112. vacanze natalizie: nuovi progetti e un po’ di relax

Circa una settimana prima di Natale ho deciso, improvvisamente, di proporre un progetto per un’importante manifestazione da tenersi a Milano e, quasi improvvisamente, ho saputo che è stato accettato e che cominciava la realizzazione pratica e la messa a punto di una serie infinita di diversi livelli (poichè ci sarà una mostra personale e una nuova performance, i piani di lavoro sono proprio tanti, a livello di creazione e produzione, a cui si aggiungono quelli dell’archiviazione, comunicazione, relazione, ecc.).

 

Nel frattempo, come programmato, il mio amico e curatore Mark Bartlett è giunto a Milano da Londra con l’intenzione di lavorare all’imbastitura del libro (sorpresa…) che lui ha in cantiere di fare. E si è trovato ad essere la persona giusta al momento giusto… poichè ho parlato a lui del nuovo progetto imminente e gli ho chiesto di farmi da curatore, cosa che lui ha accettato con entusiasmo.

 

La cosa bella di questo rapporto è che lui conosce, credo, il mio lavoro meglio di chiunque altro, e lo sta seguendo dal 2006, quando vide la mia mostra personale a New York a Chelsea (da quei matti della WeissPollack Galleries, vedi il diario New York) e mi scrisse impressionato dal mio lavoro. Ciò mi ha fatto enormemente piacere, e da allora siamo in contatto, prima per email e poi anche di amicizia, soprattutto da quando lui da S. Francisco dove viveva si è spostato (e sposato) a Londra, e negli ultimi anni la collaborazione comincia a diventare più concreta (per esempio il bellissimo essay che ha scritto in seguito alla mia performance The Finger and the Moon #2 a Piazza S. Pietro in Vaticano (leggi).

 

Mark è partito pochi giorni prima di Natale, per andare a passare le feste a Cinzago, sul Lago Maggiore, dove hanno una casa, e sarebbe ritornato a Milano il 5 di gennaio. Io intanto… dovevo creare la serie di lavori nuovi per la mostra (ancora vi tengo in sospeso e non vi dico qual’è, ma sarà a Milano presto…) e soprattutto preparare le immagini per il catalogo e inviarle entro il 4-5 gennaio. Insomma, fuoco e fiamme!

 

Però il giorno di Natale e la vigilia sono stati belli e tranquilli, come da copione, riposo, cibo e soprattutto tanta famiglia.

La mia famiglia è piccola, e quel poco che c’è è piuttosto sparpagliata, ma è stato molto bello festeggiarlo con i miei genitori e con Mario, e vedere per la prima volta dopo tanto tempo in seguito all’operazione, mio padre essere sereno, di compagnia e a camminare anche solo nel piccolo tragitto dalla stanza al tavolo da pranzo. Devo confessare una cosa, a me e anche a voi: nonostante gli scontri, le incomprensioni, le litigate che abbiamo avuto nel passato, come non mai ora mi sento attaccata a mio padre e a ciò che lui rappresenta nella mia vita e sento molto forte il bisogno della sua figura che, solo ora, mi accorgo quanto mi ha fatto sentire protetta in tutti questi tempi, nonostante mi sia sentita per la maggioranza degli anni passati non capita e in tensione con lui. Certo capire le piroette della mia vita, accettare le mie scelte inconsuete, vedermi annaspare con fatiche e pochi soldi, può essere agli  occhi di un genitore cresciuto con altri valori e in un’altra epoca, qualcosa di molto difficile da accettare e da capire. Forse solo ora mi sento accettata e amata, anche se lo sono sempre stata, e questo è stratosfericamente, enormemente importante per me, ora.

 

Poi giorni intensi di lavoro, in quei giorni placidi e beati dove la città sonnecchia e tutti sono partiti o si rilassano o si vedono con gli amici (e questa energia come si sente, ti dà la giusta pace e la giusta tranquillità di una dimensione bella, calma…mi sono sempre piaciuti un sacco i giorni tra Natale e Capodanno, contenitori aperti per tutto ciò che si desidera fare, senza forzature). Mi sentivo solo un po’ in ansia per la scadenza delle foto da pubblicare nel catalogo, che era così vicina e appena dopo capodanno, e ho lavorato con molta lena e determinazione (e devo dire pure divertimento!) alla creazione di nuovi lavori polittici (v. Finger and the Moon#5) da produrre prossimamente.

 

E poi però per Capodanno, si parte! Alcuni giorni in montagna a Briançon nella casa del mio caro amico Alberto. Giorni di un sole che non si può, aria azzurra, niente freddo, montagne e panorami mozzafiato e una gioia nel cuore di essere vivi, e di tanta bellezza circondati!

 

 

Ehi, Buon anno!!! Ben arrivati nel 2013 e che sia un anno ricco di gioia amore e soddisfazioni!

 

111. Il ruolo dell’artista e Daniel Buren

Sto leggendo l’ultimo numero di una famosa rivista d’arte (non voglio fare pubblicità a nessuno per cui non ci metto il nome, guarda un po’!) e incontro le parole del famoso artista Daniel Buren che verbalizzano in maniera sintetica precisa e lucida ciò che è accaduto al ruolo dell’artista, esperienze che stanno davanti agli occhi tutti i giorni e riflessioni che mi pongo anch’io e che vivo sulla mia pelle come molti altri.
E’ con gratitudine quindi che ho scelto di usare le parole di questo vecchio grande artista per condividere con voi una situazione che penso e che vedo. Non aggiungo altro, perchè queste parole dicono già tutto.

 

 

” Siamo costretti a constatare, ogni anno, che il ruolo dell’artista continua a ridursi poco a poco. Non solo per la sua storica posizione di oppositore, ruolo che l’artista ha mantenuto per molto tempo, ma, cosa ancora più grave, non è più un elemento centrale del sistema. L’artista è diventato l’individuo che accetta tutto ed è accettato da tutti. Nello stesso tempo si trova, senza nemmeno rendersene conto, inghiottito, digerito, rigettato e quindi rimpiazzato da un altro omologo che si trova esso stesso inghiottito, digerito, rigettato e così via.

 

Da tempo, nel mondo delle arti, l’artista non è più al centro. E’ stato prima sostituito da curatori senza scrupoli che si credono artisti e che si sono sostituiti agli artisti confinandoli alla periferia, come una musica d’ambiente o, come dicevo già tanto tempo fa, come un piccolo tocco di colore necessario all’elaborazione e alla confezione della mostra.
Più recentemente, il centro di interesse si è ancora spostato con violenza seguendo il diktat delle case d’asta e dei collezionisti milionari. L’artista e la sua opera, nel mezzo di tutta questa banalità effimera, sono solo giocattoli tra le mani di speculatori avidi che finiscono per tenere in scacco questo sistema.”
Daniel Buren

 

 

20. Il PS1 e la neve

Lo scorso week-end l’ho praticamente passato al PS1. Sono andata sabato con Mario, che è qui a New York per il week-end, per vedere le mostre, e poi anche la domenica, da sola, perché inauguravano delle nuove mostre, che pure mi interessavano molto.
La prima osservazione da dire è che ho avuto piacere estetico, fisico intellettuale ed emotivo, a vedere molte di queste mostre. Finalmente vedo davvero cosa vuol dire presentare delle mostre ‘curatoriali’, dove dietro a questa parola c’è davvero un lungo lavoro di ricerca del curatore e di conoscenza della materia. Non come molte volte succede che i curatori sono soltanto quelli che scrivono un testo di presentazione alle mostre, e tutto il lavoro è dato dall’artista, che crea l’opera, e dal gallerista, che investe, che ci crede, ed entrambi usano le loro risorse. Invece il curatore (e non parlo di tutti, ma parlo di una tendenza che ho visto così spesso in Italia …) arriva, scrive il testo di presentazione dell’artista – che dovrebbe piacergli, ma a volte capita che invece si debba inventare danze di parole roboanti per scrivere qualcosa – prende il suo compenso e se ne va. Perdonatemi la franchezza, ma non potevo non pensare a questo quando si vedono delle mostre curate meravigliosamente come quelle al PS1!

 

Altra considerazione fondamentale, che mi riempie di gioia, è che ora TUTTI i musei, i testi, le tendenze, qui a New York sono connesse con la performance, l’azione, il corpo e il video o la videoperformance. E’ una musica per i miei occhi. Una grande musica, e una grande contentezza. Ho fatto i primi passi nel 1993, arrivando alla performance per pura sperimentazione di interazione di linguaggi, per mischiare pittura con scrittura – dedicandomi ad entrambe – e ho assai goduto delle possibilità infinite che questo mezzo poteva darmi, e soprattutto anche del lato fisico, emozionale, live, carnale, dell’essere lì col mio corpo, di essere vivente in mezzo ad esseri viventi, ed è per quello che ho continuato, sempre, nonostante mille fatiche e mille difficoltà. Ma allora nessuno se la filava la performance, la maggior parte delle persone non sapeva cos’è, e i pochi restanti anche se amavano le cose che facevo, non capivano dove collocarle … ( i galleristi dicevano: ed io cosa vendo? le persone del teatro dicevano: dovresti fare corsi di dizione … i miei genitori quando gli chiedevano che lavoro fa sua figlia non sapevano che rispondere e dicevano: libera professionista …).
Sarei tentata di andare avanti a raccontarvi la mia storia di come andai poi in Brasile e fu da lì che acquisii la consapevolezza PROFONDA del corpo, andando in territori che in Italia non era possibile esplorare, ma non credo che ora vi interessi la mia storia, sto divagando, penso vi interessino le mostre al PS1 e ora ve le racconto.

 

La prima si intitola ‘The Talent Show’ ed è tutta incentrata su pratiche artiste che si focalizzano sull’interattività con le persone, siano essi persone di tutti i giorni o parte attiva della performance o del progetto dell’artista. La mostra cominciava con ‘la scultura vivente’ di Piero Manzoni (due impronte su un piedistallo, con scritto che si poteva salire e mettere i propri piedi sulle impronte) e un video di Andy Warhol, per proseguire con una serie interessantissima di lavori degli anni ’60 e ’70 centrati sull’interattività col pubblico. Sono stata colpita da una performance di un’artista argentina, Graciela Carnevale, fatta nel 1968, in cui aveva invitato le persone a una sua ipotetica personale in una galleria, ma non c’era nessuno show, e quando le persone erano tutte in galleria, l’artista le ha chiuse dentro a chiave …

 

Ora devo andare, sono stata invitata a fare a palle di neve a Central Park … dovevo finire un progetto da presentare a un  produttore, ma non riesco a resistere alla tentazione, (e i giorni scorsi ho lavorato come una pazza), mi metto l’attrezzatura adatta ed esco! A dopo!

 

 

 

 

Siamo al Central Park di NY non in montagna…