91. The Finger and the Moon #3… e il blocco

 

Ce l’avevamo quasi fatta. Avevo lavorato, per il progetto della performance collettiva a Genova (v.post precedente), con un team che comprendeva la curatrice, l’antropologa, il direttore del museo, la stilista, la webmaster, il traduttore, qualche donatore … I fondi erano irrisori per l’entità del progetto e la fatica di fare tutto quasi a costo zero è stata immensa per tutti, specialmente per me e la curatrice che abbiamo dovuto fare le magie per coprire anche ruoli che non ci competevano, data l’impossibilità di pagare persone esterne, però siamo riusciti a portare a termine ciò che avevo ideato. E poi l’aiuto delle persone di Genova, che è stato affascinante e fondamentale.

 

Insomma, alla fine ce l’avevamo quasi fatta. E avevamo coinvolto molte persone per fare la performance collettiva con me. Molte persone di diverse etnie e diverse religioni, come era la mia visione e il sogno che nutrivo nella mente. Il lavoro di contattare le persone, spiegare la performance e invogliarli a partecipare è stato uno dei più faticosi, ma anche il più affascinante. Un’arte che va in strada, nel territorio, fra le persone, che è vita, carne, contatto, ricerca, relazione … Ecco cosa cercavo. E tutto ciò stava accadendo. Ho avuto contatti con persone musulmane, buddhiste, protestanti, evangeliche, ortodosse, ebree, sikh, baha’i, cattoliche, africane. Avevamo documentato questo lavoro sul territorio con foto e video, per la successiva mostra, grazie anche all’aiuto di due giovani artiste genovesi che sono venute in giro con me, Elena e Luisa.

 

Pochi giorni prima della performance si viene a sapere che il museo non solo non ha luci per illuminare la chiesa gotica, ma nemmeno l’impianto audio. Salti, giri, richieste, apparizioni e fortuna ci aiutarono a risolvere anche questo problema, e all’ultimo riuscì a sistemare lo spazio come lo desideravo, con la video proiezione, le due musiche, le luci soffuse nella navata … è stato un duro lavoro di equipe, e tutto si stava risolvendo grazie all’aiuto di tutti … Anche della mia assistente Francesca che venne apposta da Milano il giorno della performance per portarmi il vestito/opera (v. foto qui sotto), che aveva avuto qualche problema dallo stampatore ed era pronto – a Milano – solo il giorno precedente.

 

 

Ce l’avevamo fatta. Io ero esaurita, con otite curata ad antibiotici e cortisone, l’ultima settimana avanti e indietro fra Milano e Genova (anche per problemi familiari che mi preoccupavano assai), ore di telefono per coordinare tutte le persone e rispondere alle domande tecniche di chi partecipava, preparazione psichica e fisica alla performance, gestione della regia collettiva, ma l’energia stava salendo, il venerdì abbiamo fatto le prove generali nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino (ma quanto è bella!) con alcuni dei partecipanti, e tutti eravamo emozionati. sarebbe stata una sinfonia di credo, meditazioni, azioni, interazioni, emozioni, immagini. Eccoci.

 

Ci siamo. Mancano poche ore. E’ il 19 maggio, la Notte dei Musei, e il nostro progetto-evento-performance era parte del programma della notte dei Musei di Genova, alla chiesa del Museo S. Agostino. Ma succede un attentato a Brindisi. Violenza. L’Italia che è sconvolta. Una ragazza uccisa.
Io subito che penso – e Alessandra la curatrice ha pensato in contemporanea lo stesso – di dedicare il nostro lavoro, la nostra performance, la nostra meditazione collettiva  con persone di diverse fedi religiose, alla memoria di questa ragazza, all’opposizione alla violenza. Ancora di più tutti eravamo emozionati, e fare questa performance era un segno. Il nostro segno. Erano le nostre energie che desideravano fondersi, mostrarsi, anche levarsi contro, ma in pace, in positività, in arte.

 

E invece poche ore prima dell’inizio, nel pomeriggio, si diffonde la notizia ufficiale che il ministro ha bloccato la Notte dei Musei in tutta Italia. Ha fatto tacere la cultura. Ci ha tolto la voce. Ha vinto la logica della violenza. E vedere bloccato tutto è stato l’ennesimo controsenso che si esperimenta qui in Italia, dove già resistere è difficile, già continuare a lottare è duro, dove cercare di creare dei sogni è quasi utopia, e poi quando ci si è quasi riusciti, tutto si spegne per motivi quasi soprannaturali.
E’ stata una ferita forte.
Forse non mi sono ancora ripresa.

 

The Finger and the Moon  #3 non sarà annullato, solo spostato. ma bisogna riorganizzare tutto e ricontattare tutti, e ritrovare il tempo, l’energia, il coordinamento delle persone e la voglia di dare corpo anima cuore settimane e mesi per realizzarlo di nuovo … Abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti voi. La performance si farà dopo la metà di settembre in data da definire, chi vuole avere info può lasciare un segno qui o mandare un email

 

 

LIUBA, The Finger and the Moon #3, mantello da indossare per la performance, composto da 40 foto scattate a New York di chiese e templi di varie religioni e stampate su tessuto, 2012. Foto e composizione: LIUBA, realizzazione mantello: Elisabetta Bianchetti

 

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v. il comunicato stampa e l’email che annuncia l’annullamento