169. Della costruzione di libri e di case

Questo 2017 è segnato da una lenta ripresa a costruire, rinnovare, edificare. Un RINASCIMENTO lento ma attivo, faticoso, molto faticoso, ma solido.  Da una parte c’è stata la grande ristrutturazione della casa di famiglia di Viserba, con un cantiere faticosissimo durato più di un anno, e dall’altra la costruzione del mio libro visivo LIUBA PERFORMANCE OBJECTS (v. post successivo), anch’esso da molto tempo in cantiere ed ora finalmente in via di realizzazione.

 

E’ curioso, la ricostruzione sta coincidendo con la lenta ripresa dopo la perdita dei miei, ci sono voluti tre anni di elaborazione, ma ora sto ricominciando ad essere operativa. I tre anni trascorsi, invece, li ho passati per così dire a scavalcare le onde tentando di non affogare, ma sono rimasta in mezzo alla tempesta. Fortunatamente però non sono affogata! E’ curioso, dicevo, che questa ricostruzione però sia faticosa, lenta, dolorosa, non facile. Ancora una prova durissima. L’ho sperimentato sia per la casa che per il libro, e ho dovuto serrare i denti per proseguire e per terminare tutto. E ora, a senno di poi, mi piace raccontarvi un po’ cosa è successo.

 

Partiamo dalla casa. Liupirogi e Pagiopa, come l’ho battezzata in onore delle persone della mia famiglia che hanno contribuito a crearla (v. la sua storia qui), è un luogo che amo e in cui sono sempre tornata ogni anno, ogni estate. La grande casa con la terrazza circolare, al quarto piano del condominio progettato da mio papà sopra il terreno della casina dei nonni materni. In questo appartamento, vuoto e appena finito di costruire, ci passai con la mia mamma i primi mesi di vita quando, essendo nata a febbraio a Milano, mia mamma ci andò per stare vicino a mia nonna poichè mio padre ritornava a lavorare in Russia e noi lo avremmo raggiunto dopo nei mesi più miti.

 

Questa casa quindi fu poi affittata (la nonna preferì abitare al piano terreno del condominio poichè era più comodo non fare le scale!) e ci ritornammo a vivere dopo che la nonna se ne andò. Ai miei genitori non piaceva particolarmente andare a Viserba, e quindi io ero quella che viveva e amava di più questa casa, anche perchè dall’Università in poi per 13 anni ho abitato a Bologna ed era comodissimo raggiungerla.

In questa casa mi rifugiavo gli ultimi giorni di preparazione degli esami, sfuggendo alla dolce vita bohemienne bolognese che mi seduceva, e riparavo in extremis a viserba per la concentrazione tutta di un fiato per preparare brillantemente l’esame. Così contemplativa questa casa e questo luogo, soprattutto fuori stagione! E anche dopo l’università, innumerevoli volte ci andavo per concentrarmi sui miei progetti artistici o semplicemente per ricaricarmi e rilassarmi.

 

 

Poesia del ‘Rinascimento’ Viserbese

 

 

Papà era molto categorico nel volere gestire la casa e prendere tutte le decisioni, per cui io mi limitavo ad usarla e ad accudirla, la casa, ma non potevo apportare nuove modifiche, nè occuparmi della riparazione di vari problemini che lui non riteneva tali e che quindi non si potevano fare. Negli ultimi anni la casa era piuttosto trascurata perchè papà ci veniva poco e preferiva non pensarci, ed io ci andavo molto ma non potevo farci nulla.

 

Quando purtroppo i miei se ne sono andati, dopo lo tsunami dell’abbattimento di tutte le mie certezze e orizzonti – non avendo sorelle e fratelli perdere entrambi i genitori in tre mesi equivale a passare da avere una famiglia a trovarsi soli nel nulla senza più quel baricentro (v.post) che, seppur a volte invisibile, era l’ago e il perno della mia stabilità e di ogni mio andare e venire – ho deciso che l’unica certezza da cui potevo ripartire era la ricostruzione e la messa a posto di questa casa che, per certo, rimarrà sempre con me e non vorrò vendere mai. unica labile certezza in un mare insicuro e fluttuante.

 

Così, partendo dalla necessità di buttare giù una parete per recuperare lo spazio dell’ingresso ed estendere la cucina, e riparare dei muri e degli infissi scalcagnati, sono passata a includere il cambio del pavimento e insomma…come succede spesso, da cosa nasce cosa e dovendo coinvolgere degli architetti ti fanno venire voglia (quasi ti costringono) di fare un ripristino totale.

In realtà ce n’era bisogno, ma se avessi saputo prima le pene dell’inferno che avrei dovuto patire non so se l’avrei fatto!! Loro ti dicono in tre mesi è tutto pronto, e poi invece, oltre ad impiegarci circa un anno, nel quale tu non puoi stare nella casa, che hai dovuto traslocare e liberare, e devi inventarti voli pindarici su dove stare e sul continuo viaggiare, devi inoltre trovare la soluzione per ogni problema strutturale ed estetico (essendo io un’artista mi era impossibile delegare la forma a degli altri, dovevo intervenire in prima persona, creando un qualcosa di personalizzato) su materiali e problematiche completamente sconosciute, che ti piombano addosso e che devi come ‘studiare’…. di che materiale fare il piano cucina? il pavimento?… cosa esiste in commercio e quale ti piace? come lo vuoi il bidet? e le piastrelle? ecc… per una, come me, che odia fare shopping, le cose da trovare, scegliere e comprare si sono rivelate numerosissime, infinite e sfibranti. Basta, non vi tedio più, ma aggiungo solo che ovviamente la ditta non era quasi mai reperibile, telefonavi al direttore lavori o al capo della ditta e non rispondevano mai, e così la frustrazione aumentava e i lavori si arenavano sempre. Uffa!!!! Però, devo dirvi una cosa: è stata una prova così dura di regia, di coordinamento di lavori, di gestione ansiogena delle spese – ho usato dei risparmi che i miei genitori mi hanno lasciato, e non ero e non sono abituata a gestire soldi e a dover sostenere spese ingenti, facendo tornare la qualità, l’estetica e il prezzo. Insomma per come sono fatta io, idealista, spirituale, artista, viaggiatrice, è stata un’impresa che ha messo a dura prova i miei nervi e la mia fragilità. Però è come se in un certo modo ne sono uscita rafforzata, e poi, dopo sette camicie, devo riconoscere che la casa è diventata davvero bellissima!!!

 

Fiori all’occhiello, di cui mi vanto immensamente 😉 sono la cucina nell’open space con isola circolare, e il mega schermo retrattile sulla terrazza, lungo tre metri, su cui proiettare video come si fosse al cinema (e dove ho cominciato ad organizzare rassegne invitando artisti a mostrare i loro lavori sotto le stelle! v. qui)

 

 

 

 

 

 

Liupirogi e Pagiopa, Viserba (RN)

 

 

 

167. Pasqua in solitaria rinascita

Oggi è Pasqua e per la prima volta, forse in tutta la mia vita, l’ho passata da sola, un po’ per circostanze (doveva venire una mia carissima amica che però aveva il mal di denti) un po’ perchè avevo voglia di stare sola, forse per fermarmi, per vivere questa festa con più spiritualità, e anche godermi la libertà di ogni attimo.

 

Vorrei dirvi tante cose, perchè è molto che non ci sentiamo, e non so da che parte cominciare. Vorrei dirvi che è da un mese che, passate le tempeste più tempeste che mai, improvvisamente mi sono trovata quasi tutto d’un tratto a stare bene, a stare bene dentro, a sentirmi rinnovata, a risentirmi felice, a vivere una speranza, ad amare la vita… e poi anche una serie di circostanze favorevoli si sono succedute, ma il motivo profondo è che mi era rinata una pace interiore e una pienezza, finalmente ricompariva un centro. E allora prendi le cose e le persone con più positività.

 

Non so spiegare, ma dopo 3 anni (a maggio) di dolori è come se ora fossi uscita dai miriadi di livelli del lutto per sentirmi come purificata e fuori dal dolore. E ho vissuto da allora questo mese con grande serenità, gioia nell’affrontare le cose, ottimismo, divertimento…come se sentissi la vita davvero riprendere a scorrere nelle vene. Ve lo dico non solo per condividere con voi questo mio benessere profondo, ma soprattutto per dire a tutti voi che prima o poi si esce dal lutto e la vita riprende, non come prima, ma forse più forti di prima. Vi dico che si può uscire a rivedere le stelle, a sentirsi grati di vivere, e a trovarsi a parlare con la mia mamma e il mio papà, che non ci sono più, con una tranquillità e pace, come se fossero qui, ma senza il dolore della perdita. A volte ho pianto ancora per la mancanza della mia mamma, o per la paura delle cose che mi sovrastavano e la mancanza di mio papà, ma era un pianto passeggero, sottile, che lasciava posto a un sole successivo.

 

E allora vi racconto questa giornata di Pasqua di una gioia profonda, vissuta nella solitudine, ma che era pienezza, e non era solitudine, era il sentirsi avvolti in un abbraccio col cielo, col sole, con Dio, coi miei genitori, con le persone del mondo. Un grande abbraccio cosmico. Stamattina inoltre, per caso non voluto poichè i lavori sono in ritardo estremo, è accaduto che fosse il primo giorno che erano pronti il bagno e la cucina della casa di Viserba in ristrutturazione da settembre (!) che tanto mi ha fatto soffrire, e oggi invece è stato il simbolico giorno della prima doccia nel bagno rinnovato e il primo tèe nella cucina nuova con l’isola tonda..un momento che mi sono goduta da sola, centellinandolo, festeggiando e sentendomi anche un pizzichino orgogliosa, perchè è enormemente difficile ristrutturare casa e l’ho fatto e deciso tutto da sola.

 

E’ stranissimo che solo ora mi stanno apparendo cose che avevo tralasciato o perso dopo il grande trauma, come se solo ora mi stessi riconnettendo a ciò che ero prima che succedesse. Solo ora mi sta ricominciando a funzionare la memoria, perchè ho passato un lungo tempo senza riuscire a memorizzare più niente e anche spaventandomi che avessi perso la memoria, ma ero impedita di memorizzare perchè ero sparita anch’io insieme ai miei genitori.

Ora sto ricominciando ad esser capace di memorizzare, è come se ricominciassi a vivere. Sono passati 3 anni, 3 lunghi anni, e ora proseguo, con la presenza dei miei nel cuore e la gratitudine per loro in tutto ciò che faccio. Mi mancano ancora tantissimo, e mi manca anche non potergli mostrare ‘come sono brava’, come per esempio stamattina quando ho potuto inaugurare mezza casa (il resto è ancora cantiere!) e vedere che dopo tanto stress e sofferenza la casa di famiglia sta diventando ancora più bella, e sentirmi un pizzico orgogliosa, e non potergliela mostrare, o sentirmi bella, coi capelli col colore fresco e le striature rosse, e non poterglielo fare vedere e sentirmi dire da mia mamma: come stai bene! Ma sono serena, sento che loro sono risorti con me e li porto entrambi in me.

 

Vi abbraccio forte a tutti e spero che la vostra Pasqua sia stata piena, non importa se di gioia, o di dolore, ma la pienezza è segno che siamo VIVI.

 

Con tanto amore
Liuba

 

 

Liupirogi e Pagiopa, veduta della cucina isola, Viserba di Rimini

164. L’arte, il viaggio, le incombenze e la ristrutturazione

Non ho mai avuto cose materiali e non ho mai guadagnato tanto con la mia arte, ma ho sempre avuto le risorse per riuscire a mantenermi. Negli ultimi 15 anni, avendo avuto una casa in regalo, avevo sempre affittato una o due stanze in questa casa (in cui ho una stanza da studio, una da letto e una affittata) per mantenermi la casa – a Milano – e non essere dipendente da uno stipendio fisso per vivere, permettendomi di vivere con molto poco e di avere tantissimo tempo per la ricerca e per la creazione.

 

Inoltre, sino a due anni fa, questo meccanismo mi permetteva di affittare anche la mia stanza e andare in altre parti del mondo affittando una stanza a mia volta. E quando partivo in un certo modo fuggivo sempre dalle incombenze e bollette e burocrazia che ci attanagliano nel luogo dove risiedi. Io non sono mai partita per l’India, come molti fanno per trovare un conforto, ma partivo per i luoghi dove potevo fare arte ed avere stimoli, ossia prima New York e poi ultimamente Berlino. Ho vissuto gli ultimi 15 anni lasciando le mie cose nella casa un po’ deposito di Milano che nel frattempo era occupata da altre persone (con le quali fra l’altro ho sempre avuto ottimi rapporti, perchè essendo la mia casa in centro, un po’ originale e con un buon prezzo, è sempre andata a ruba e non ho avuto mai difficoltà a trovare persone), e vivevo con la valigia in varie stanze del mondo, pensando all’arte e quindi stando bene, in una sorta di ritiro.

 

Ovviamente in tutto ciò avevo una famiglia, che erano i miei a Milano (e un compagno canadese che spesso mi raggiunge nei miei spostamenti, anche lui senza un soldo e anche meno di me, che almeno avevo una casa), e tornavo sempre regolarmente a questo centro, che era il fulcro dei miei spostamenti. Certo era sempre stata una vita dura, senza sicurezze, senza un vero e proprio spazio da vivere (affittando parte della mia casa ho sempre vissuto in meno spazio di quanto mi avrebbe fatto comodo), e gestendo con fatica la parte economica, ma avevo acquisito una abilità estrema a muovermi attraverso network di persone, e tutto aveva un senso e un centro.

 

Ora, dopo la scomparsa dei miei tutto è crollato, soprattutto loro come baricentro, e sono andata in mille pezzi. Sto ricostruendomi un pochino, ma il percorso di ripresa dal lutto se mai avviene è un percorso lungo e graduale. A tutto ciò si aggiunge, e mi complica come non mai perchè non sono abituata, la gestione piombata su di me di tutte le loro cose. E’ ovvio che quando non stai bene e non sei lucida non riesci ad occuparti di molte cose pratiche, per cui ho anche rimandato il capire cosa fare, ma nel frattempo queste due case in più mi hanno dato grattacapi, spese, e quant’altro, e per di più non ho capito nemmeno dove vorrei vivere e dove è meglio vivere.

 

Ho deciso di cominciare a sistemare la casa di famiglia che adoro a Viserba (RN), il mio nido creativo da quando sono nata, e però gestire tutto ciò è un’impresa che mi sta sfibrando, fra architetto, impresa, scelte, pagamenti, responsabilità, paure, ansie, arrabbiature, ritardi, appuntamenti, ricerca materiali, ecc. (e nel frattempo non posso nemmeno dormire lì e mi divido fra casa di amici a rimini e casa di milano, invece di andarmene a Berlino come ho fatto altre volte per emigrazione creativa, dove penso solo all’arte ( e ciò mi fa bene! è come essere in un monastero….!ma pieno anche di gente!).

 

So che dovrei tagliare, ma cose pratiche come cercare un’agenzia, liberare la casa dei miei per affittarla o venderla (venderla ora affettivamente non ci riuscirei) mi sono troppo faticose e dispendiose, perchè nel frattempo devo occuparmi delle perdite di acqua dalla casa dei miei, dove l’inquilina di sotto ha fatto una causa per infiltrazioni, e anche di molte altre beghe a rimini. ed io soffro perchè non riesco ad andare nel mio ritiro artistico spirituale – che può avvenire dappertutto e in nessun luogo, basta che mi accoccolo nel mio ritmo…

 

Non dico che mi lamento, ma davvero è un momento difficile. E non è così facile, come qualcuno mi consiglia, il ‘tagliare’, nella mia situazione attuale. Certo, so che lo farò, non posso vivere con questi fardelli, ma il tutto è appesantito, se così si puo dire, dal TROPPO amore: troppo amore per i luoghi che hanno avuto a che fare col mio passato e con i miei genitori, troppo amore nei muri, nei mobili, nei luoghi… non so se rendo l’idea.

 

Vorrei fuggire come facevo sempre e rifugiarmi a Berlino a fare video, o altrove, o viaggiare, ma se non sistemo questa macedonia di cose pratiche, di case senza averne una, e di incombenze arrivate sulle mie spalle all’improvviso, senza che mio padre mi spiegasse niente, non so come posso fare. Già alterno momenti dove mi riprendo il mio tempo e mi isolo dal mondo, ad altri dove il mondo mi vuole e dove, perchè le cose accadano, devo usare un sacco di energie  e di tempo, che preferirei usare nel mio solito modo meditativo e artistico.

 

Di una cosa sono certa: non cambierò il mio modo di vivere solo perchè mi sono arrivate più disponibilità economiche. Meno si ha meglio si sta. So però che sto passando un duro periodo di transizione, e che la cosa che mi piace, e che so fare, è vivere al vento ( ho cominciato diciannovenne a fare viaggi esistenziali dove tutto era una novità e una scoperta interiore, lavorando per tre mesi nei fiordi del Connemara, e poi il lungo periodo in Brasile, alcuni anni dopo la laurea…anche allora partii perchè mi sentivo nel pantano e mi dissi: invece di farmi raccogliere col cucchiaino, vado a rigenerarmi altrove! E così avvenne! Tornai da là con una dose a 3000 di energia vitale, che non passava inosservata… ) ma non so come liberarmi delle incombenze che mi sono piovute addosso. Le sto dipanando a poco a poco, ed è un lavoro certosino. spero che almeno mi fortifichi un po’ e mi faccia forse crescere ancora.

 

Poesia del Rinascimento
Poesia del Rinascimento – Liupirogi e Pagiopa, Viserba, sett. 2016

125. LIUPIROGI E PAGIOPA

Liupirogi E Pagiopa è un luogo che amo. E’ la casa costruita da mio padre, sopra il terreno e la casa dei miei nonni, è stata sistemata da mia madre, e coccolata e fatta diventare accogliente da me. Vengo qui da quando sono nata, anzi precisamente ho passato qui i miei primi giorni di vita quando, nata in Italia in febbraio, mio padre tornò in Russia a lavorare al progetto per una grossa ditta italiana, mentre mia madre e io neonata andammo a passare i mesi invernali in Romagna dalla nonna, per poi raggiungere mio padre in Russia solo in estate quando il clima diventò più mite (e lo sapevate che poi sono vissuta in Russia, vicino agli Urali, fino ai due anni? Il nome viene da lì!..)

 

Liupirogi E Pagiopa è il nome che ho dato alla casa quest’anno. E’ un nome nuovo, dove ho sintetizzato i nomi delle persone della mia famiglia di cui qui sento le radici, e che ringrazio. Ci sono dentro: Rossana, Gianni, Pasquina, Giovanni, Liuba, Elio, Picini, Pagliarani.

Inoltre in un dialetto degli Indios dell’Amazzonia le due parole vogliono dire rispettivamente: seme che fiorisce e radici.

 

 

 

 

Il nome è nato quest’estate perchè ho deciso di aprire questa casa, già accogliente e che accoglie amici e viaggiatori da tutto il mondo, ai miei workshop che tengo e ho tenuto in diversi luoghi d’Italia (eh sì alcuni anni fa, quando ancora non c’erano blog e cose varie, lavorai per il Comune di Bologna, prima e per il Comune di Milano poi, tenendo laboratori per tutte le fasce d’età, centrati sull’arte) e a vari altri eventi artistici da poter godere sulla grande terrazza sul mare, che vorrei offrire alla condivisione con gli altri.

 

Allora mi sono detta: perchè non giocare in casa? Perchè proporre i workshop in luoghi lontani se qui, dove sto tutta l’estate, c’è una grande terrazza meravigliosa sul mare, che gira intorno alla casa di modo da avere sole e ombra quando si vuole e dove si vede il cielo e il mare? e poi c’è la spiaggia di Viserba a due passi, c’è l’entroterra romagnolo alle spalle, splendido, con una quantità di posti che amo e che desidero condividere, e poi c’è Rimini a poche fermate di bus, dove passeggiare sul molo al tramonto, o divertirsi alla sera per chi lo vuole… E così è nato il programma dei workshop a Liupirogi Pagiopa (v. post successivo con le info).

Sono felice ed emozionata di sperimentare questo luogo e farlo diventare, per alcuni giorni, teatro di incontri, creatività, benessere, dialogo e natura. Sento questa cosa come molto importante, e mettere a disposizione la mia esperienza accumulata negli anni è per me fonte di gioia e di appagamento.

 

Ah, un ultima cosa: i workshop hanno un costo minimo, che serve per coprire le spese dell’organizzazione, della programmazione, del workshop e della casa. Ma poichè non faccio questa attività a scopo di lucro bensì per poter essere utile agli altri e trasmettere ciò che so e che sono, è anche possibile proporre un ‘baratto’ ricambiando il workshop con uno scambio da decidere insieme. Naturalmente chi volesse può contribuire anche in maniera maggiore, per aiutare questo percorso a svilupparsi!

 

50. Serate estive

Sarà banale, ma adoro le sere d’estate, anzi adoro l’estate, tutta. Adoro il caldo, adoro mettere vestiti leggeri, adoro camminare nuda per casa, adoro sentire il caldo e sapere che anche domani sarà caldo.
Sto scrivendo qui ora, sopra il letto della mia camera di Viserba, che dà sulla grande terrazza che dà sul mare. E’ come se la mia camera fosse all’aperto, ho il cielo davanti e sopra, ho una porta finestra gigantesca e la mia camera è come un rientro della terrazza. Sono fuori e dentro al tempo stesso.
La musica di Yiruma è perfetta e si sposa con la calma del mio stato d’animo e la brezza marina che mi raggiunge sul letto. Vedo il cielo blu della notte e le lucine sul mare. E’ che adoro il mare. Posso essere dovunque nel mondo, ma poi l’estate per me deve essere di base qui, in Romagna, nella casa con la grande terrazza, col mare lì sotto.

 

E’ un po’ che non scrivevo, sia perché per alcune settimane ho lavorato tantissimo in varie direzioni (comprese alcune mostre di video alle quali mi hanno invitato che prendono molto tempo solo per mandare i materiali e prendere gli accordi – non mi piace per niente occuparmi di queste cose di … segreteria, ma finché non trovo un assistente … !! … ) e poi mi sono presa un po’ di vacanze, sia in Liguria qualche week-end da Milano, e ora qui, dove sono arrivata da circa una settimana. Oggi ho ripreso il computer, e mi rimetterò anche a lavorare, ma con più calma, e con la libertà del mare qui davanti che mi accoglie ogni volta che decido di smettere la mia attività e vado a tuffarmi nell’acqua (che non sarà la meraviglia di alcuni mari del sud ma ha spesso dei colori bellissimi, e poi è il mio mare). L’estate diventa così pure uno dei momenti più creativi per me, dove nessuno mi corre dietro, dove non mi devo occupare di mandare materiali ai curatori, parlare con galleristi, andare ad inaugurazioni, descrivere progetti, ma posso concentrarmi solo sulle mie idee, i nuovi progetti e i video.

 

 

L’altra sera ho fatto una cena sulla terrazza, ho invitato 14 persone e mi sono divertita a cucinare tutto io dall’antipasto in poi (a parte il dolce che l’hanno portato, e preferisco cucinare salato!), e avevo davvero voglia di coccolare i miei ospiti e cimentarmi in una cena con molte persone (di solito faccio le feste a buffet o le cenette in 4-6 persone al massimo). E poi riprendere a cucinare un po’. Mi piace molto, ma non lo faccio spesso, un po’ per le varie peripezie artistiche di qui e di là e tutto il lavoro che c’è dietro, un po’ anche perchè da quando, ormai parecchi anni fa, ho risolto dei problemini fisici facendo attenzione alle intolleranze e al cibo, mi piace mangiare in maniera molto semplice e sana: grandi insalatone, tanta frutta e verdura, paste semplici, non mischiare proteine, ecc. Per cui non sento l’esigenza di cucinare elaborate ricette, almeno non per la dieta quotidiana. Quando sono qui in Romagna però, riprendo possesso del mio piacere per far da mangiare, anche perché dà gusto trovare gli alimenti primi buonissimi che prendiamo dal contadino direttamente nella campagna qui dietro. E che gusto mangiare le uova dalle galline ruspanti, che hanno un gusto che nessun uovo del supermercato riesce più a ricordare, e poi il sangiovese genuino, senza sulfiti che mettono mal di testa, che ne puoi bere litri e ti viene solo da ridere, e la frutta saporita che proviene direttamente dall’albero, e il pesce appena pescato. Sì questi sono alcuni dei miei piccoli e quotidiani piaceri dell’estate romagnola (e per stare in tema di cibo, vogliamo parlare di tutti quei meravigliosi ristorantini sulle colline dove fanno la pasta in casa mangi da dio e non spendi nulla?), che amo molto condividere con le persone care. E adoro avere la casa aperta, adoro stare di base qui e finalmente non spostarmi qui e là ma aprire le porte agli ospiti e alle persone che vogliono venire a trovarmi.

 

Adoro anche incrociarmi qui con i miei genitori, che di solito arrivano in agosto, ed è l’unico periodo dell’anno in cui viviamo insieme, e ne godo molto (oddio, non è che non ci sono stati gli anni in cui litigavamo e basta oppure dove un giorno sì e un giorno no facevamo le tragedie, però crescendo si migliora, ed ora la convivenza estiva è qualcosa di dolce che desidero, aspetto e assaporo volentieri).

 

E pure è bello avere lo zio e la zia di Roma nell’appartamento di sotto (vi ho già parlato del mio zio poeta, vero?), ci ritroviamo tutti d’estate e finalmente possiamo condividere parecchio tempo e ritrovarci sotto l’ombrellone. Ho una famiglia molto piccola, ma ne sono molto legata. Mi sarebbe piaciuto avere quelle grandi famiglione, che si ritrovano in 40 per ogni Natale, ma, come dice mia mamma, siamo 4 gatti, ed io ci tengo tantissimo.

 

 

* AGGIORNAMENTO: Questa foto è stata scattata qualche anno dopo, nel 2018, dopo che ho ristrutturato casa e fatto costruire un mega schermo in terrazza per fare serate di proiezioni di video (v. Liupirogi e Pagiopa)

 

 

 

 

P.S. mi è venuto in mente che avevo scritto, molti anni fa, una poesia sulla terrazza, i cui stati d’animo assomigliano molto a quelli di ora … la vita è un ciclo continuo! …
Ora cerco quella poesia e se la trovo ve la metto (chissà perché ho scritto miriadi di poesie dai 12 anni sino a una decina di anni fa, e poi ho smesso quasi totalmente (di scrivere poesie, non di ‘scrivere’).

Ho trovato la poesia, eccola!

 

Solstizio d’estate
 
Solstizio d’estate
la sera piu’ lunga dell’anno
qui sulla terrazza col blu
turchino che mi sovrasta scurendosi
lentamente.
 
Vorrei fermare il tempo
bloccarlo  come fosse eterno
sempre uguale e sempre diverso.
“Attimo sei eterno”:
ed è vero
ma poi passa e arriva il dopo.
Il tempo non ti scappa dentro
– quando sei pieno –
ma scappa nelle cose
e nelle situazioni che ti circondano
smerigliato castello di merletti
fragili
ricami bianchi sopra il lembo
della terra.
Brandelli di memorie
che domani
raggiungeranno l’oggi.
 
Vorrei bloccare il tempo
eternare
la bellezza del contatto.
Così in Cornovaglia, allora, il viaggio:
quando mi accorsi che era all’apice
e da quel punto
dovevamo tornare indietro
la metà in discesa
rivoli di nostalgia
– non è piu’ –
traboccarono gli occhi
di rugiada amara
sul mio volto innamorato.
Eppure
eri ancora al mio fianco.
Guizzante lampo di luce
che forse intuiva
un circolo che si chiude.
Bello precario di cui sai
che sarà altro – poi.
Ed è così la strada.
Il fiume fluisce ma c’è sempre.
 
Vorrei bloccare il tempo.
È bello qui
guardare le stelle
                                       “Attimo sei eterno”
ad una ad una
solstizio d’estate
musica e pace intramontabile.                        
 
21/6/1992