209. IL LIBRO E’ NATO!!!

Perepepè!!!!
E’ nato il libro a cui sto lavorando da 4 anni!!!!

 

Sono felicissima finalmente di condividere con voi un progetto a cui sto lavorando da molto tempo – un progetto particolarmente caro per me, che racconta un momento della mia vita delicato e pieno di gioia: la nascita di mio figlio Sole. Su questo blog ci sono un sacco di post a proposito di questa storia meravigliosa e del regalo immenso della discesa di Sole nella mia vita! Potete leggerli dal numero 178 al 194.( qui di lato nella colonna a destra appena sotto c’è l’indice di tutti i post).

 

Si è appena conclusa la stampa, per i tipi di Campanotto Editore e con testo critico di Luca Panaro, del volume THIS IS THE BEST ARTWORK – un libro sintesi tra la mia vita artistica e quella personale, se mai queste due linee potessero essere separate.

 

Ho scelto di condividere questa notizia proprio oggi – 8 MARZO 2023, Festa della Donna – per dare il mio contributo a questo giorno di lotta e rivendicazione del ruolo femminile nella società.
Nel mio piccolo, ho scelto di partecipare ad un dibattito quanto mai vivo, raccontando la mia esperienza allo stesso tempo singolare ed universale, della mia gravidanza, e del concepimento di un figlio arrivato come un dono in età avanzata e dopo quasi trent’anni di carriera come artista.

 

Ne approfitto per RINGRAZIARE DI CUORE, l’editore Carlo Marcello Conti, il curatore Luca Panaro, i grafici, il traduttore e tutte le tante persone coinvolte appassionatamente in questo lavoro!!!

 

 

Ecco le mie copie omaggio del nuovo libro! Stamattina ho sfogliato per la prima volta il libro nell’edizione definitiva!! Che emozione!!

 

Emozione perché c’è dentro ciò che di più caro ho e ho vissuto, emozione perché dopo anni di lavoro a questo progetto, inframmezzati e rallentati dal Covid, dall’allattamento, dalla scelta e dal cambio dell’editore, finalmente questo libro è realtà.

 

L’ho costruito con amore immenso, non solo con e per la ‘mia pancia’, ma con un desiderio forte e affettuoso che la mia storia possa essere da stimolo ad altre donne, stimolo a non mollare e a provare a volare.
C’è bisogno oggi di ascoltare le storie di persone come noi che hanno portato a compimento qualcosa, per spronarci a dare il nostro meglio, a sognare e realizzare, tenendo conto, come scrivo nella prefazione del libro, che ‘it’s never too late’
Io ringrazio tutte le persone, conosciute e sconosciute, che mi hanno ispirato con le loro storie, e ricambio con questo libro, che dal primo momento ho costruito pezzo per pezzo come atto di amore.

 

 

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LIUBA
THIS IS THE BEST ARTWORK
2023
TESTO CRITICO DI LUCA PANARO

 

incluso nel libro speciale codice QR
con link ai nuovi video di LIUBA del progetto

 

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CAMPANOTTO EDITORE
Via Marano 50/8 – 33037 Pasian di Prato – UD

 

 

 
 
This is the Best Artwork racconta la storia di una gravidanza a lungo desiderata ed arrivata come un dono in età avanzata, dopo circa 30 anni di carriera dell’autrice come artista.A raccontarla è LIUBA stessa, utilizzando come filo conduttore le immagini dell’omonima performance realizzata a sorpresa nel 2019 all’opening della Biennale di Venezia: con un suo procedere tipico, LIUBA ha infatti mischiato i confini tra la vita e l’arte, mettendo in scena un’azione performativa tra i Padiglioni dell’importante evento veneziano, rivelando la sua gravidanza, ‘The Best Artwork”.

 
 
Mai come in This is the Best Artwork LIUBA si espone in prima persona, mostrando al pubblico l’amore più grande. Lo fa con il linguaggio che l’ha sempre contraddistinta, il suo corpo, esposto al pubblico e performante nei luoghi dell’arte. In questo caso il palcoscenico è l’inaugurazione della Biennale di Venezia, l’evento più sacro per un’artista. (…) Un’opera portatrice di un messaggio universale, come nei lavori precedenti, ma in questo caso molto più intimo e privato. L’esperienza artistica questa volta è la nascita di un figlio, tanto voluto quanto inatteso, un Sole, segno di speranza per tutti e volontà dell’artista di condividere qualcosa di personale col pubblico dell’arte(Luca Panaro)

 
 
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207. Lo sfasamento dell’inizio asilo

Sono stata inquieta per questi mesi autunnali, vivendo il conflitto fra la società – e il dover adattarsi alle regole – e la libertà, lo stare soli ma scegliere rispettando il proprio essere. Mi è capitato in maniera molto forte proprio con mio figlio Sole.

Per i primi tre anni di vita ho scelto di non mandarlo al nido, e me ne sono occupata personalmente con molto amore e molto divertimento, facendo insieme di tutto alla mattina, fra uscite al parco, esercizi tibetani insieme, colazioni e merende super abbondanti, giochi, spese, pranzo e pisolino, e poi alcuni pomeriggi avevo l’ aiuto di una brava e cara babysitter ed io mi chiudevo nel mio studio dove navigavo nei meandri dei miei pensieri (e doveri) mentre Sole giocava con lei.

 

Sono stati tre anni perfetti, avevamo adattato reciprocamente i ritmi, ossia io li avevo calibrati su di lui ma rispettando anche i miei fino a farli combaciare, e tutto è filato liscissimo, compresi gli orari delle nanne e dei riposini sempre uguali e sempre prevedibili (cosa che tutte le mamme sanno è essenziale per poter programmare le giornate e le attività di entrambi).

Poi ho deciso che era tempo per Sole di andare alla materna e condividere del tempo con bambini della sua età, in maniera più regolare di quello che già facevamo coi bimbi al parco o ai vari laboratori in cui lo portavo in precedenza. Sapevo che per me era uno sforzo immenso perchè avrei dovuto alzarmi prima alla mattina e avrei avuto ‘per me’ e per lavorare le mattine e non i pomeriggi, cosa insolita e scomoda, dato che da decenni amo avere mattine lente e pigre (fra la sveglia con comodo, gli esercizi tibetani, la doccia, la colazione e la meditazione, ho bisogno di un paio di ore per entrare nella giornata) e i pomeriggi e le sere sono sveglia e attenta per i lavori creativi. E adesso invece devo portare Sole alla mattina all’asilo, stravolgere i miei ritmi ed essere libera fino alle 15 dopo di che lo passo a prendere e ho scelto di stare con lui il resto del tempo. E fin qui è una piccola rivoluzione e una grande fatica che riguarda solo me, e che faccio volentieri se si tratta del bene di Sole.

 

Però, in questi mesi ho constatato che abituarsi a questo ritmo è stato molto difficile anche per Sole. Non è stato difficile abituarsi alla collettività, a stare all’asilo, alle maestre, alle attività esploratrici da solo: lui è un bambino molto sociale e curioso, per cui sta all’asilo volentieri. Ma per il suo fisico è stato – ed è ancora dopo quasi tre mesi – uno stress, che ha causato difficoltà a lui e a me.

Svegliarsi a un’ora stabilita, prima del suo ritmo naturale, non è facile, ma la cosa più deleteria di tutte, per cui ero e sono furente, è che all’asilo gli fanno fare un riposino solo dalle 1315 alle 1430.. un’ora e 15! Lui di solito dormiva fra le due e le tre ore. Ciò vuol dire che non poter dormire la mattina e non poter dormire il pomeriggio lo rendevano nervoso perchè anche andando a letto presto la sera (ma lui è piuttosto notturno di tendenza, come me), non recupera il sonno perso, e anzi diventa ancor più adrenalinico e dorme sempre di meno, diventando più nervoso e anche un po’ più capriccioso. Sono reazioni fisiche, di cui lui non ha colpa, ha solo bisogno di dormire di più o la mattina o al pomeriggio, e TUTTE le materne del mondo, qui a Milano, hanno gli stessi identici orari: ingresso entro le 930, pranzo alle 1130-12, riposino alle 13  di solo poco più di un’ora.. orari che fra l’altro, oltre a dormire poco, sono diversi dai nostri orari e quindi da quelli che lui farebbe volentieri nel weekend.

Ma accipicchia, perchè per stare nella collettività bisogna stravolgere i propri ritmi? Perchè TUTTE le scuole hanno solo la scelta di un orario? pubbliche private straniere maltesi finniche inglesi… tutti con lo stesso identico schema. Perchè non ce n’è nessuna in cui si può entrare alle 10-1030 e pranzare alle 13 e fare riposino dopo pranzo e per un tempo più lungo se occorre?

 

Per cui sono furente: per far stare Sole in una comunità dobbiamo stravolgere il nostro corpo e la nostra vita, ‘adattarci’ e pagare pure un caro prezzo (l’asilo di Sole quest’anno è privato, ma l’anno prossimo sarà pubblico)?

Perchè l’alternativa a un ritmo che non lascia scampo è solo l’essere tagliato fuori e quindi la solitudine? Sì perchè non hai scelta diversa: o asilo con quegli orari per tutte le scuole della città, oppure nada, nulla. Ed io che ho lottato per tutta la mia vita, come persona e di conseguenza come artista col mio lavoro, per uscire dagli schemi, rompere le strutture e le scatole che ci comprimono (v. Polypolis, via d’Uscita, ecc), per prendere il proprio tempo al di là delle convenzioni sociali (v. The Slowly Project) ecc., proprio adesso, che ho il dono più prezioso di crescere un figlio adorato, devo sottomettere lui e me nello schema, nel tritatutto dove si perde la libertà di essere sè stessi?

Ma se per quanto mi riguarda ho scelto per la mia vita di stare piuttosto fuori dalla società invece che farmi incastrare, se ho scelto per me di accettare la solitudine e l’esclusione pur di essere libera e fedele a me stessa, come faccio a scegliere per Sole? Ossia, è troppo presto per escluderlo dal gruppo, oppure è sempre e comunque meglio essere fedeli a ciò che di più profondo siamo, entrambi?

 

Sono domande di cui non ho ancora una risposta, e ancora attendo paziente per vedere come ci si abituerà e come si evolverà, mi adeguo allo stravolgimento dei ritmi di Sole, che è sempre piuttosto stanco, si arrabbia di più e per piccole cose, oppure che a volte diventa adrenalinico perchè non riesce a recuperare il sonno e dorme con più fatica facendomi disperare per addormentarlo. Mai successo prima, mai successo in tre anni in cui abbiamo vissuto in maniera naturale e libera. (*)

 

Ed io come pensate che stia, alzandomi alla mattina come un ameba, prima del mio ritmo desiderato – e mi sono pure regalata la tata che porta Sole all’asilo perchè uscire la mattina presto e poi tornare a casa per lavorare non ce la posso fare! – e poi cincischiare in casa da sola senza aver la pace dei miei ritmi mattutini soliti e di prima perchè stressata dal dover lavorare perchè ho solo queste ore e inibita dal fare cose decenti perchè col fisico non ci sono? mi sto abituando ora, dopo più di due mesi alla sveglia precoce, ma di mattina lavoro sempre male, la mattina mi va bene per fare cose leggere, pratiche, commissioni, pagamenti, e così mi perdo in meandri in cui non mi ritrovo. E la sera crollo come un’ameba poco dopo aver messo a letto Sole (o a volte anche prima, sforzandomi di resistere come un’architrave che sta crollando ma che rimane a tenere su la porta), per cui addio creatività o pace serale, addio creatività e pace mattutina, nel mezzo un bel nulla di commissioni e perdite di tempo. E tutto per poter inserire Sole in una comunità, e con anche lui che pur andando all’asilo volentieri, non ha mai la pace e la serenità che ha quando sta a casa per un po’ di giorni coi nostri ritmi, in cui recupera sia nel fisico che nello spirito.

Lavorare creativamente non riesco e, seppur prenda con filosofia il fatto di lavorare poco in questo periodo che sto dedicando soprattutto a Sole, mi scoccia terribilmente non trovarmi, non essere me stessa, per ritrovarmi solo – come adesso che sto scrivendo nel mio amato orario serale (sono le 24) – quando Sole è ammalato e non va all’asilo e si alza più tardi ci alziamo più tardi, e la sera non crollo stravolta poco dopo che l’ho addormentato.

 

Ah no, non so se per l’anno prossimo rifarò la vita così! Devo trovare un altra soluzione, e ho deciso che devo anche ritornare a viaggiare, con Sole, prima che cominci la scuola elementare… ho ancora tre anni. Quest’anno ho scelto di mandarlo alla materna. Ma forse che l’anno prossimo sceglierò di partire insieme per l’estero, unendo l’utile e il dilettevole? sto meditando e mediterò. Ovvio non sarà facile, perchè anche all’estero vorrei fargli frequentare cose con bimbi della sua età, e dovrò inventarmi una macchina complicatissima per potermi permettere questa trasferta, per affittare la mia casa e trovarne un altra e trovare aiuti là… ma so che seguirò il cuore, di cosa fa bene a entrambi, e lo farò.

 

 

 

 

 

(*) Ora la stanchezza di Sole va un po’ meglio, ho ripreso a scrivere questo post a gennaio e la tenuta fisica di Sole è migliorata, anche se durante tutte le lunghe vacanze natalizie siamo ritornati entrambi in perfetta forma, in perfetta sincronia e tutto è stato più facile…

l’anno prossimo però cambierò qualcosa 🙂

159. La soglia

La soglia

 

 

“Nel lutto si sta in quello strano luogo che è una “soglia”. E l’insidia è non riuscire a muoversi di lì. La soglia è un luogo particolare: da dove si può guardare indietro, vedere tutto il cammino fatto per arrivarvi; ma da dove si può anche guardare al di là, guardare dentro, guardare oltre. Si vive il dramma se attraversarla o no. Se si pensa di varcarla si ha l’impressione di perdere per sempre quanto sta prima. Se non la si attraversa, si sente il rischio dell’immobilità, della morte psichica, ossia della percezione di essere vivi in una condizione di paralisi.”

 

In questo periodo ho trovato un gruppo di mutuo aiuto in internet sul tema della perdita e sull’elaborazione del dolore che mi sta aiutando molto. E’ passato più di un anno ma il mio dolore è ancora fortissimo e mi sento ancora troppo spersa. Poter comunicare con persone che stanno vivendo le tue stesse esperienze, o con coloro che le hanno già vissute, fa sentire meno soli e più vivi.

Il gruppo si chiama Gruppo Eventi e ringrazio tutti loro, in particolar modo la facilitatrice Vanda, che è un angelo di aiuto per tutti.

 

 

150. Confusione e omaggio a Duchamp

Sono in uno stato confusionale inaudito. Senza papà significa aver ricevuto da lui soldi ma anche tutte le responsabilità, che non riesco a gestire. Senza la mamma significa aver perso il perno intorno a cui facevo le cose. Il bisogno è forte, la nostalgia tanta, la vita non è più la stessa e non mi trovo. Non mi abituo. In più sono nell’ impasse di decidere se mantenere la relazione con Mario, dove vivere e con chi e dove avere un figlio. Tanto, troppo confusa e non so con che criterio decidere, e perchè decidere. Ho bisogno di un po’ di chiarezza, invoco la chiarezza, la certezza, la sicurezza. Non ho scelto questo stato, è successo, e invoco aiuto. Ho tanto, ho tutto e non so cosa scegliere. Ci sono tre case e in ognuna c’è una parte di me e in ognuna mancano pezzi di me. E il mio vagare dove finisce e dove arriva col figlio che desidero?

 

Ho cominciato e comincio sempre molte vite, e da ciascuna ritornavo a casa nel porto dei miei genitori, che ora non ci sono più. E mi sento persa. Ora le vite crollano a pezzetti perchè manca la sicurezza di quella famiglia che avevo. Quando l’avevo non lo capivo così bene come ora che non l’ho più. E non so chi sono: un’artista? Una regista? Una neomamma? Una cittadina? Una campagnola?

Io mi sento ancora come La margherita dai petali colorati della mia fiaba, che ha tutti i colori e non sa dove andare perchè tutti vogliono un colore solo. Non so bene qual’è il mio destino ma so bene che tutte queste anime non possono eliminarsi. E so bene che tutte queste anime mi portano, ed è esperienza, anche tanta solitudine.

 

 

 

Un video sul grande maestro Marcel Duchamp per il quale provo gratitudine al solo guardarlo. Non so bene perchè lo metto qui ora, ma una qualche connessione profonda c’è.

 

 

131. La perseveranza

“I may not make it if I try,
but I damn sure won’t
if I don’t…”

 

(Oscar Brown Jr.)

 
 
 

“Vola in alto
solo
chi osa farlo”

 

(Luis Sepulveda)

 
 
 

                 photo: Mario Duchesneau

122. Intervista a Vittorio de Seta

“Con tutta la comunicazione che abbiamo non c’è la percezione delle cose.”
“Il cinema è come la nitroglicerina. Può portare immensi benefici, ma è molto complicato da gestire.”

 

 

Intervista a Vittorio de Seta
(In omaggio a questo regista che non conoscevo e a Luigi Bianco che me lo ha fatto conoscere).

 

 

 

 

 

 

121. La lentezza in Norvegia TV

Mi viene segnalato dal curatore Lorenzo Bonini questa notizia, collegandosi ai miei lavori sulla lentezza (The Slowly Project) e sul silenzio (4’33 Chorus Loop) e mi sembra moooolto interessante da convividere con voi (oltre a ringraziare Lorenzo per il pensiero di avermela mandata).

 


La Norvegia cambia registro e sceglie il silenzio e la tranquillità. La televisione pubblica ‘NRK’ ha trasmesso il 18/02/2013 dodici ore di diretta ininterrotta di un caminetto acceso con, in sottofondo, musica leggera e commenti di esperti. L’esperienza è stata fatta venerdì, in prima serata, e la NRK ha spiegato che la serata-evento ha incollato al piccolo schermo più spettatori rispetto alla normale programmazione. 

 

 

Per vedere gli excerpts dei miei video dello SLOWLY PROJECT vai qui

112. vacanze natalizie: nuovi progetti e un po’ di relax

Circa una settimana prima di Natale ho deciso, improvvisamente, di proporre un progetto per un’importante manifestazione da tenersi a Milano e, quasi improvvisamente, ho saputo che è stato accettato e che cominciava la realizzazione pratica e la messa a punto di una serie infinita di diversi livelli (poichè ci sarà una mostra personale e una nuova performance, i piani di lavoro sono proprio tanti, a livello di creazione e produzione, a cui si aggiungono quelli dell’archiviazione, comunicazione, relazione, ecc.).

 

Nel frattempo, come programmato, il mio amico e curatore Mark Bartlett è giunto a Milano da Londra con l’intenzione di lavorare all’imbastitura del libro (sorpresa…) che lui ha in cantiere di fare. E si è trovato ad essere la persona giusta al momento giusto… poichè ho parlato a lui del nuovo progetto imminente e gli ho chiesto di farmi da curatore, cosa che lui ha accettato con entusiasmo.

 

La cosa bella di questo rapporto è che lui conosce, credo, il mio lavoro meglio di chiunque altro, e lo sta seguendo dal 2006, quando vide la mia mostra personale a New York a Chelsea (da quei matti della WeissPollack Galleries, vedi il diario New York) e mi scrisse impressionato dal mio lavoro. Ciò mi ha fatto enormemente piacere, e da allora siamo in contatto, prima per email e poi anche di amicizia, soprattutto da quando lui da S. Francisco dove viveva si è spostato (e sposato) a Londra, e negli ultimi anni la collaborazione comincia a diventare più concreta (per esempio il bellissimo essay che ha scritto in seguito alla mia performance The Finger and the Moon #2 a Piazza S. Pietro in Vaticano (leggi).

 

Mark è partito pochi giorni prima di Natale, per andare a passare le feste a Cinzago, sul Lago Maggiore, dove hanno una casa, e sarebbe ritornato a Milano il 5 di gennaio. Io intanto… dovevo creare la serie di lavori nuovi per la mostra (ancora vi tengo in sospeso e non vi dico qual’è, ma sarà a Milano presto…) e soprattutto preparare le immagini per il catalogo e inviarle entro il 4-5 gennaio. Insomma, fuoco e fiamme!

 

Però il giorno di Natale e la vigilia sono stati belli e tranquilli, come da copione, riposo, cibo e soprattutto tanta famiglia.

La mia famiglia è piccola, e quel poco che c’è è piuttosto sparpagliata, ma è stato molto bello festeggiarlo con i miei genitori e con Mario, e vedere per la prima volta dopo tanto tempo in seguito all’operazione, mio padre essere sereno, di compagnia e a camminare anche solo nel piccolo tragitto dalla stanza al tavolo da pranzo. Devo confessare una cosa, a me e anche a voi: nonostante gli scontri, le incomprensioni, le litigate che abbiamo avuto nel passato, come non mai ora mi sento attaccata a mio padre e a ciò che lui rappresenta nella mia vita e sento molto forte il bisogno della sua figura che, solo ora, mi accorgo quanto mi ha fatto sentire protetta in tutti questi tempi, nonostante mi sia sentita per la maggioranza degli anni passati non capita e in tensione con lui. Certo capire le piroette della mia vita, accettare le mie scelte inconsuete, vedermi annaspare con fatiche e pochi soldi, può essere agli  occhi di un genitore cresciuto con altri valori e in un’altra epoca, qualcosa di molto difficile da accettare e da capire. Forse solo ora mi sento accettata e amata, anche se lo sono sempre stata, e questo è stratosfericamente, enormemente importante per me, ora.

 

Poi giorni intensi di lavoro, in quei giorni placidi e beati dove la città sonnecchia e tutti sono partiti o si rilassano o si vedono con gli amici (e questa energia come si sente, ti dà la giusta pace e la giusta tranquillità di una dimensione bella, calma…mi sono sempre piaciuti un sacco i giorni tra Natale e Capodanno, contenitori aperti per tutto ciò che si desidera fare, senza forzature). Mi sentivo solo un po’ in ansia per la scadenza delle foto da pubblicare nel catalogo, che era così vicina e appena dopo capodanno, e ho lavorato con molta lena e determinazione (e devo dire pure divertimento!) alla creazione di nuovi lavori polittici (v. Finger and the Moon#5) da produrre prossimamente.

 

E poi però per Capodanno, si parte! Alcuni giorni in montagna a Briançon nella casa del mio caro amico Alberto. Giorni di un sole che non si può, aria azzurra, niente freddo, montagne e panorami mozzafiato e una gioia nel cuore di essere vivi, e di tanta bellezza circondati!

 

 

Ehi, Buon anno!!! Ben arrivati nel 2013 e che sia un anno ricco di gioia amore e soddisfazioni!

 

84. Nuove foto dello zio Elio

Sono rientrata a new York dal weekend a Washington col mio amico Mengoz, e archiviando alcune nuove foto dei mei work in progress newyorkesi, ho trovato in una cartella queste bellissime foto dello zio Elio Pagliarani che riceveva l’Ambrogino d’oro a Milano, fatte da Mario, e non ho resistito dalla voglia di condividerle con voi, con affetto immenso per lo zietto, che ci ha lasciato poco tempo fa e che onoro sempre nella mia memoria.

La cerimonia è stata qualche anno fa, e se pur vi dovete sorbire l’allora Assessore alla Cultura, vi addolcisco con una chicca: una delle rare foto private della mia famiglia (quella che vedete accanto a mio zio è mia mamma, sua sorella, dietro fa capolino mio padre, e a sinistra ridendo c’è la zia Cetta, moglie di Elio …).

 

 

 

Ed ecco le foto della Premiazione dell’Ambrogino d’Oro. Mio zio, romagnolo di Viserba, visse a Milano negli anni ’50, dove scrisse il suo componimento più famoso, La ragazza Carla, prima di trasferirsi definitivamente a Roma nel 1960. Per questo motivo è stato onorato del premio più importante della città di Milano.

 

 

Elio Pagliarani riceve l’Ambrogino d’oro a Milano (foto: Mario Duchesneau)