62. Art Basel Miami Beach … il quasi arresto per la performance

Continuo a ricevere messaggi curiosi che vogliono sapere come è andata a Miami e che cosa ho fatto … Ed eccomi qui a raccontarvi tutto e a mandarvi un po’ di immagini. Sono stati 9 giorni di fuoco, di emozioni, di delusioni e di fiamme, per fortuna finite e ritemprate da un bagno fantastico nell’Oceano e dagli ultimi due giorni di sole rigenerante.

 

Devo riconoscere che sono partita per Miami con l’idea di fare una performance piuttosto semplice ma anche piuttosto ‘disturbante’, sebbene ironica o forse nemmeno tanto … diciamo che mi interessava enormemente fare un’azione che mettesse in risalto il carattere effimero e piuttosto schiacciante del sistema dell’Arte con l’ A maiuscola, quello del potere, dei tanti soldi e delle gallerie superstar, che è rappresentato forse con la potenza più esplicativa proprio ad ART BASEL MIAMI, che a detta di tutti sta diventando – o è diventata – il polo catalizzante di tutta la cream del mondo dell’Arte. Quasi ancor più dell’Armory Show di New York e della stessa Art Basel, mi dicono. Diciamo che volevo usare Art Basel Miami Beach come materiale del mio lavoro e come paradigma di un sistema potente e spesso effimero in sè stesso.
Però già prima di partire sapevo che questo lavoro che andavo a fare poteva essere un po’ disturbante, e che potevo essere bloccata o interrotta dopo poco … ma dato che il caso e la sorpresa e il contesto sono alcuni degli ingredienti fondamentali del mio lavoro e ciò che mi interessa approfondire, sono partita ugualmente alla carica …e anche un po’ allo sbaraglio perchè le mie condizioni psico-fisiche erano piuttosto provate dal trambusto del viaggio e della logistica.

 

 

 

Vi ho già raccontato nel post precedente del nervosismo galoppante, della stanchezza allucinante e dell’arrabbiatura del viaggio, e di come sia arrivata alla casa in cui ero stata invitata dagli italiani con i nervi a fior di pelle. Mi ero portata dei lavori piccoli in valigia, attentamente imballati, e dei video, da esporre in questo spazio americano (è molto grande, mi avevano detto, porta tutti i lavori che vuoi e i video!) e poi mi sarei dedicata alla mia performance a a vedere le mostre in giro per Miami. Forse sarebbe arrivato anche Mario da Montreal, avevo piacere e paura al tempo stesso di vederlo, anche perché non sapevo bene nemmeno io dove avrei dormito e in che situazione, a parte i giorni in cui sarei stata accolta calorosamente da Marilyn.

 

Non vi sto a tediare col racconto catastrofico dei primi tre giorni, la persona che mi aveva invitato aveva fatto un sacco di casini e tutto era diverso da ciò che mi aveva detto. Ho vissuto delle emozioni tristi e interiormente faticose. Problemi con l’ospitalità e problemi con lo spazio della mostra. La situazione non mi piacque affatto, e nemmeno mi interessava più, così decisi che non valeva la pena esporre con loro e di dedicarmi solo alla mia performance e a qualche giorno di vacanza. In realtà ero arrabbiatissima sia con loro che con me per questa situazione, con loro perché mi avevano dato informazioni vaghe e piuttosto diverse dal vero, con me perché sono una entusiasta e credulona, e avevo aderito a qualcosa di cui già i giorni prima della partenza avevo ‘nasato’ che era organizzata poco bene.

 

 

Sembra che in America il sistema dell’Arte sia sia abbondantemente ripreso dalla breve crisi dell’anno scorso e tutta Miami si è riempita di ricchissimi collezionisti con yacht e aerei privati alla caccia di acquisti forsennati. Ed è pazzesco come tutti, chiunque, in ogni dove, cerchi di esporre e di tentare la fortuna che qualche ‘buyer’ gli compri a peso d’oro le sue opere … E’ impressionante e forse un poco nauseante. Durante Art Basel, oltre alla Fiera principale al Convention Center, c’erano ben altre 22 fiere … Oltre a queste 22 Fiere, Art Basel, arte pubblica sparsa nella città, c’erano caterve di loft e capannoni industriali nella zona di Wynwood – che è il nuovo quartiere delle gallerie, prima chiamato ‘design district’, e in cui era situato lo spazio dove avrei dovuto esporre anch’io – con ogni tipo di artisti, di opere, di pastrocchi, di kitsch, di opere di dimensioni monumentali, di saltimbanchi e imbianchini, tutti a cercare di farsi vedere e di esporsi ed esporre e poter farsi comprare.

 

Certo, alcune cose belle le ho viste – eccellente soprattutto lo spazio enorme della collezione Margulies, davvero incredibile, sia per le opere, sia per la location, sia per la cura dell’esposizione. Lì mi sono davvero emozionata. (guarda il sito)

 

“Marty Margulies has collected one of the most expansive and impressive collections of contemporary art in the world. Although the warehouse does not look like much from the outside, inside it houses not only an immaculate collection of sculpture and installations, but an archive of photography and priceless pieces.
Any art lover will recognize everything from Barry McGee to original Jasper Johns. The most impressive thing about the Margulies Collection is the diversity and foresight. They have large scale installations, paintings, video art dating back into the eighties before the movement. Sometimes they even have performance pieces on display”

 

 

 

Ho naturalmente visto altre opere ottime e altre buone, sia nella Fiera che in altre location, però l’impressione generale è di un grande luna park divertimentificio e macchina-per-spremere-i-soldi che mi ha lasciato estremamente perplessa, o irritata o abbacchiata, come se ci fosse una ruota del lotto che premia alcuni artisti e altri no, e dove chiunque può prendere delle lastre di plexiglass, metterci degli scarabocchi, dire che è arte e trovare chi le compra a peso d’oro. Beh, forse esagero, ma spesso la sensazione è questa qui e anche nella fiera principale, con gli artisti già affermati. Basta vedere lo stand di Gagosian, o delle altre few top galleries, pieno zeppo di gente come se si fosse nel quartier generale del Presidente o a colazione da Tiffany, per vedere che il valore delle opere esposte è per lo più dato dal plus valore di chi le espone … non è certo una novità, si sa come funziona il sistema dell’Arte – e non solo quello dell’arte – e non ho scoperto l’acqua calda, ma vedere tutto ingigantito in quelle dimensioni è come avere una grande lente di ingrandimento, e vedere davvero bene …

 

 

E’ in questo turbinio di emozioni e di sentimenti (accentuate anche dal fatto che Mario era arrivato ma come al solito litigavamo tutto il tempo per cose banali ed ero come se fossi esasperata da tutto e da tutti … ) che arrivò il giorno in cui avevo deciso di fare la performance: il sabato, giorno di un’affluenza inverosimile.

 

Avevo già fatto il sopralluogo il giorno dell’opening, e avevo deciso che avrei cominciato la performance nell’ingresso della Fiera e nella Hall dove la gente passa prima di accedere agli stands veri e propri. Questo per una questione logistica di struttura, di materiali e di funzionalità.

Ho deciso di portare a Miami, per completarlo ed esaltarlo, il nuovo lavoro che avevo cominciato questa primavera nella rassegna di performance alla Naba curata da Marco Scotini e Giacinto di Pietrantonio  (The invisible web of the italian Art System v.post e foto): costruire una ragnatela di fili invisibili che avvolge cose persone e spettatori, visualizzando in questo modo il labirinto del sistema dell’Arte e la sua capacità di prenderti nella morsa, e magari imprigionarti, oppure  bloccarti i movimenti … Un filo invisibile come invisibile è il web dell’Art System, invisibile ma a volte asfissiante come una ragnatela.. .

 

A Miami ho cominciato a tessere questa ragnatela legando il filo a una colonna dell’ingresso principale, per poi andare avanti e intanto, ad altezza busto perché non fosse pericoloso, dipanare la matassa del filo, coinvolgendo architettura e persone.

 

 

 

The performance The invisible web of the Art System at Art Basel Miami has started!

 

Ma non feci che poco più di un minuto di performance che una guardia mi si scagliò addosso prendendomi il filo e strappandolo coi denti gridandomi se ero pazza.
Allora delicatamente mi diressi all’indietro verso il primo grande atrio dell’entrata e lì ricominciai a tessere la mia ragnatela legando il filo a un altra colonna e procedendo tra la gente, quand’anche qui fui interrotta da un guardiano e poi a raffica arrivarono lo show manager, un poliziotto, una direttrice della sicurezza e non so chi altro, gridandomi come forsennati che ero pazza e che mi avrebbero portato in prigione.
… Io gli dissi che era una performance … loro diventavano sempre più aggressivi, erano fuori di sè come se io fossi un attentatore con una bomba pronta ad esplodere addosso … C’era una guardia in particolare che mi guardava con due occhi pieni di odio, e diceva che voleva portarmi in prigione per quello che avevo osato fare … (vi rammento che mi hanno bloccato dopo circa un minuto).
Era un po’ come Davide contro Golia, the “Big System” che si scagliava contro di me. Una macchina gigante che si scaglia contro un micro elemento che gli dà fastidio. Certo, forse in fondo in fondo avevano ragione, forse poteva creare scompiglio (è ciò che volevo, no?) o forse anche poteva essere pericoloso (però ero conscia di stare bene attenta e tiravo il filo in basso) ma esemplare è stato il commento della mia amica Marilyn, che era venuta per vedere la performance e che la sa lunga, in quanto vive a Miami da più di 30 anni e ha diretto un importante albergo: questa fiera fa girare SO MANY MONEY che non possono nemmeno concepire che succeda un minimo incidente o un fuori programma, perché avrebbero dei guai di immagine che farebbero finire questo bengodi … (questo è il succo di ciò che ci ha detto, tradotto con parole mie).
Quando finalmente mi hanno ‘liberato’ e lasciato uscire dall’edificio, la guardia più cattiva mi sibilò: e se tu o i tuoi amici (nel frattempo avevano visto il cameraman e Mario che faceva le foto e Marilyn che mi difendeva) osate farvi rivedere dentro THIS BUILDING, you will go to prison immediately!

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, quando la Fiera non c’era più, tornai all’edificio, e ho tessuto da sola una ragnatela di fili invisibili nel quale sono stata imprigionata … la ragnatela esiste ugualmente, la performance pure, anche se alla Fiera è stata bloccata. D’altronde il mio lavoro si basa essenzialmente sul caso e su ciò che le mie azioni performative provocano.

 

 

 

 

 

 

 

LIUBA, “The invisible web of the Art System”, performance, 2011 (photo credits: Mario Duchesneau)

 

Se volete sapere i precedenti della partenza, la decisione improvvisa e il viaggio allucinante, leggete il post precedente

36. The Slowly Project at the Gallery Project!

Hello everybody,
I am very happy to announce the exhibition of my “Slowly Project” videos
in the show: “ Unhooked from Time” at Gallery Project in Ann Arbor, Michigan.

 

The New York video is just finished, after many years of perfomances and editing! I am very excited about it!
If you are around in Michigan wishing to see it, you find all the informations below …

 

Unhooked from Time
April 6 – May 15
Opening Reception:Friday, April 8, from 6-9pm.

 

Gallery Project presents Unhooked from Time, a multimedia exhibit in which 28 local, regional and national artists examine how we have lost our sense of the cycles of nature, and how we have artificially hooked ourselves to linear digital time.
The exhibit opens on Wednesday, April 6 and runs through Sunday, May 15.  The opening reception is Friday, April 8 from 6-9.

 

Virtually everything we do is time based, scheduled and driven by time.  Jobs are 9 to 5.  Many work 24/7. Activities begin and end by the clock. We take a two-week vacation, rent a cottage and a car by the week, and reserve courts and sports equipment by the hour. The wealthy complain about being time poor.  We go to the dentist at 8 am, car repair at noon, gym at 5pm, dinner reservations at 8pm, keeping an eye on the clock.
The exhibit seeks to comprehend and express our loss, as we find ourselves separated from the deeper context of time’s referent: the great primordial cycles in which we humans and all of nature are embedded.  It considers human respond to the loss of relationship to real time, how we keep track of and use time to find meaning, comfort, a sense of control in our digitized lives.  It looks at current and past experiences and expressions of time.  It looks at cultural differences in relating to time.  It explores other time-based systems, past, current, and imagined.  And it looks at the ways in which we unhook ourselves from the strictures, and perhaps the comforts, of being on time, in time, timely.  It depicts what we might discover and construct in the expanse beyond our tight current sense of time.  This exploration includes the imagined realms; nothing comes through time into spatial being unless it can be imagined.
Ultimately, this exhibition, Unhooked from Time, seeks to depict the dilemma and comfort of being hooked to our current time system, the processes of unhooking, and the possibilities beyond.  It asks, “How does an artist know and express time, enter and release from time, both in its demanding presence and in its unknowable timelessness?
Contributors include: Michael Arrigo, Carolyn Reed Barritt, Jennilie Brewster, Caleb Charland, Rocco DePietro, Diane Farris, Brent Fogt, Nicole Gordon, Cynthia Greig, Katie Halton,Charles Javremovic, Joe Johnson, Andy Jones, Melissa Jones, Mark Kersey, Chris Koelsch, Vijay Kumar, LIUBA, Ginny Maki,  Joe Meiser, Renata Palubinskas, Gloria Pritschet, Colin Raymond, Meghan Reynard, Gary Setzer, Joshua Smith, Andrew Thompson, and Scott Wagner.
The exhibit is curated by Rocco DePietro and Gloria Pritschet, co-founders and co-directors of Gallery Project.

 

215 South 4th Avenue, Ann Arbor, MI 48104

Spring/Summer Hours: Tuesday through Saturday, noon-9p; Sunday, noon-4p. The gallery is closed on Mondays. Spring/Summer hours start, April 6.

734.997.7012

galleryproject@gmail.com

http://www.thegalleryproject.com

The Slowly Project

 

35. Il black out e il video Slowly di New York

Et voilà! Finalmente ricompaio e vi do notizie!
C’è stato un ‘black out’ di quasi un mese, vero? La ragione è molto semplice e molto ‘radicale’: sono stata incollata, con la testa, il corpo e lo spirito, al computer per finire il video di New York della serie “The Slowly Project. Take your Time- New York”.

E’ stato un periodo in cui – e mi conosco e so che riesco a lavorare solo così – ho dovuto interrompere ogni cosa, anche ogni pensiero, e ogni deviazione, per concentrarmi solo interamente sul montaggio e la creazione del video. E così ho fatto. Avevo cominciato a lavorarci 6 anni fa!!  La prima performance a New York è del 2005, con le relative riprese, e ho ripetuto la performance per tre volte, nel 2005, nel 2006 e nel 2011 alla ricerca delle riprese migliori e la sintesi di tutto è confluita nel video finale.

 

Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, e qualche chiacchiera. E stop. Video, dormire, mangiare, funzioni vitali, qualche chiacchiera. Stop. A ciclo continuo. Sempre lì con la testa e il cuore. Totalmente. Per un mese. Solo ed esclusivamente quello. E ho finito il video.
E ne sono molto, ma molto orgogliosa. Ecco a voi un excerpt del video.

 

 

Ho dovuto fare questa kermesse finale perché sono stata invitata a partecipare a una mostra sul ‘tempo’ intitolata “Unhooked from Time” alla Gallery Project di Ann Arbour in Michigan. (guarda il concept della mostra).
I curatori, durante il periodo del festival di Brooklyn, hanno visto il mio lavoro e mi hanno invitato subito a presentare in galleria i tre video dello ‘Slowly Project’ fino ad ora realizzati (Modena – Basel – New York).

 

Il video di Modena l’ho già esposto in varie gallerie in Italia, ma il video di Basel, terminato l’anno scorso, è quasi inedito (è stato presentato in anteprima allo STRAFF Hotel di Milano per un evento del Salone del Mobile, invitata da un gruppo di Designers).

 

Ma come ero felice quando ho ricevuto questo invito! Questo mi piace dell’America, che tutto può accadere velocemente e pure  mi piace un casino, lo dico francamente, che la gente mi chiama, mi invita, mi cerca – e in Italia accade molto di meno … – dovete ammettere che è una endovenosa di benessere e autostima che aiuta le endorfine a spuntar fuori!
Quando mi hanno invitato ho detto subito ‘sì’, anche se la mostra era programmata per gli inizi di aprile, e il video di New York era in alto mare, ma mi piace moltissimo il concept della mostra, e pure la galleria, e così ho detto sì, vi mando i video e finisco quello di New York (a cui si erano aggiunte anche le riprese fatte quest’anno della performance per la Giornata Mondiale della Lentezza).
 

I video dovevano arrivare in galleria per l’inizio di aprile, per cui mi sono tappata in studio, e potevo essere in qualsiasi parte del mondo, la vita era ridotta all’osso … però sono stata felice.

La fatica fisica di dover stare ‘creativamente’ al computer per montare i video è tantissima (almeno per me), lo sforzo di prendere costantemente decisioni che prima o poi devono essere definitive, è davvero totale, ho fatto una lotta feroce con la materia, come fosse un blocco di marmo da modellare e assottigliare e scolpire per trovarci ‘michelangiolescamente’ la forma nascosta … e solo imparando a memoria la visione di tutte le riprese e sequenze possibili (ore e ore di girato nell’arco di 6 anni … è uno slowly project, no?) credo di essere riuscita a creare una sintesi poetica dove sono rinchiuse molte chiavi di lettura.

 

Poi ho spedito i video, e nel frattempo sono dovuta ritornare in Italia, per motivi incombenti e logistici, ma con lo spirito allegro, di essere stata voluta e cercata artisticamente in questi mesi, ed aver dato ogni possibile microangolo di me attraverso l’arte, avendone avuto la possibilità, mi ha dato tantissimo.
A volte in Italia mi era capitato di sentirmi emarginata, qualche volta dimenticata, e non è bello per la propria autostima, anche se le ragioni non sono personali (di solito il mio lavoro piace) ma di contesto (è spiacente dirlo ma a mio avviso in Italia è tutto così statico e anche così ‘amico-dell’amico’ funzionante …)
 

Ed ora eccomi qui. Sono rientrata in Italia per alcuni mesi. Dovevo rientrare e godo nel vedere e sentire, a poco a poco, tutte le persone a cui voglio bene. Però un po’ con lo spirito è come se fossi ancora in America, volevo essere all’opening in Michigan, e il fervore febbrile di NY già mi manca (anche se non va preso a dosi massiccie, e qualche break è più che salutare).
Dell’Italia mi godo il cibo, la primavera e gli amici (anche se però ho molti progetti a cui lavorare e sarò sempre all’opera … )

Il video integrale è visibile in pay per view su Visualcontainer TV, la televisione della videoarte internazionale, a questo link

33. Il SITE fest a Brooklyn e la presentazione dei video

Devo dirvi cari amici che finalmente in questi giorni sono felice, davvero felice e leggera … In tutti questi mesi ho lavorato tantissimo, senza mai fermarmi, e New York quando vuole è proprio dura (e chi ci ha abitato lo sa), dovendomi occupare a 360° di tutto, dalla segreteria organizzativa, all’ufficio stampa, agli aggiornamenti sul web, al lavoro artistico vero e proprio, ai contatti e alla documentazione … quasi ogni artista deve fare contemporaneamente il lavoro di 5 persone e professionisti diversi, ed è da stramazzare, e alla fine si è come dei registi di sè stessi, che danno gli ordini ad altrettanti sè stessi che devono eseguire miriadi di cose che vanno fatte …

 

E devo pure dire che sono fortunata, che ho chi mi supporta e chi mi aiuta, come Gianluca che mi ha dato una mano tecnicamente col sito e col blog, Claudio, che mi ha dato una mano via e-mail per le traduzioni (a sì dimenticavo, fra le varie mansioni che servono all’artista c’è anche quella dello scrittore, perché bisogna scrivere la presentazione dei progetti, le sinossi, le traduzioni, ecc. ecc.).

Ci sono gli amici che mi hanno aiutato nella logistica, come Ceren che a Milano ha cercato a casa mia il cappotto che mi serviva per la performance e ci siamo coordinati con Bruno perché lo portasse a New York, c’è stata Julie, la sorella di Nora dalla quale ora abito, che mi ha procurato la pittura giusta per dipingere le scatole che mi servivano per la performance (perché dal ferramenta dove ero andata mi avevano chiesto 50 dollari e avevo capito che non era il tipo che volevo dato che in Italia di solito ne costa 10 … !) … però confesso che mi merito un’assistente, qualcuno che mi aiuti nello sbrigare un sacco di cose logistiche connesse col mio lavoro, e sogno di avere uno staff dove c’è chi si occupa della segreteria, di rispondere a tutte le e-mail, di mandare le foto e i cv e i progetti ai curatori o ai galleristi che te le chiedono, di fissare gli appuntamenti … poi c’è chi si occuperebbe della logistica: trovare i materiali, trovare i vestiti, trovare i cameraman o la tecnologia necessaria, e poi serve chi aggiorna il sito e i network vari, e poi e poi … insomma, se la guardiamo con la lente di ingrandimento la vita dell’artista ha il suo fascino ma oggi come oggi è una fatica enorme perchè dobbiamo essere uno nessuno e centomila! E poichè non siamo una ditta con un fatturato e non abbiamo nessuna entrata certa (e spesso nessuna certezza, aggiungerei …) pagare dei collaboratori non è un giochetto da ridere, e così gli artisti che possono permettersi degli assistenti sono davvero pochi … però, come dicevamo oggi con la mia amica Amanda, con cui finalmente dopo tre mesi siamo riusciti a vederci e a prenderci un drink raccontandoci le nostre vicende artistiche, tutto ciò dà pure soddisfazione!

 

Allora, vi dicevo, finalmente l’altra mattina mi sono alzata leggera, e felice, felice perché tutto il week-end artistico era andato benissimo e ho ricevuto un sacco di soddisfazioni, davvero profondamente felice e grata alle persone che hanno condiviso con me ciò che ho potuto dare con la mia arte.
Finalmente, dopo aver solo lavorato, mi sono goduta la bellezza di questa vita e il sapore dell’apprezzamento, esaltato pure dal fatto di aver ricevuto un invito da una galleria per una mostra col mio progetto sulla lentezza! …
Tra l’altro devo ammettere che molte volte, e so che capita a tutti, dopo aver intensamente lavorato per una mostra o una performance, il giorno dopo ci si sente quasi delusi, svuotati dal tanto impegno e inquietamente dubbiosi se tutto ciò abbia un senso, oppure pignolamente mai contenti e soddisfatti … a me è capitato molte volte, però evviva evviva questa volta il post-lavoro è meravigliosamente bello e inebriante. Mi sento felice. E sono grata a tutti.

Sabato ho presentato i miei video al 3ward di Brooklyn nell’ambito del SITE FEXT, e davvero ho percepito nelle persone che li vedevano con interesse e piacere, e poterne parlare insieme a loro e mostrarli mi ha dato gioia e soddisfazione.

Questa formula delle presentazioni live delle mie opere video mi piace sempre di più e vorrei che diventasse una attività ricorrente.

L’ho già fatto alcune volte, come quella a Celico, in Calabria, presso la residenza artistica del mio amico Alfredo Granata, ed era stato così bello ed emozionante presentare i miei video a quel pubblico curioso e generoso!.

 

Bello è stato vedere la mia amica Nora e il mio amico Eric che nonostante siano in un periodo di super impegno e lavoro, sono venuti apposta per me e ne sono fiera e grata – bisogna dire poi che qui a New York le distanze sono lunghissime, e questo festival, il SITE fest appunto, è stato organizzato a Bushwich, che è il quartiere artistico emergente di New York ma chè è in una zona ancora poco esplorata della città e non facilmente raggiungibile da alcune zone di Manhattan. Per cui il loro sforzo di venire mi ha davvero commosso ed emozionato.

Ed ecco alcune foto fatte dal mio amico fotografo Regi Metcalf.

 

photos: Regi Metcalf  

 

 

see more pictures:
http://www.flickr.com/photos/60321523@N02/sets/72157626101207477/with/5510684056/

 

31 – Tra una performance e l’altra

Dopo aver gironzolato per Manhattan per due giorni camminando a rallentatore e bloccando il traffico dei mille taxi in arrivo, dopo aver fatto la performance all’opening dell’Armory Show (sempre lentamente: l’Arte è lunga, il tempo breve, scriveva Baudelaire) in mezzo a cocktail e miriadi di persone, e non aver avuto nemmeno il tempo di riprendermi, ecco che devo fare una nuova performance e due presentazioni dei video in tre posti differenti nel prossimo week-end, nell’ambito del SITE Fest a Brooklyn, festival internazionale di performance ed evento ufficiale dell’Armory Week.

 

Sono contenta ma così ‘multitasking’ come dicono qua (ossia pensare e fare mille cose in contemporanea) che quasi non riesco nemmeno a divertirmi, tanta è la fatica, ma tutto è molto stimolante.

 

Sono felice ma spesso mi arrabbio, perché, sembra strano a dirsi, ma qui capita spesso che tutto venga fatto all’ultimo momento. Mi era capitato quando lavoravo con la galleria alcuni anni fa (ricordo le corse a finire la videoinstallazione la notte prima della mostra, semplicemente perché il gallerista aveva avvisato il falegname all’ultimo momento, e la prima bozza era pronta solo il giorno prima, e poiché andavano fatte un sacco di modifiche tutto è stato fatto al volo … e varie altre nottate) e anche adesso, per questo festival di performance, hanno selezionato mi sembra 75 performance in 3 differenti locations, ma poi tutto è allo sbaraglio nell’organizzazione, tanto che fino alla settimana scorsa non si poteva nemmeno fare un sopralluogo nello spazio né mettersi d’accordo con i due fantomatici ‘tecnici’ di cui ci avevano dato l’indirizzo e-mail ma con cui non si poteva parlare … ora che mancano due giorni finalmente si fanno sentire, ma io odio dover pensare alle cose tecniche all’ultimo momento!

In confronto sto avendo un’esperienza ‘paradisiaca’ con la Germania: sono stata invitata a partecipare con un lavoro a un’importante rassegna internazionale di performance a maggio 2011, e sono stata avvisata un anno prima (meraviglia!) e da molti mesi hanno già organizzato il programma, e per ogni artista c’è un’ottimo budget per il lavoro, ospitalità, contratto … Qui a New York è tutto di fretta e all’ultimo momento, poi però tutto si aggiusta e diventa esilarante …

E ciò che mi piace di New York è che è una sorpresa continua! …

 

Ecco il programma:

 

 

Sabato 5 marzo h. 18.30 e Domenica 6 marzo h.13.30
LIUBA – Presentazione live  dei video Virus, Virus New York

3rd Ward
195 Morgan Ave – Brooklyn 

Virus/Virus New York
Virus is investigating over the ‘buying bulimy’, that affects the daily-life models and the art world as well.  An ironical reflection over value of works and value of selling.

 

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Domenica 6 Marzo, 2011, h. 16.30
LIUBA  – performance: Unreal Exit

Grace Exhibition Space
840 Broadway, 2nd Floor, Brooklyn

 Unreal Exit
The piece is a ‘duet’ between live performance & video projection, where the same performance goes in a different way.
Real & Unreal mix together through the theme of being imprisoned into boxes & the ‘virtual’ possibility to get out of them.

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Venerdì 4 marzo, 2011: h. 19
Liuba – proiezione del video: Rimini Rimini

 

SITE Fest Launch Party!
by Arts in Bushwick
Brooklyn Fire Proof • 119 Ingraham St., Brooklyn 
 
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Arts in Bushwick is pleased to announce the third annual SITE Fest.
Performance artists, dancers, and musicians will offer a condensed, two-day sampling of work from the
burgeoning arts scene of Bushwick, lauded by the New York Times as “arguably the coolest place on the
planet.” SITE Fest focuses around four hubs that have swiftly become major forces in the Brooklyn art scene:
Chez Bushwick, Grace Exhibition Space, The Bushwick Starr and 3rd Ward.
Over 75 performances will take place at our hub venues

http://artsinbushwick.org/site20
 

programma: http://www.artsinbushwick.org/docs/siteFest/site2011.pdf

Grace Exhibition Space

 

Grace Exhibition Space, opened in 2006, is the singular gallery in New York City devoted to Performance-Art. They are committed to exhibiting the premier artists in the world, whether emerging, mid career or established. Being a Brooklyn loft, their events are presented in an environment where, by presenting the performances on an equal level as the viewers, the boundary between artist and viewer is dissolved. They believe strongly that this is how performance-art is meant to be viewed, presented and experienced. Their mission is the glorification of performance art.

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24. Save the dates!

Questo è un breve riassunto dei miei prossimi appuntamenti artistici a New York, e quella che leggete è una letterina che ho scritto agli amici newyorkesi per avvisarli delle date. Manderò in seguito i vari comunicati per ogni evento. Intanto sappiate che si prospettano due settimane molto impegnative per me, ma anche molto gratificanti!

Sono sempre felice quando ho l’occasione di esibirmi e di esibire il mio lavoro, è qualcosa di esilarante, e che dà il senso a tutto ciò che faccio e mi rende profondamente appagata.

 

 

Hi, my friends in New York!
I am very happy to announce that I’ll soon have two new performances (for three days) and one video presentation (for two days) in Manhattan and Brooklyn in the upcoming weeks.

I’ve been invited to perform my ‘Take your Time‘ performance of the Slowly project series for the ‘5th Global day of Slow living’. The performance will be in Manhattan in the following days and location:

 

Feb 28, monday, 11 am – 3pm in Union Square and around
March 2, wednesday, 10am – 12pm in Museum Mile and around Met area;  1pm – 3 pm in Times Square and around;  5pm – 7pm at the Armory Show Opening Day.

 

 

I’ve been selected to perform and show my videos at the SITE FEST in Bushwick, Brooklyn

 

March 5, saturday, at 6.30 pm and March 6, sunday, at 1.30pm I’ll show my videoworks
One of the two screenings will be with my live presentation.

March 6, sunday, at 4.30pm  I’ll perform a new piece, Unreal Exit at Grace Exhibition Place in Brookyn

 

 

LIUBA, The Slowly Project. Take your Time – New York, performance, 2006, videostill

 

18. Appuntamenti, lavoro e la mostra di Brooklyn

In questa settimana sono successe miriadi di cose. Qui tutto succede veloce, ma c’è bisogno di molto impegno e molta concentrazione, anche solo a rispondere le e-mail di tutte le persone che devi vedere. Ho avuto appuntamenti molto interessanti, davvero contenta. Non vi anticipo nulla …

 

Invece un’altra cosa che vi anticipo è questa mostra a Brooklyn dove sono stata invitata, nella zona emergente della città. Ormai Manhattan è un po’ stagionata e carissima, così le comunità dei giovani e degli artisti si sono spostati a Brooklyn. Prima a Williamsburg, ma ormai è inflazionato anche lì, e le cose si stanno spostando verso la parte più interna di Brooklyn.

 

Sono molto contenta di questa nuova mostra newyorkese che mi è capitata in un baleno, e son riuscita a stampare e montare il lavoro in un paio di giorni (altra cosa interessante è che tutto è aperto 24 ore, così il giorno dura davvero molto!).
Una cosa però che sto notando, è che la città è molto più rude e dura che l’altra volta. Forse perchè tutti devono lavorare come matti su 70.000 cose alla volta, forse per la crisi che si sente ancora (anche se dicono che è iniziata la fase di risalita), forse per il freddo e la neve, ma non è sempre facile la città. Tutti dicono che è ‘tough’ (dura) e davvero la città è dura, e tutti cercano una compagnia.

 

Oggi per il week-end è ritornato Mario, nonostante le litigate poi ci manchiamo e facciamo pace. In realtà questa volta ero convinta di mollare tutto, e ho passato queste due settimane anche facendomi corteggiare da persone interessanti (come dicevo, qui nessuno ama stare da solo, e quindi cerca di accoppiarsi o almeno di farsi compagnia… è forse per questo che ogni volta a New York mi sento circondata da corteggiatori interessanti e in gamba, mentre in Italia non trovo mai nessuno di gradimento, o se si trova sicuramente ha paura di accoppiarsi??). Poi però ho avuto un grande cedimento, e anche lui non vedeva l’ora che gli dicessi di tornare, e quindi Mario è venuto per il week-end, contento come una Pasqua, e contenta anch’io, anche se poi deve ripartire lunedì che andrà a fare un lavoro in mezzo agli inuit a 2000km a Nord di Montreal!

 

 

 

COMUNICATO STAMPA 

 

OPENING RECEPTION: SATURDAY, JANUARY 22ND, 10PM

 

LOVE LETTER TO BROOKLYN
group art show

KINGS COUNTY BAR
286 Seigel Street (near corner of Seigel and Bogart)
Brooklyn, NY  11206
(718) 418-8823

Kings County Bar proudly presents “Love Letter to Brooklyn”, a group art exhibition.

 

As Valentine’s Day draws near, we thought it would be fun to put together an art show which gives loves not to our significant others, but to Brooklyn itself! NYC-based Artists will have a chance to show everyone why they love Brooklyn so much. As always there will be cheap drinks and great music to go along with the incredible artwork! You don’t want to miss this fun evening of art and excitement as we celebrate the awesomeness that is Brooklyn!

Participating artists include: Jeff Faerber, Alicia Papanek, Edgartista, Andrew Menos, Robert Servo, Liuba, Jess Ruliffson, Marissa Olney, Leslie Kenney, Carla Cubit, Steve Sandler, Robin Grearson and more!