The Slowly Project è cominciato nel 2002 ed è ancora in divenire. Sono state realizzate urban interactive performance a Milano, Bologna, New York, Basilea, Modena e Cantù.

 

La performance consiste nel camminare al rallenty in un contesto di vita quotidiano, percorrendo come in una ‘moviola’ le strade cittadine, le mostre d’arte o i contesti della vita quotidiana. Uno spiazzamento e un contrasto tra il ritmo sostenuto e veloce della folla e il ritmo lentissimo della camminata e dei gesti dell’artista.

 

L’azione nella città si è svolta in quelle zone o situazioni cittadine più soggette alla fretta e allo stress, come ad esempio la metropolitana di mattina, gli ingorghi stradali, i grandi magazzini a Natale,ecc. La lentezza di questo ‘strano’ personaggio che come un cittadino abituale, compie i gesti normali di tutti, provoca diverse reazioni: dall’incredulità, al fastidio (la lentezza diviene ostacolo alla fretta altrui), alla riflessione, alla risata, al dubbio (sarà pazza?).

 

Le performance sono state riprese e le interazioni catturate in tre modalità: 1) due cameraman nascosti che riprendevano l’azione e le reazioni delle persone, non visti dalla folla 2) una microvideocamera nascosta che Liuba si portava addosso, così da registrare ‘ dal dentro’ le reazioni delle persone, quasi fosse la visione dei suoi occhi (esperimento per la performance a Milano) 3) registrazione audio dei commenti vocali attuata da una persona nascosta tra la folla. I video risultanti dal progetto sono opere e compongono una videoinstallazione di lavori autonomi ma collegati.

 

Questo progetto nasce da una riflessione sulla frenesia che costituisce la realtà del modo di vivere contemporaneo. Stiamo vivendo in una società sempre più veloce, sia per lo sviluppo della tecnologia e dei mezzi di comunicazioni, che permettono facile accesso ai luoghi e alle informazioni, sia per i modelli di riferimento e di successo.Sembra che oggi se non si sta dietro al continuo correre delle cose, annaspando nel cercare di far stare ‘tutto’ nella giornata, si perda il treno per sempre. Invece mi sembra che le cose importanti avvengono con lentezza, quando vogliono loro, e che una disposizione d’animo rilassata e ‘lenta’ permette di vedere ciò che altrimenti scappa tra le mani.

 

Il progetto è anche un lavoro sul tempo: prendere il proprio tempo, il proprio ritmo, al di là dei modelli preconfezionati e imposti. La lentezza diventa anche metafora di una dialettica tra il tempo ‘personale’ e il tempo sociale: tra l’essere e il dover essere.

The Slowly Project – Take Your Time – New York

 

Performances: New York City Center: 2005 – 2006 – 2011

La performance del 2011 ha fatto parte del 5th International Day of Slow Living, NYC

video: 2005 – 2011, Usa, colours, 19’36” ed 5 + 2ap

videostill STREAP, 2011 ed. 7 + 1ap

 

 

 

Questo lavoro è il risultato di una serie di performance nelle strade di Manhattan fra il 2005 e il 2011.

La performance consiste nel muoversi a rallenty nella vita quotidiana, camminando così lentamente da causare un impatto di sorpresa, incredulità e riflessione fra i cittadini che incontrano la performance.

Una metafora visibile sulla nostra condizione umana, e una poetica riflessione sull’importanza della lentezza e del ‘prendersi il proprio tempo’ (Take your Time) nella vita.

 

L’itinerario di ciascuna performance è stato scelto dall’artista attentamente, dopo lunghi studi e sopralluoghi, con l’intento di percorrere le zone più nevralgiche, caotiche e simboliche della città, come Wall Street, la Stazione Centrale, Times Square, the Staten Island Ferry che porta i pendolari a Manhattan alla mattina, il Metropolitan Museum.

 

Le performances del progetto The Slowly Project e i relativi video sono concepiti anche come ritratti di una specifica società, quartiere, nazione, gruppo sociale.

 

The Slowly Project è composto dalla stessa performance in contesti diversi proprio per mettere a confronto le reazioni accadute in luoghi differenti.

A New York per esempio, anche nell’ambito della stessa città, si sono avute reazioni molto diverse fra zona e zona o fra diversi gruppi sociali. Il contesto urbano e quello antropologico diventano quindi parte essenziale del lavoro.

 

E’ interessante inoltre riflettere come sia difficile e faticoso realizzare questa performance, dove il movimento a rallentatore deve essere fatto perfettamente, controllando per ore e ore i singoli muscoli di tutto il corpo. Le performance a New York sono andate avanti tutta la giornata, costantemente e lentamente. L’atto di muoversi a rallenti richiede una concentrazione fisica mentale e spirituale altissima e costante.

 

I consider ‘taking our time’ in life and society as difficult as this performance but, nevertheless, necessary.

 

 

  • The Slowly Project. Take your Time - New York, 2005-2011, videostill composition from the performance

The Slowly Project – Art is Long, Time is Short – Basel

 

Performance: Art Basel Opening e i due giorni successivi – 2004

video: 2004-2009, Switzerland-Italy, colours, 14’45”  ed 5 + 2ap

videostill STREAP, 2009 ed. 7 + 1ap

 

 

” Bien qu’on ait du coeur à l’ouvrage, L’Art est long et le Temps est court.”

Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal  (XI. Le Guignon).

 

 

L’ intenzione è quella di focalizzarsi sul concetto di ‘lentezza’ come una possibile definizione dell’Arte.

 

Nell’Arte vi è un lavoro interminabile di ricerca, un continuo provare, un continuo tentare di avvicinarsi all’intento, che può essere più lungo della vita di ciascuno, come suggerisce poeticamente Baudelaire, in un percorso sempre in progress e senza arrivo, e più lungo e più profondo dei canoni richiesti dal sistema dell’Arte con le sue necessità e i suoi must.

 

 Mi interessa visualizzare questo concetto con il corpo, creando due differenti livelli di tempo, e ho scelto di farlo all’Opening della più importante Fiera d’Arte internazionale.

 

 Il video, risultato di 3 giorni di performance e delle riprese di 3 cameraman diversi, è stato costruito come una poesia e come un ‘quadro in movimento’. Ho lavorato al montaggio cercando di dare emozioni, piacere estetico, e profondità del concetto. Il video è in loop e considero questo lavoro come un quadro in movimento da essere visto sul muro o su uno schermo piatto appeso alla parete.

 

 Queste performance hanno implicato un lavoro sul corpo lungo e faticoso, con un allenamento volto a controllare e a rallentare ogni movimento dei muscoli, e i video hanno implicato un lavoro lentissimo di montaggio e di selezione.
  • The Slowly Project. Art is Long, Time is short, 2004-2009, videostill composition from the performance

The Slowly Project – Take Your Time – Modena

Performance: Modena City Center, May 2007 Prodotta dal Comune di Modena, Assessorato all’Ambiente

video: 2007-2008, Italy, colours, 11’01” ed 5 + 2ap

videostill STREAP, 2007 ed. 7 + 1ap

 

 

 

La performance consiste nel camminare a rallenty in una giornata lavorativa normale della città, percorrendo come in ‘moviola’ le strade e i luoghi cruciali di Modena. Uno spiazzamento e un contrasto tra il ritmo sostenuto delle persone e il ritmo lentissimo della sua camminata e dei suoi gesti.

 

La lentezza diventa quindi metafora di una dialettica tra il tempo ‘personale’ e il tempo sociale: tra l’essere e il dover essere e, in ultima analisi, in forma morbida e ironica, una denuncia al funzionamento del sistema ‘arrivistico’ su cui si basa la società contemporanea.

 

Anche in questa performance, che è durata tutto il giorno, le reazioni dei cittadini e dei passanti sono state molteplici e interessanti.

 

Ecco alcune poesie, scritte precedentemente dall’artista, che si accompagnano al progetto:

 

 

“Se corri, lavori, mangi, spendi, caghi, copuli,  ti diverti, pensi, parli, memorizzi, organizzi, velocizzi,

guardi, parli, ti svegli, lavi, studi e compri

come differenzi il valore delle cose?”

 

 

 

“Quando arriva la sera

La gente si dispera

Non ha più nulla da fare

E si sente soffocare.

Durante il giorno invece tante cose

Da fare veloci come api operose

Seguire la scia della corrente

E star sicuri di non pensar più a niente.

Ma la libertà dove è andata a finire

Se non ti fermi neanche per capire

Cosa vorresti e cosa puoi fare

Con la tua vita che è tutta da inventare.

O città di uomini ingordi

Di progetti danari sesso e bagordi

Spegni le luci e metti a tacere

Il troppo strafare e il troppo volere.”

 

 

 

DANZA LENTA (dalla poesia di una bambina di 14 anni ricevuta via internet)

 

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?

O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?

O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?

O osservato il sole allo svanire della notte?

Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce. Il tempo è breve. La musica non durerà.

Quando corri così veloce per giungere da qualche parte ti perdi la metà del piacere di andarci.

 

 

  • The Slowly Project. Take your Time - Modena, 2007-2008, videostill composition from the performance

The Slowly Project – Group Performance – Cantu’

Performance & Workshop: Centro cittadino, Cantu’ (CO) estate 2012

 

 

Richiesta di portare questo progetto a Cantù nella rassegna Corpi Scomodi, ho pensato che volevo estendere la performance ad altre persone, per fare sperimentare loro ‘fisicamente’ cosa vuol dire prendersi il proprio tempo, andando lentamente.

Ogni azione performativa, per realizzarla, fa scattare dei meccanismi di concentrazione, attenzione, spiritualità e simbologia sorprendenti, e solo provando a farlo si possono percepire e gustare.

 

Così ho invitato i cittadini a partecipare con me alla performance, chi lo volesse, facendola precedere il giorno prima da un workshop dove si lavorava sulla tecnica per la realizzazione della performance.

Il risultato è stato molto stimolante, soprattutto per la reazione entusiastica delle persone che hanno partecipato attivamente alla performance, e per l’idea che l’azione artistica si espande facendo diventare il pubblico non più solo spettatore ma anche protagonista.

 

 

  • The Slowly Project. Cantù, 2012, photo from the collective performance

  • The Slowly Project. Cantù, 2012, photo from the collective performance

  • The Slowly Project. Cantù, 2012, photo from the preparatory workshop

“L’intervento che ho pensato per ‘corpi scomodi’ è concepito come un workshop e una performance di gruppo che coinvolge le persone del territorio. Mi interessa estendere alle persone la possibilità di diventare protagonisti di un’opera e di una performance. Mi piace pensare che la performance sia ‘amplificata’ divenendo un’opera in cui agiscono simultaneamente con me molte altre persone.

 

Il concetto che ho scelto di sviluppare in maniera ‘collettiva’ a Cantù riguarda il mio progetto in divenire ‘The Slowly Project’, dove si analizza, in maniera poetica e provocatoria, la dimensione frenetica e veloce della vita quotidiana, divenendo, attraverso il corpo e l’interazione con la città, icona e simbolo di altro.

 

Mi diverte l’idea di creare un folto gruppo di persone che attraverseranno con me la città di Cantù muovendosi a rallenti, mi immagino questa nube di persone che, come apparizioni, attraversano la città in maniera rarefatta e quasi surreale. E mi interessa, come al solito, l’interazione con il territorio e la città.

 

Perché corpi ‘scomodi’? Intanto perché fare questa performance è molto ‘scomodo’ e faticoso: camminare perfettamente a rallenti implica un lavoro di controllo e contrazione dei muscoli piuttosto difficile, che richiede molta concentrazione e strategie fisiche che insegnerò nel workshop. Il corpo dell’artista diventa scomodo per diventare un segno visibile per gli altri.

 

Inoltre il concetto di scomodo si può applicare al concetto di lentezza: a volte è scomodo prendersi il proprio tempo, il tempo del silenzio e del proprio centro, sembra un qualcosa difficile da permettersi, ma a volte proprio solo da questa provocazione scomoda e rarefatta sembra possibile trovare pienezza.”

The Slowly Project – Take Your Time – Milano

 
 
Performance: Milano City Center, 2002-2004

video ancora in progress

Performance Object: Colbacco con microcamera incorporata

 

 

The Slowly Project è cominciato a Milano, con una serie di performance nel frenetico centro cittadino nel periodo Natalizio.

 

In questa prima serie di performance ho anche usato una videocamerina da investigatore nascosta nel colbacco per poter riprendere ciò che vedevo con i miei occhi e integrarlo alle riprese dei cameraman. Ho avuto inoltre un assistente che, non visto, cercava di registrare i commenti delle persone con un registratore digitale.

 

Le reazioni sono stati esilaranti, e il materiale audio e visivo ricavato è stato così ampio ed eterogeneo che il montaggio del video è ancora in progress…e molto complesso. d’altronde è un progetto sulla lentezza…per cui se dopo più di 10 anni il video non è ancora finito occorre portare pazienza perchè fa parte della natura del lavoro.

Che fretta c’è?

Però potete vedere alcune immagini e videostills.

 

  • Cappello con microcamera nascosta indossato per la performance

 

 

Intervista a LIUBA di Luca Panaro

Centrale Fotografia, Fano, 2015,

 
 
LIUBA era presente a Centrale Fotografia con una nuova performance live di questo progetto e la proiezione di tutte le opere video della serie The Slowly Project

 

 

 

 

 

 

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