152. Ritorno a Berlino e video

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Sono stata a Berlino più di un mese, e per lo più ho lavorato al nuovo video Refugees welcome, il progetto site specific che ho in corso sulle tematiche dei rifugiati e le loro storie. Potete avere più notizie su questo progetto cliccando qui.

 

Sono stata contenta perché per la prima volta non ho montato il video da sola come ero solita fare per i precedenti progetti (devo riconoscere che sono in un periodo delicato dove mi è fondamentale lavorare con qualcun altro, almeno per non perdermi nei miei pensieri),  ma con l’aiuto di un montatore spagnolo, il supporto di un regista americano e la supervisione di un tecnico del suono italiano.

Questo poutpurri di persone e incontri da provenienze diverse non poteva accadere che qui a Berlino, ed è per questo anche che ho deciso di venire qui a produrre i lavori. E’ da novembre 2013 che avevo scelto Berlino (e non più New York) come luogo ideale per vivere e fare arte. Purtroppo ci sono stati dei forti dolori nel frattempo e delle grandi perdite, che hanno reso questo ultimo periodo davvero il più difficile della mia vita.

 

A volte ti dicono che le grandi prove della vita vengono per insegnarti qualcosa, oppure per rafforzarti, io posso solo dirvi che sto facendo una grande fatica, a volte sono proprio giù e mi sento sospesa in una bolla di vuoto che non va da nessuna parte e di cui ho paura. Ma poi da qualche parte profonda l’entusiasmo fa di nuovo capolino, l’entusiasmo per la vita e per l’arte, e riesco a procedere per la strada che penso mi sia assegnata (dico ‘penso’ perché non fa giorno che quasi non mi interrogo se sto facendo la cosa giusta o se sto seguendo la strada che devo seguire, e come potete prevedere le risposte sono alterne…!)

 

 

still refugees-141202_163929-2   Refugees Welcome, videostills, 2015

LIUBA, Refugees Welcome, videostills, performance @Kreuberg Pavillon, Berlin, 2014

 

 

 

Allora, vi dicevo di questa esperienza sociale e lavorativa berlinese che mi ha dato molta soddisfazione perché innanzi tutto ho condiviso l’entusiasmo per i miei progetti con alcune persone, e il processo di creare qualcosa di bello insieme.

Inoltre, e cosa fondamentale, per quanto riguarda i video ero bloccata da alcuni anni. Il video nel mio lavoro è una parte assai importante, che fa da complemento alla parte performativa,  Era dal 2011 che non finivo completamente un video. È impressionante! Ho lavorato a molti progetti, fatto molte performance e mostre, accumulato molto materiale di riprese, ma nessun video è stato finito. Se devo essere sincera mi sono impantanata nella realizzazione del video di The Finger and the Moon #3, al quale sto lavorando da due anni, e pur avendolo finito un paio di volte, non ne sono soddisfatta, per cui il progetto è sempre aperto, non lo ritengo finito e non l’ho ancora esposto ( e a genova stanno aspettando per esporlo!). Poi ci sono state le mie dolorose vicende personali dell’ultimo anno, che mi hanno bloccato ulteriormente, paralizzato quasi. Ora quindi è quasi una conquista aver finalmente ripreso a lavorare al montaggio dei video, e ad avere finito una nuova opera! E sapevo che da ora in poi non posso più occuparmi interamente del montaggio, e che devo cominciare a collaborare con dei montatori.

 

Così sono doppiamente contenta di aver inaugurato con questo video una nuova fase, che implica la collaborazione di diversi professionisti. Un lavoro di equipe, tenuto insieme dalla mia regia, come succede nei normali film. Mi sento grata a queste persone di aver collaborato con me, e contenta di aver cominciato questa fase collaborativa. Non posso ancora farvi vedere qualche immagine del video, perché manca la correzione colore e la lavorazione dell’audio, anche queste parti che di solito facevo da sola e che ora affido a dei collaboratori professionisti. Ciò mi diverte parecchio, di potermi occupare più precisamente della parte registica e creativa, delegando ai tecnici più esperti di me gli aspetti di loro competenza. E tutto ciò non poteva che avvenire qui a Berlino, città piena e pullulante di giovani (e non) creativi provenienti da ogni parte del mondo. E’ facile trovare collaboratori entusiasti e motivati, oltre ad essere la città sia stimolante, per le proposte, sia tranquilla e lenta, cosa che favorisce la creatività. In questo tempo quindi, a parte qualche evento sociale, o qualche uscita per andare al cinema o a sentire del jazz, o a bere la buonissima birra, ho passato la maggioranza delle mie giornate a lavorare creativamente al video e ad altri progetti, solo inframmezzate dalla ormai abitudine acquisita di correre due volte alla settimana e nuotare una volta alla settimana. Cosa che mi aiuta molto.

66. Il Supermerkato di Torino

So che siete curiosi di sapere com’è andata alla Biennale di Torino, molti mi hanno chiesto il resoconto e le mie opinioni, ed eccomi qui, con calma in una giornata nevosissima in montagna (scrivo in un posto con larghe vetrate ed è bello vedere grossi fiocchi scendere da ore e ore, e vedere incicciottirsi lo strato di neve sui pini, sulle case, sulla strada e sulle macchine … ).

 

E’ il momento adatto per fare il punto della situazione, finalmente mi prendo un bel break, riposo e ripensamento su tutto. Spesso continuare ad andare avanti a fare l’artista non è proprio una cosa facile, e dopo tanto lavoro (a volte con risultati gratificanti, a volte meno) è necessario prendere un po’ di distacco dal mondo dell’arte ( … non dalla creatività).

 

Se devo essere onesta, anche la Biennale Torinese di Sgarbi ha contribuito a stancarmi e non è stata per niente gratificante, anzi pure un po’ deprimente, vedendo il modo in cui vengono fatte le cose (d’altronde non è che mi aspettavo niente da questo evento) e come sono trattati gli artisti.
La prima emozione che ho provato è stato di sforzo vano e di stress per nulla in cambio, ed irritazione per tutto. Ma veniamo ai dettagli.

 

Innanzi tutto era da quando mi avevano invitato, più di un mese prima della vernice, che, sia io che la mia assistente, abbiamo detto più volte che avrei esposto un video e chiesto se c’era l’attrezzatura appropriata, ma sino all’ultimo momento non abbiamo ricevuto risposta. Come sapete dalle puntate precedenti, non ero molto convinta di partecipare, anzi non ero convinta affatto per quanto riguarda la natura e la modalità dell’evento, ma ho ritenuto interessante partecipare per dire, con un’opera, la mia opinione e la mia perplessità. L’arte è anche un modo di comunicare, e cosa c’è di meglio che parlare con il proprio lavoro? Così, invece di rifiutare l’invito, ho preparato il video ‘Senza Parole’ e ho partecipato in maniera critica e dialettica, cosa di cui sono soddisfatta e orgogliosa … (Ma lo sforzo è valsa la pena? … ).

 

Pochi giorni prima dell’opening vengo a sapere in maniera definitiva che ogni artista si deve ‘arrangiare’, quindi per il mio video non c’è niente (“Ha un quadro o una scultura?” Era questa la domanda che mi sentivo ripetere da chiunque mi contattava o contattavo – e già questo la dice lunga sull’attualità di questa mostra … ).

Quindi dovevo portare a Torino la mia attrezzatura e lasciarla in mostra per due mesi, secondo il calendario. Ero fuori di me dal nervosismo per questa situazione: portare il mio videoproiettore e il computer (meno male che ho un secondo computer più vecchio)? comprare un monitor da lasciare lì? Già cominciavo a dare i numeri e andai a Torino, nei giorni dell’allestimento, tesa come una corda di violino (fa anche rima … ).
Per fortuna è proprio la prima volta che mi capita di essere invitata a una mostra dovendomi portare la tecnologia per esporre, e francamente spero sia anche l’ultima.

 

Arrivo alla sala Nervi, spazio meraviglioso e gigante, senza nemmeno sapere se c’era almeno una presa per ricevere la corrente e una posizione adeguata. Sono stata fortunata perché sono stata accolta in maniera molto gentile e professionale dalla ditta di allestitori che si occupava di montare tutte le opere arrivate (dicono un circa mille opere). L’architetto mi ha seguito nell’allestimento e abbiamo creato uno spazio sufficientemente buio, con una parete fittizia, per allestire il video con il videoproiettore (mio, che mi ero portata da casa!) e il loro elettricista ha risolto tutti i problemi di connessione e allacciamento per l’elettricità. Bene – ho pensato – almeno questa è fatta, e non mi sono dovuta stressare (al contrario invece di moltissimi altri artisti che, portando le loro opere, pretendevano di essere messi nello spazio più in vista di tutti e si litigavano le locations … Forse perché a me non me ne importava granché, ho avuto il trattamento migliore – così mi disse pure l’architetto … ).
Bene dunque per l’allestimento e gli allestitori, ma l’enorme quantità delle opere e gli abissi di qualità tra una e l’altra, e l’effetto vetrina-totalmente-riempita-di-un-negozio-dove-non-vedi-più-cosa-c’è-dentro, mi lasciava molto perplessa, anzi attonita.

 

Ero sempre meno convinta di avere un effetto benefico dal partecipare a questa mostra … ero pure un po’ inquieta, anche e soprattutto per il mio videoproiettore – anche se mi avevano assicurato che c’era un’assicurazione per le opere – lo avrebbero acceso correttamente? (nonostante avessi appiccicato le istruzioni per colui che l’avrebbe manovrato), l’avrebbero addirittura acceso o se lo sarebbero dimenticato? (visto che era l’unica videoproiezione di tutte le mille opere … ) e se si fulminava la luce?

Vabbè, ci penserò su, finito l’allestimento torno a Milano e ritorno sabato per l’opening ufficiale, facendo mille salti mortali per incastrare tutto con i tanti altri impegni.

 

Cosa devo dirvi? qualche opera interessante c’era, ma era tutto uno sopra l’altro, c’era di tutto e di più, non un minimo di ‘concetto curatoriale’ nè un criterio espositivo e selettivo … C’era solo questa idea sbandierata in lungo e in largo di arte per tutti, arte senza limiti, mostra come un imbuto dove metter di tutto e poi il pubblico sceglie … Molti artisti erano al settimo cielo di essere presenti e di essere esposti, per qualcuno era davvero gratificante, per altri molto meno, dipende da cosa cerchi, chi sei e cosa vuoi, no?

 

Io posso essere d’accordo in linea di massima sul concetto di far uscire l’arte dalle poche gallerie monopolizzanti, ma ho trovato questa mostra e tutta l’operazione un grande sfruttamento dell’arte e degli artisti fatta a scopi pubblicitari  e politici. Scusate la franchezza, ma mi sono davvero irritata, non c’era nè catalogo nè il nome degli artisti partecipanti, solo una grande eloquenza intorno al nome di Sgarbi e della sua ‘democratica’ operazione. E vedevo con rammarico stuole di artisti che si sono pagati la spedizione di opere enormi e pesanti da ogni parte di Italia, a loro spese, pur di partecipare e di dire: io c’ero alla Biennale di Sgarbi … A me sembra l’ennesimo modo di trarre profitto dal lavoro degli artisti e di ricevere gratis e senza troppo sforzo un grande ritorno sfruttando il lavoro degli altri. Boccaccia mia statte zitta, ma questo è ciò che penso e sapete che nel mio blog sono sempre sincera.

 

Rispetto al cento per cento gli artisti che credono in queste operazioni, quelli che sono stati contenti e che hanno avuto una opinione positiva e gratificante, rispetto il concetto di voler fare qualcosa fuori dalle logiche delle gallerie potenti e dai ‘soliti noti’, però lasciatemi dire che io  non trovo minimamente il senso di mostre come queste. C’erano così tante opere accumulate una sull’altra, e tante sale, e tanto freddo (non era stato acceso il riscaldamento durante l’opening e nemmeno durante l’allestimento!!) che non era possibile vedere tutti i lavori, e men che meno capire perchè erano lì.

 

Devo anche riconoscere che la mia partecipazione ‘critica’, col video della mia performance al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia che ironicamente si beffava di questa esposizione, non mi è sembrata potesse ricevere la necessaria attenzione, perché il contesto era del tutto inadatto alla fruizione di quel lavoro.

Così  HO DECISO DI TOGLIERE LA MIA OPERA dalla mostra, lasciare la mia parete vuota (portarmi a casa il proiettore!) e pubblicare il video su vimeo e su you tube … (chi me lo faceva fare di stare là in mezzo col mio lavoro e in più rischiare di perdere un prezioso videoproiettore per questo supermerkato dell’arte?).

 

ECCO, solo quando la mia amica Flavia di Torino, che è andata gentilmente a prendermi il mio lavoro e tutto il materiale, mi ha scritto “missione compiuta!”  MI SONO FINALMENTE SENTITA SOLLEVATA!!

E se volete vedere il video ritirato … eccolo qui, liberamente fruibile per tutti su vimeo e youtube

 

 

LIUBA, Senza Parole, performance e video, Biennale di Venezia 2011, videostills

 

 

 

 

The video comes from Liuba performance at the entrance of the Italian Pavillion at Venice Biennial 2011.

The Italian Pavillion 2011 was very controversial and discussed. The curator, active more in the Politics than in the Contemporary Art , asked to 100 of Italian ‘known’ people to invite one best loved artist to the Venice Biennial Italian Pavillion. The result was a show with no curatorial logic and full of any kind of works and styles.

Many of the Italian Art-World people criticized this Pavillion. Liuba expressed her disagreement in an ironic way, distributing flyers at the entrance of the show, as giving the explication of the exhibition. Except that the flyers were white, blank. Empty.

Interesting, as usual in Liuba’s works, are people reactions: many react automatically when receiving a flyer, many don’t want it, many other take it without reading, some were thinking Liuba was a Biennial Hostess and asked practical informations, and many people perceived and enjoyed the performance as well.

35. Il black out e il video Slowly di New York

Et voilà! Finalmente ricompaio e vi do notizie!
C’è stato un ‘black out’ di quasi un mese, vero? La ragione è molto semplice e molto ‘radicale’: sono stata incollata, con la testa, il corpo e lo spirito, al computer per finire il video di New York della serie “The Slowly Project. Take your Time- New York”.

E’ stato un periodo in cui – e mi conosco e so che riesco a lavorare solo così – ho dovuto interrompere ogni cosa, anche ogni pensiero, e ogni deviazione, per concentrarmi solo interamente sul montaggio e la creazione del video. E così ho fatto. Avevo cominciato a lavorarci 6 anni fa!!  La prima performance a New York è del 2005, con le relative riprese, e ho ripetuto la performance per tre volte, nel 2005, nel 2006 e nel 2011 alla ricerca delle riprese migliori e la sintesi di tutto è confluita nel video finale.

 

Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, e qualche chiacchiera. E stop. Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, qualche chiacchiera. Stop. A ciclo continuo. Sempre lì con la testa e il cuore. Totalmente. Per un mese. Solo ed esclusivamente quello. E ho finito il video.
E ne sono molto, ma molto orgogliosa. Ecco a voi un excerpt del video.

 

 

Ho dovuto fare questa kermesse finale perché sono stata invitata a partecipare a una mostra sul ‘tempo’ intitolata “Unhooked from Time” alla Gallery Project di Ann Arbour in Michigan. (guarda il concept della mostra).
I curatori, durante il periodo del festival di Brooklyn, hanno visto il mio lavoro e mi hanno invitato subito a presentare in galleria i tre video dello ‘Slowly Project’ fino ad ora realizzati (Modena – Basel – New York).

 

Il video di Modena l’ho già esposto in varie gallerie in Italia, ma il video di Basel, terminato l’anno scorso, è quasi inedito (è stato presentato in anteprima allo STRAFF Hotel di Milano per un evento del Salone del Mobile, invitata da un gruppo di Designers).

 

Ma come ero felice quando ho ricevuto questo invito! Questo mi piace dell’America, che tutto può accadere velocemente e pure  mi piace un casino, lo dico francamente, che la gente mi chiama, mi invita, mi cerca – e in Italia accade molto di meno … – dovete ammettere che è una endovenosa di benessere e autostima che aiuta le endorfine a spuntar fuori!
Quando mi hanno invitato ho detto subito ‘sì’, anche se la mostra era programmata per gli inizi di aprile, e il video di New York era in alto mare, ma mi piace moltissimo il concept della mostra, e pure la galleria, e così ho detto sì, vi mando i video e finisco quello di New York (a cui si erano aggiunte anche le riprese fatte quest’anno della performance per la Giornata Mondiale della Lentezza).
 

I video dovevano arrivare in galleria per l’inizio di aprile, per cui mi sono tappata in studio, e potevo essere in qualsiasi parte del mondo, la vita era ridotta all’osso … però sono stata felice.

La fatica fisica di dover stare ‘creativamente’ al computer per montare i video è tantissima (almeno per me), lo sforzo di prendere costantemente decisioni che prima o poi devono essere definitive, è davvero totale, ho fatto una lotta feroce con la materia, come fosse un blocco di marmo da modellare e assottigliare e scolpire per trovarci ‘michelangiolescamente’ la forma nascosta … e solo imparando a memoria la visione di tutte le riprese e sequenze possibili (ore e ore di girato nell’arco di 6 anni … è uno slowly project, no?) credo di essere riuscita a creare una sintesi poetica dove sono rinchiuse molte chiavi di lettura.

 

Poi ho spedito i video, e nel frattempo sono dovuta ritornare in Italia, per motivi incombenti e logistici, ma con lo spirito allegro, di essere stata voluta e cercata artisticamente in questi mesi, ed aver dato ogni possibile microangolo di me attraverso l’arte, avendone avuto la possibilità, mi ha dato tantissimo.
A volte in Italia mi era capitato di sentirmi emarginata, qualche volta dimenticata, e non è bello per la propria autostima, anche se le ragioni non sono personali (di solito il mio lavoro piace) ma di contesto (è spiacente dirlo ma a mio avviso in Italia è tutto così statico e anche così ‘amico-dell’amico’ funzionante …)
 

Ed ora eccomi qui. Sono rientrata in Italia per alcuni mesi. Dovevo rientrare e godo nel vedere e sentire, a poco a poco, tutte le persone a cui voglio bene. Però un po’ con lo spirito è come se fossi ancora in America, volevo essere all’opening in Michigan, e il fervore febbrile di NY già mi manca (anche se non va preso a dosi massiccie, e qualche break è più che salutare).
Dell’Italia mi godo il cibo, la primavera e gli amici (anche se però ho molti progetti a cui lavorare e sarò sempre all’opera … )

Il video integrale è visibile in pay per view su Visualcontainer TV, la televisione della videoarte internazionale, a questo link