160. La Convenzione di Dublino, i Rifugiati, e il mio video Refugees Welcome

La Germania ha deciso in questi giorni, visto i tragici esodi che continuano imperterriti, di non seguire più la convenzione di Dublino * per i rifugiati provenienti dalla Siria e di accoglierli, indipendentemente dal luogo in cui sono sbarcati in Europa. E’ un passo importante e un’ottima notizia. Dall’altro lato c’è però l’ennesima terribile notizie della morte di centinaia di persone, sia nel mare che nei tir, nel disperato viaggio di fuga dalle loro terre verso l’Europa.

Alla luce di questi fatti ho deciso di rendere pubblico e visibile online la VERSIONE INTEGRALE del mio video ‘Refugees Welcome’, tratto dalle performance partecipative coi rifugiati realizzate a Berlino,  video finito da poco e quindi ancora inedito.

Ho deciso di divulgarlo poichè lo spirito con cui è nato questo lavoro è di sensibilizzazione e sostegno. Il progetto è nato site specific a Berlino.
Sul mio sito trovate informazioni sul lavoro e sul progetto. In questo blog trovate molti post che raccontano la storia, gli aneddoti dei contatti coi rifugiati, gli sviluppi. (post 132, 133, 135, 136, 148).

Sotto il video ci sono alcune informazioni pratiche, non esaustive, su dati e fatti di questo problema.

 

Il video sarà visibile online da oggi mercoledì 26 agosto 2016. E’ possibile condividerlo.

 

Buona visione
LIUBA

 

LIUBA, Refugees Welcome, 2013-2015 Germany-Italy, colors, 16’57”

 

 

Alcune informazioni pratiche sul tema dei rifugiati:


Rifugiato: è una persona che, secondo lʼarticolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951 “nel giustificato timore dʼessere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”.
Secondo le stime dell’UNHCR i rifugiati nel mondo sono circa 11.7 milioni.
L’intera Europa accoglie circa 1 milione 700 mila rifugiati, un numero simile a quello presente nel solo Pakistan. La maggior parte di loro si colloca in Germania, con una presenza di 589.737, mentre 149.799 sono in Gran Bretagna e 64.779 in Italia.Richiedente asilo : Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio Paese e presenta, in un altro Stato, domanda per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o altre forme di protezione internazionale.

 

* Convenzione di Dublino : LʼUnione Europea, per evitare le richieste di asilo multiple, inoltrate cioè a più Stati, per velocizzare le procedure e per limitare il numero di richiedenti asilo mandati da uno Stato allʼaltro, decide di uniformare il più possibile le procedure e le norme che riguardano questa materia e, a partire dalla Convenzione di Dublino entrata in vigore nel settembre del 1997, prevede che sia competente al riconoscimento o meno dello status di rifugiato “lo Stato nel cui territorio il richiedente asilo è entrato irregolarmente provenendo da uno Stato non membro dellʼUnione Europea”.

 

Eʼ evidente che lʼItalia, per le sue caratteristiche geografiche, sia il paese d’Europa dove arriva la maggior parte dei rifugiati i quali, pertanto, ottengono dei documenti validi solo in Italia. Ciò causa due effetti paradossali: che l’Italia dovrebbe gestire da sola tutto il grande flusso di arrivo dei rifugiati, e che queste persone, recandosi in altri paesi d’Europa per trovare lavoro, proprio in quei paesi non hanno nè documenti nè possibilità pertanto di lavorare.

 

Tra le molte proteste per l’acquisizione dei diritti, in Germania la più visibile fu nel 2012, quando con gli slogan “We are here” e “Kein mensch ist illegal” (Nessuno è illegale), più di 200 rifugiati da differenti parti del mondo, allestirono una tendopoli di protesta in Oranienplatz, una piazza del centrale quartiere Kreuzberg di Berlino, supportati anche dalla solidarietà di molti cittadini e di alcuni politici.

 

“The camp housed around 100 people from the end of September 2012 until April 2014, when it was cleared. From the dozens of tents that once covered the southern side of the square, only one – an information tent – was allowed to remain, and that was burnt down a few weeks ago. The refugees based there demanded the right to work, the abolition of Residenzpflicht and assurances that they will not be deported. In short, they campaigned for an existence free of constant uncertainty and the right to be allowed to settle in Germany. The camp came about as a direct result of the suicide of an Iranian refugee in a refugee shelter in Würzburg in March 2012. (Nina Rossmann)

 

Dal 25 agosto 2015 la Germania ha deciso di non seguire più la convenzione di Dublino per i rifugiati provenienti dalla Siria, e di accoglierli, indipendentemente dal luogo dove hanno toccato il suolo in Europa. Un bel passo avanti!

148. La Seconda Performance Refugees Welcome a Berlino

Nonostante il periodo difficile, come scrissi nel post precedente ho accettato l’invito di un regista americano, Zachary Kerschberg, che mi chiese di tornare a Berlino per rifare la performance Refugees Welcome, alla quale lui aveva assistito a dicembre 2013, da inserire nel film che stava facendo.

 

Mi ha commosso quando mi ha detto che era al Kreuzberg Pavillon quel giorno di dicembre 2013 quando feci la performance collettiva invitando i rifugiati in galleria, e che quella è stata la cosa più commovente e speciale a cui lui aveva assistito in quella città, e voleva inserirla nel suo film. La sua telefonata è stata musica per le mie orecchie, in un momento della mia vita così doloroso e in cui ero così persa, senza fulcro, senza famiglia, senza appartenenza, e senza sapere cosa avrei fatto e dove avrei vissuto.

 

Così abbiamo fatto un accordo: io avrei rifatto la performance veramente (ossia l’avrei fatta in uno spazio e per un pubblico e non solo per le riprese del film) e lui poteva filmarla e in cambio mi dava le riprese dei suoi cameraman, da usare per il mio video, e mi avrebbe aiutato ad organizzare la complicata logistica della performance.

Poichè avevo in mente anche una nuova idea di performance collettiva da fare con i rifugiati e a lui e alla sua troupe piacque tantissimo, decidemmo che le avremmo fatte entrambe, e che mi avrebbero aiutato a produrre e organizzare il nuovo lavoro, oltre a farci le riprese.

 

Che meraviglia e che felicità! Un invito coi fiocchi e una troupe di ragazzi in gambissima con cui lavorare , l’onore di essere cercata perchè il mio lavoro li aveva colpiti, la possibilità di produrre un nuovo lavoro che era nella mia mente… tutto era un segnale perchè io tornassi a Berlino e direi come una coccola in quel lungo periodo di lutto e solitudine estrema che stavo passando.

 

Certamente non ero molto in forma quando arrivai là, nè molto allegra e in energia nei giorni in cui sono stata a Berlino, è come se tutto fosse più difficile nel mio stato e ho fatto moltissima fatica a lavorare e a concentrarmi, ma le due performance sono venute benissimo e con l’aiuto di Zach, Dominique e tutti gli altri hanno avuto una partecipazione altissima di rifugiati, ovviamente maggiore della prima volta quando andavo in giro per Berlino da sola a conoscere i rifugiati e ad ascoltare le loro storie (v. post 132, 133, 135), anche se abbiamo comunque lavorato sodo in tanti per contattare e coinvolgere i rifugiati che volevano partecipare a questa nuova performance, aiutati da alcuni rifugiati stessi.

 

Anche questa volta la performance la feci al Kreuzberg Pavillion di Berlino, poichè i galleristi, che avevano creduto moltissimo nel progetto quando l’avevo fatto la prima volta, accettarono molto volentieri di rifare una serata speciale solo per la performance.

Ed ecco alcune foto della nuova performance, e la presentazione.

 

LIUBA, REFUGEES WELCOME, Performance interattiva e collettiva con i rifugiati e il pubblico,  Kreuzberg Pavillon, Berlino 14/11/2014

 

 

Questo progetto ripropone a grande richiesta la performance effettuata da LIUBA l’anno scorso e sarà inclusa dal regista americano Zachary Kerschberg nel suo nuovo film documentario.

 

Il progetto è’ composto da due parti: la performance in galleria, e il precedente e lungo lavoro preparatorio site-specific, consistito nel prendere contatti con rifugiati in protesta a Berlino, nel conoscerli e ascoltare le loro storie e i loro problemi, per poi invitarli a partecipare alla performance in galleria che consiste in 12 simbolici minuti di silenzio in segno dei loro diritti e della loro accettazione.

 

Alcuni concetti che hanno portato LIUBA a questo lavoro:

 

Penso che le persone e i loro problemi siano più importanti dei progetti artistici.

Porto delle persone viventi in galleria perchè le persone, le loro vite e le loro problematiche sono ciò che veramente importa adesso.

Raduno insieme persone diverse in uno stesso luogo, perchè ciascuno ha il diritto di stare in quello stesso luogo.

Voglio che le persone stiano in silenzio, osservandosi l’un l’altro. Il pubblico della galleria e i rifugiati. Osservare è il primo passo per conoscere, accettare, rispettare.

Guardare l’altro significa trovare la base comune della nostra esistenza: essere vivi adesso.

Costruisco la performance col proposito di creare esperienze personali per le persone, interiori ed esteriori.

L’arte diventa un mezzo per dare ai rifugiati un modo per essere ascoltati, per essere visibili, per essere rispettati.

 

 

 

136. La performance Refugees Welcome e il crollo post performance

(post scritto come bozza in dicembre e pubblicato solo oggi, poichè ci sono stati gravi fatti familiari)

 

 

Sono stata davvero fortunata in questo mese a Berlino, non ha mai fatto molto freddo, così ho potuto liberamente uscire, incontrare persone, conoscere i rifugiati, ascoltare le loro storie, andare agli incontri su questo problema, eccetera, molto di ciò anche in bicicletta. Se c’era più freddo non ci sarei riuscita.
Però eccome se mi sono stancata: vai di qui, di là, parla, conosci, supera la timidezza, registra, pensa, scarica il materiale, scrivi email, ecc…

 

Sabato c’è stata la performance al Kreuzberg Pavillon, commovente, semplice, toccante, interattiva. Tre ragazzi africani, rifugiati e in protesta ad Oranien Platz hanno deciso di partecipare e si sono presentati in galleria. Un ready made umano. Una rosa di sguardi e sinergie. (leggi i post precedenti sul project in progress: 132, 133, 135-con video).

 

Ho chiesto al pubblico e a tutti i presenti in galleria, di fare 12 simbolici minuti di silenzio, per sintonizzarsi insieme e accogliere nello spazio della galleria i rifugiati, mettendo sullo stesso piano l’umanità di tutti.
Anche se il compito era semplice, per essere eseguita la performance ha implicato un lungo e anche stancante lavoro di conoscenza, relazione, contatto, con le persone, soprattutto coloro che sono sbarcati a Lampedusa, che hanno il problema dei loro diritti come rifugiati in Europa, e che stanno conducendo una pacifica protesta. Molti incontri, parole, scambi, energia, situazioni. Un arricchimento di vita. La performance risultante, la loro presenza in galleria, era solo la punta dell’iceberg visibile di un lungo processo di vita e relazioni.

 

(v. il progetto e il video della performance qui sul mio sito)

 

 

Il solito down post performance poi non l’ho potuto assaporare e assecondare in pieno perchè mi è stato chiesto di partecipare a una trasmissione televisiva di una TV privata con un intervista e un video. In realtà era una cosa che già sapevo, ma che doveva essere la settimana successiva, e a bruciapelo mi hanno chiesto di spostarla all’indomani. Ho accettato perchè sto imparando a usare il ferro quando è caldo, ma dovevo anche prepararmi un po’ ed ero molto agitata, proprio perchè ero stanca stanchissima delle fatiche di tutto il periodo preparatorio della performance.

 

Sono andata quindi domenica negli studi di questa TV a Wedding, e con mia grande agitazione ho scoperto che in questo talk show quel giorno ci sarei stata solo io come ospite….una incontrollata e inconscia insicurezza e paura si impossessò del mio respiro, e dovetti sudare 70 camice per imporre al mio fisico un po’ di non-scialance e tranquillità, appena appena sufficienti per permettermi di parlare dicendo cose sensate e senza balbettare (che poi essendo l’intervista in inglese, e pur parlando io abbastanza fluentemente, non è così facile dare risposte abili e brillanti in un’altra lingua in diretta televisiva…
Devo confessarvi che, insicura del risultato che è venuto fuori, non ho ancora avuto il coraggio di guardare il dvd della trasmissione che mi hanno regalato… 😉

 

E così, distrutta e liquefatta, dopo di ciò ho bassi-pressionato per circa per due giorni interi, amebizzando il tempo che non dormivo.

 

 

Ed ora eccovi qualche foto della performance “Refugees Welcome” fatta al Kreuzberg Pavillon di Berlino in dicembre 2013.

 

 

 

 

 

LIUBA, Refugees Welcome, performance and open letter, Kreuzberg Pavillon, Berlin Dec. 2013

 

 

 

AGGIORNAMENTO: Per maggiori notizie su questo progetto, che è poi continuato con altre performances e la realizzazione dei relativi video, vedi la pagina dedicata sul sito, nonchè le tante recensioni.