7. Workshop all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila

Sono molto contenta di essere stata invitata a presentare il mio ‘Slowly Project – L’Aquila‘ agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di questa città. Sono molto contenta perchè è da quest’estate che ho deciso che avrei fatto un ulteriore step all’Aquila del mio progetto in progress sulla lentezza. Dopo Milano, New York, Modena, mi sembrava che la lentezza all’Aquila si caricasse di ulteriori e forti significati, e inoltre l’idea di questo progetto mi è anche nata come gesto di affetto verso questa città e i suoi abitanti, come un modo, con i miei personali mezzi,  di dare un contributo a questa città.

 

E come accadono le cose che ‘devono  accadere’, questo progetto ha trovato subito aderenti, estimatori e promotori. In realtà è un lungo e faticoso lavoro di relazioni e di contatti, di scrittura del progetto e di studio della logistica e delle condizioni reali per fare la performance e il video, ma ha riscontrato subito segnali positivi e incoraggianti (come essere stata invitata quest’estate – avevo appena deciso di portare il progetto della lentezza a L’Aquila – a fare una performance in una rassegna a Rocca Calascio in Abruzzo, che per la prima volta mi ha permesso di prendere contatto con questo territorio).

 

Quindi sono stata molto contenta che la professoressa Lea Contestabile, nell’ambito della sua manifestazione ‘Etnorami’ mi abbia proposto di fare all’Aquila un workshop con gli studenti sul mio lavoro, ma soprattutto su questo nuovo progetto, per coinvolgere anche loro sia nella progettazione che in una mostra futura. E contenta anche della bella e acuta presentazione del mio lavoro da parte di Ivan d’Alberto, il direttore del MAAC di Nocciano, che ho conosciuto a Rocca Calascio quest’estate.

 

Ho parlato agli studenti di come è nato il percorso che mi ha portato a lavorare in questo modo, quali  ne sono le modalità, le difficoltà e le caratteristiche, e abbiamo visto insieme alcuni miei video (con un pubblico attento e divertito: godo sempre quando gli spettatori, specialmente i più giovani, si fanno un sacco di risate quando vedono i miei video!). Poi ci siamo concentrati sul progetto della lentezza, cercandone i risvolti per la città dell’Aquila (lentezza/velocità della ricostruzione, lentezza/assenza del centro storico, lentezza come  lento risorgere e rinascere ecc..

 

E’ stato molto importante per me poter avere le loro opinioni e sentire le loro esperienze, e come si vivono la realtà dell’Aquila dopo il terremoto. Abbiamo fatto anche un brain storming per capire quale data fosse più adatta e quale percorso, considerando sia i valori concettuali e artistici del progetto, sia le esigenze pratiche della performance, sia le connotazioni simboliche della data da scegliere, sia il confronto con la nuova realtà urbana.

 

6. All’ Aquila in treno

Provenivo da Roma, e dopo essermi fermata ad Amelia, sulle colline in provincia di Terni da una simpaticissima coppia di amici servas, prendo il trenino che da Terni mi porta all’Aquila.

Sembra di salire su una vecchia cremagliera che, a stantuffi e fatica, si arrampica tra gli appennini, fuori è freddo e il paesaggio di novembre è dolce e di colori rossastro bruno gialloverde. Novembre non è il mio mese preferito. Anzi è quello che più mi pesa ogni anno, però questo tour italiano si sta rivelando romantico e dolce, con la sua pioggia battente, le colline, gli ulivi e le montagne avvolti da colori indefiniti, né vivaci né assenti, un ibrido molle come un nylon davanti alle cose.

 

Mi sono goduta il viaggio in treno, come sempre, perchè adoro viaggiare in treno, adoro guardare dal finestrino e vedere il paesaggio che scorre e va, cullata dal ritmo del vagone che ballonzola. E addirittura preferisco di gran lunga i treni vecchi e lenti, come questo, col loro sapore retrò e caldo. Non amo prendere gli eurostar, e ancor meno le frecce rosse, che saranno pur veloci, ma non poetiche e oltretutto care come non mai (e in linee come Milano – Roma praticamente hanno tolto tutti gli altri treni che non siano freccia rossa, un’operazione di marketing occulto che mi indigna e che boicotto, prendendo le frecce rosse solo quando è strettamente necessario, ossia quasi mai – ecco, scusate se ho divagato ma questa roba delle frecce rosse mi sta qui).

Sto scrivendo da Rimini, mentre la gatta di Claudio, la Gina che adoro, sonnecchia russando e facendo strani mugolii (forse sta sognando? o ha il naso chiuso anche lei??).

 

Bene, arrivo all’Aquila a metà pomeriggio e mi viene a prendere la professoressa Lea Contestabile, che mi ha invitato a un workshop con gli studenti dell’ Accademia dell’Aquila, meraviglioso stimolo per venire in questa città e capire anche come stanno le cose post terremoto e la sua ricostruzione.

 

Gentilissimo il marito di Lea mi accompagna al Bed and Breakfast in mezzo al traffico di una L’Aquila nuova, che scorre nei poggi limitrofi al centro storico – che è quasi un fantasma – e la vita continua altrove tra una new town e un prefabbricato, e la farmacia nel container, e l’unica via di raccordo con la fila delle macchine.

 

Il giorno dopo gli studenti mi diranno, a proposito del mio progetto della lentezza, che se prima la loro vita nel centro storico era ‘lenta’ e camminata per le stradine, ora è frenetica e convulsa in mezzo al traffico delle poche strade che contornano la città. Ho visto coi miei occhi che tutto è distante da ogni cosa, e che ciò che è ripartito è sparso ovunque.