nella stessa ancestrale intensità di grida, luci, suoni e rumori. Lo sdegno verso la morte indotta da certi sistemi giudiziari e la denuncia verso ogni crudeltà cospirata da autorità che vaneggiano su una propria aquisita onnipotenza, vengono filtrati ed elaborati in questi modi, con una sensibilità e una capacità speculativa che trova nell’azione performativa il mezzo d’espressione più adeguato.

 

LIUBA evoca su di sé un dramma per svolgerne la catarsi; intreccia arte, vita e denuncia sociale. Condannando tematiche latenti e restituendo il mancato senso di responsabilità all’intimo pensare delle persone, LIUBA suggerisce l’opportuna indignazione verso le tragedie del nostro mondo.

E, bisogna dirlo, le sue intelligenti strategie comunicative, fanno in modo che si eluda la contemplazione passiva di un semplice estetismo artistico, e che invece, si materializzi il concreto coinvolgimento di chi guarda. Un coinvolgimento tale da obbligare una necessaria meditazione sul tema suggerito. Questa è la forza di LIUBA. Il suo toccante coraggio di regalarsi come corpo vivo e vero, come martire e concentrazione iconica di tutto il dolore, la rabbia e la dolcezza, è talmente potente che non è più possibile prescinderne. LIUBA rivela. Con lucidità profetica, rivela e mette in luce inquisitoria tutte le cose assurde che si succedono in questo mondo popolato di draghi mangiatori di principesse. Con impegno sofferto presta il suo corpo, invocando all’arte e alla poesia un prezioso contributo per far emergere la trascurata coscienza dell’uomo.”

 

Patrizia Silingardi

 

  • AlphaOmega, videoinstallazione, 2004 sedia, legacci, videoproiezione, due monitor con video

AlphaOmega, videostill del video dell'installazione

AlphaOmega, vestito originale della performance (sarte Pina Berardi e Vivetta Ballaben)

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