2. Metodo e backstage

Oggi stavo pensando: ma imposto il blog per raccontarvi i fatti e le cose che succedono? o per svelare i risvolti che non si vedono, compresi quelli interiori? Mi piace l’idea che sto scrivendo a voi, e non sto scrivendo per me, e non voglio sbrodolarvi sentimenti sensazioni malesseri e benesseri auto terapici che a volte scrivo nei miei diari saltuari. Però mi sembra che anche limitarsi a una simpatica radiocronaca di ciò che succede sia un po’ pochino…

 

Per cui mi sa che farò un mix di fatti esterni e di fatti interni. Quasi tutti noi guardiamo quello che gli altri fanno e ci sembra che per loro sia tutto facile, che non stiano mai male, che le menate come c’abbiamo noi non le ha nessuno…poi invece basta scostare la coperta che sotto il lenzuolino si trova più o meno per tutti lo stesso corpo scricchiolante…

 

Per cui vi racconterò le cose, ma credo che vi racconterò anche la fatica, e la rabbia,o la gioia, o l’insicurezza, o insomma tutta la mia imperfetta individualità che sta dietro alle cose che faccio e che cerco di fare.

Già da un po’ questa cosa mi interessa…mi viene in mente quando avevo esposto a Parigi il video tratto dalla mia performance ‘Les Amantes’: per quell’occasione avevo montato ed esposto vicino,a dittico, il video del back stage, dove siamo io,  un amico fotografo e l’assistente del gallerista in giro per le strade di Parigi a cercare l’uomo ‘black’ che mi serviva per la performance…(e che nelle strade abbiamo poi trovato, Achille)…ne sono successe di tutti i colori ed io ero tutta scarruffata (prova tu a cercare chi andava bene per la performance, che neppure il gallerista era riuscito a trovarlo dopo mesi di ricerca…!)

 

LIUBA e Achille in Les Amantes, Parigi 2005 – foto da performance