37. Cosa è il video per me

Ciao, condivido con voi questo testo scritto in occasione della mostra ancora in corso alla Gallery Project ad Ann Arbor (USA) in cui è in mostra una videoinstallazione dei miei video dello ‘slowly project’. Ho scritto il testo a caldo, appena finito il montaggio del video newyorkese, e desidero condividerlo con voi, perché sono le radici del senso che dò oggi ai miei video (o, come lo chiamano in Usa, è un ‘artist statement’), e ne sono anche un po’ orgogliosa! …
“I  consider my videos like paintings, books and sculptures.
I carve them, beginning with hours and hours of shootings as they were a huge marble stock, cutting and selecting piece after piece in order to obtain the final shape.
I paint every single second of the video, deciding colors and combining sequences, in order to arrive to the final pattern.
I write the chapters and the scenes as a story, where I give a sense to each step following the other.
And I mix the music with the intent to give voice to the whole levels of lecture implicit in the work.
I use only original shootings taken during my performances. No studio shootings or actor interactions are used to edit my videos. What is shown is part of what ‘really’ happened and it’s chance one of the main hero of the work.
I consider my videos as portraits of a specific society, city, country, because everything that happens reflects the identity of the place. Each video is completely different from the other, even when it’s made from the same performance in different locations. Seeing the differences of the videos it’s a way to investigate the differences of the places.
I’d like that people consider the video as a poetry, catching the emotions and the concepts that there are inside.
I’d also like that people reflect upon how difficult is to perform perfectly in ‘slow motion’, controlling each muscle movements not to go faster, for hours and hours in the same day. I consider ‘taking our time’ in life and society as difficult as this performance but, nevertheless, necessary. “
Liuba,  March 30, 2011

35. Il black out e il video Slowly di New York

Et voilà! Finalmente ricompaio e vi do notizie!
C’è stato un ‘black out’ di quasi un mese, vero? La ragione è molto semplice e molto ‘radicale’: sono stata incollata, con la testa, il corpo e lo spirito, al computer per finire il video di New York della serie “The Slowly Project. Take your Time- New York”.

E’ stato un periodo in cui – e mi conosco e so che riesco a lavorare solo così – ho dovuto interrompere ogni cosa, anche ogni pensiero, e ogni deviazione, per concentrarmi solo interamente sul montaggio e la creazione del video. E così ho fatto. Avevo cominciato a lavorarci 6 anni fa!!  La prima performance a New York è del 2005, con le relative riprese, e ho ripetuto la performance per tre volte, nel 2005, nel 2006 e nel 2011 alla ricerca delle riprese migliori e la sintesi di tutto è confluita nel video finale.

 

Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, e qualche chiacchiera. E stop. Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, qualche chiacchiera. Stop. A ciclo continuo. Sempre lì con la testa e il cuore. Totalmente. Per un mese. Solo ed esclusivamente quello. E ho finito il video.
E ne sono molto, ma molto orgogliosa. Ecco a voi un excerpt del video.

 

 

Ho dovuto fare questa kermesse finale perché sono stata invitata a partecipare a una mostra sul ‘tempo’ intitolata “Unhooked from Time” alla Gallery Project di Ann Arbour in Michigan. (guarda il concept della mostra).
I curatori, durante il periodo del festival di Brooklyn, hanno visto il mio lavoro e mi hanno invitato subito a presentare in galleria i tre video dello ‘Slowly Project’ fino ad ora realizzati (Modena – Basel – New York).

 

Il video di Modena l’ho già esposto in varie gallerie in Italia, ma il video di Basel, terminato l’anno scorso, è quasi inedito (è stato presentato in anteprima allo STRAFF Hotel di Milano per un evento del Salone del Mobile, invitata da un gruppo di Designers).

 

Ma come ero felice quando ho ricevuto questo invito! Questo mi piace dell’America, che tutto può accadere velocemente e pure  mi piace un casino, lo dico francamente, che la gente mi chiama, mi invita, mi cerca – e in Italia accade molto di meno … – dovete ammettere che è una endovenosa di benessere e autostima che aiuta le endorfine a spuntar fuori!
Quando mi hanno invitato ho detto subito ‘sì’, anche se la mostra era programmata per gli inizi di aprile, e il video di New York era in alto mare, ma mi piace moltissimo il concept della mostra, e pure la galleria, e così ho detto sì, vi mando i video e finisco quello di New York (a cui si erano aggiunte anche le riprese fatte quest’anno della performance per la Giornata Mondiale della Lentezza).
 

I video dovevano arrivare in galleria per l’inizio di aprile, per cui mi sono tappata in studio, e potevo essere in qualsiasi parte del mondo, la vita era ridotta all’osso … però sono stata felice.

La fatica fisica di dover stare ‘creativamente’ al computer per montare i video è tantissima (almeno per me), lo sforzo di prendere costantemente decisioni che prima o poi devono essere definitive, è davvero totale, ho fatto una lotta feroce con la materia, come fosse un blocco di marmo da modellare e assottigliare e scolpire per trovarci ‘michelangiolescamente’ la forma nascosta … e solo imparando a memoria la visione di tutte le riprese e sequenze possibili (ore e ore di girato nell’arco di 6 anni … è uno slowly project, no?) credo di essere riuscita a creare una sintesi poetica dove sono rinchiuse molte chiavi di lettura.

 

Poi ho spedito i video, e nel frattempo sono dovuta ritornare in Italia, per motivi incombenti e logistici, ma con lo spirito allegro, di essere stata voluta e cercata artisticamente in questi mesi, ed aver dato ogni possibile microangolo di me attraverso l’arte, avendone avuto la possibilità, mi ha dato tantissimo.
A volte in Italia mi era capitato di sentirmi emarginata, qualche volta dimenticata, e non è bello per la propria autostima, anche se le ragioni non sono personali (di solito il mio lavoro piace) ma di contesto (è spiacente dirlo ma a mio avviso in Italia è tutto così statico e anche così ‘amico-dell’amico’ funzionante …)
 

Ed ora eccomi qui. Sono rientrata in Italia per alcuni mesi. Dovevo rientrare e godo nel vedere e sentire, a poco a poco, tutte le persone a cui voglio bene. Però un po’ con lo spirito è come se fossi ancora in America, volevo essere all’opening in Michigan, e il fervore febbrile di NY già mi manca (anche se non va preso a dosi massiccie, e qualche break è più che salutare).
Dell’Italia mi godo il cibo, la primavera e gli amici (anche se però ho molti progetti a cui lavorare e sarò sempre all’opera … )

Il video integrale è visibile in pay per view su Visualcontainer TV, la televisione della videoarte internazionale, a questo link

10. L’evento all’i-Suite Hotel (e la Spa il giorno dopo!)

Festa davvero ottima organizzata dai bravissimi Rimin Party boys, che con ‘lungimiranza’ hanno coinvolto noi artisti come ‘attrazione’ della serata! E hanno avuto successo! 250 persone a questo Aperitivo d’Arte nella Hall dell’i-Suite Hotel di Rimini, con buffet, cocktails, presentazione dei miei video nei monitor in serie sparsi ovunque, presentazione dell’installazione di Kiril Cholacov, e poi dj musica e danze. Bravi bravi, tutti si sono molto divertiti, e mi piace l’idea che l’arte si cominci a divulgare e diventi un polo di attrazione per le persone (che hanno seguito con molto interesse, ma quando è arrivato il mio video Les Amantes tutti si sono immediatamente voltati all’unisono verso lo schermo e sono stati appiccicati ai monitor……sapevo che finiva così…basta che vedano un corpo nudo e tutti improvvisamente si interessano di arte!).

Comunque tutti i video hanno riscosso successo e mi sono davvero divertita. E’ impagabile il piacere di poter mostrare il proprio lavoro alle persone, è come mostrare un poco di sè, e soprattutto è come poter donare agli altri pezzettini di sè stessi, ci si sente appagati e nel proprio posto nel mondo. A volte fare arte è davvero fatica e lotta dura, ma mostrare i lavori ripaga di tutto lo sforzo e la fatica.

 

Altra soddisfazione di non poco conto e altro piacere immenso, è la giornata che io e Zami (moglie di Kiril e mia amica) il giorno dopo abbiamo passato al centro benessere 5 stelle dell’albergo, invitate come ospiti, polleggiate tutto il pomeriggio in acque saline, massaggianti, rilassanti, tonificanti, cullanti … Abbiamo parlato di viaggi, di fidanzati, e di tutto un po’, con quelle chiacchiere fitte che alle donne piacciono tanto  e anche di New York, dove devo decidermi se andare e quando e come ( rimando la decisione da mesi, ma ora il piano sta scivolando via da solo: ho l’aspettativa dal mio part time a scuola, ho affittato parte della mia casa, e solo mi manca di decidere se voglio fare il Natale in Canada con Mario oppure qui…

 

 

LIUBA, The Slowly Project. Take your Time – New York, 2005-2011 videostill