Oltre Il Limite

Performance: Praga Cafè, Bologna 1997

Fotografie e poesie  

 

 

Questo lavoro riguarda la consapevolezza dei ‘limiti’ che ci impediscono di vedere e sperimentare appieno la realtà, limiti rappresentati nella performance da un grosso telo bianco che nasconde e ci nasconde. Il percorso dell’azione, attraverso testi poetici dell’artista, proiezioni di diapositive, ombre cinesi, gesti e musica, porta a ‘sfondare’ il limite dell’apparenza e andare al di là dei vincoli che ci impediscono di vivere la dimensione profonda e autentica dell’esistenza.

 

 

La scena è occupata da un grosso telo bianco, sul quale vengono proiettate delle immagini. L’artista dapprima è nascosta e imprigionata dietro il telo, se ne sente soltanto la voce e se ne vede a tratti il corpo in movimento attraverso un’illuminazione restrostante che crea un effetto da ombre cinesi.

A poco a poco, però, il telo viene inciso, lasciando trapelare dapprima una mano, un braccio, tesi a conoscere ciò che sta al di là; fino ad un suo completo lacerarsi, che permette al pubblico di vedere e sentire completamente l’azione e all’artista di ‘sfondare’ il limite. Il percorso è scandito da testi poetici e da una serie di diapositive e collages di LIUBA. 

  • Oltre il limite, videostills, Praga Cafè Bologna, 1997

Percorso

 

Performance:Galleria Avida Dollars, Milano 1998

 

 

Percorso è una performance collaborativa di LIUBA e Francesca Amat, avvenuta presso la Galleria Avida Dollars di Milano nel 1998 e poi riversate su file.

La performance implicava un percorso esistenziale di presa di consapevolezza di sé stessi attraverso ostacoli e dolore, percorso attuato con diversi materiali, testi, azioni, immagini, musica, oggetti, intersecati e sovrapposti fra loro.

 

Qui di seguito, una parte del testo scritto dall’artista come presentazione della performance: 

 

“C’era una volta una margherita che un giorno scoprì di avere i petali tutti colorati. Era una scoperta strana, perché tutte le persone intorno a lei volevano che fosse di un colore solo: “Ma dimmi – le chiedevano – sei rossa o sei blu? Sei forse gialla o ti sta meglio il verde? Devi scegliere un colore solo, così fai confusione…”

E la margherita diventò triste, perché sapeva di non poter cambiare il colore dei suoi petali e nessuno la voleva, perché non rientrava in nessuna casella…

“E se davvero dovessi scegliere un colore solo?” pensava scoraggiata. Poi però un giorno spuntò un folletto che la portò nel centro della terra, in un paese pieno di colori, e lì la margherita trovò tanti folletti colorati, che le insegnarono ad essere orgogliosa dei suoi petali e ad andare in giro per il mondo a portare il profumo dei suoi colori.

Il filo era ben visibile ora, e aveva una direzione!Ma il mondo era difficile per una margherita colorata… Cominciò la vera solitudine, la paura, l’ansia di non farcela e la consapevolezza delle reti nelle quali rimanere impigliata… Quasi nessuno la capiva e sempre c’erano persone che volevano toglierle i suoi colori, per farla diventare una normale margherita bianca, come tutte le altre, avere il suo bel lavoro sicuro, le sue certezze e le sue scatole.

Ma la margherita piangeva dentro le scatole, anche se sapeva che era più comodo starsene là dentro al calduccio invece che uscire nella tempesta. Incontrò anche altri folletti colorati che la aiutarono, ma alla fine si stancò così tanto che sparirono i suoi colori e si ammalò. Era sparito anche il filo. Arrivò il buio e la febbre. Non sapeva nemmeno come curarsi.

Ma ecco che improvvisamente venne un uccello bianco che la portò in un paese lontano lontano, pieno di colori, di danze e di suoni allegri… E lì la margherita, dimenticandosi di tutto, cominciò a danzare con le farfalle, sempre più leggera, sempre più contenta… e si accorse che a poco a poco ricomparvero tutti i suoi colori, e ancora più forti, e ancora più belli di prima, così forti che neanche se li era immaginati, così tanti che non li aveva mai visti.

E anche il filo ritornò, ma non il filo che fino a prima aveva seguito e al quale si aggrappava, era un filo nato dal suo centro, un filo che partiva da dentro, un filo che la faceva danzare di colori dappertutto e che non si sarebbe più fermato…La margherita sarebbe rimasta per sempre nel paese delle Farfalle, ma il filo a un certo punto la condusse nella sua grande città, così grigia e triste, perché c’era tanto bisogno di colore laggiù, dove la gente corre senza guardare il colore delle proprie scarpe e senza sapere nemmeno il colore dei propri piedi.”

  • Percorso, Galleria Avida Dollars, Milano 1998, fotografie da monitor con video di performance

Oscillazioni

 

Performance: Cascina Lodosa, Milano 2000

 

 

L’oscillazione consiste nella non esclusione degli opposti, ossia nel passare e nel comprendere entrambi i poli del dualismo, per attingere a un’esperienza dell’assoluto che è l’unione dei contrari, l’yin e l’yang, il maschile e il femminile, la gioia e il dolore, il giorno e la notte, la terra e il cielo.

 

L’oscillazione è un’esperienza di grande saggezza ma provocatoria, perché la morale corrente e ristretta si tiene nei sentieri delimitati e definiti, illuminati da luci modeste ma persistenti, per arginare la paura del lato ‘altro’, di tutto ciò che è più buio e misterioso. Ma il saggio sa che l’esperienza dell’Assoluto è un’esperienza del totale, che la vita è fatta di opposti e che non esiste la luce senza oscurità.

 

 

  • Oscillazioni, Cascina Lodosa (MI) 1998, fotografie da performance

Ho visto i mille volti di Dio

 

Performance: in Perfomedia, Ponte Nossa (Bergamo) 1995

 

Ho visto i mille volti di Dio è una performance composta da due installazioni dell’artista, che corrispondono a due sezioni semantiche differenti.

La prima parte, corporea e dinamica, si svolge all’interno di una installazione a forma di cornice, nella quale l’artista agisce vorticosamente e ciecamente alla ricerca di una via d’uscita dalla prigionia. La dimensione che si trova oltre questo passaggio fisico e simbolico, crea una unità di percezione del creato. Con occhi rinati l’artista può infatti vedere un mondo fatto di unità e somiglianze, in cui si possono vedere i ‘mille volti di Dio’ nascosti nelle cose.

Estratto dal videocatalogo montato dagli organizzatori del Festival.

 

Ho visto i mille volti di Dio, in Performedia, Bienno (BG) 1995

 

ho visto i mille volti di Dio

Ho visto i mille volti di Dio, 1998

installazione di 48 quadretti, giornali, collage di materiali vari, matita bianca, acrilici, fotografie, cm 200 x 165

Liberazione

 

Liberazione è una percorso a tappe che LIUBA ha declinato, negli anni, in diverse sedi ed in diversi modi. La ricerca prende le mosse dalla necessità di indagare il rapporto tra le costrizioni sociali e l’uomo moderno, abituato a vivere quasi da automa all’interno di metaforiche scatole e vincoli che ne limitano fortemente il potenziale creativo, espressivo ed umano. Nelle due performances Liberazione, troviamo quindi LIUBA vestita di scatole che tenta di liberarsi da questa prigionia. Il percorso è quindi un passaggio verso una liberazione che conduce ad un incontro con il proprio io profondo e interiore.

 

La performance Liberazione è il primo nucleo del progetto globale sull’uomo inscatolato sviluppato poi in seguito in diverse maniere, e con cui l’artista cominciò le performance a sorpresa nelle città e l’uso del video come opera e non già come documentazione. (v. Le Mummie Vincenti, Polypolis e Rimini,Rimini)

 

 

 

LIBERAZIONE PORTICI DI SAN LUCA

 

Performance: 8 Settembre 1994 – Portici di San Luca, Bologna

 

 

La performance fa parte della rassegna site specific “Pellegrinaggio poetico” curata da LIUBA e realizzata ai portici di San Luca a Bologna, nell’ambito dell’evento nazionale “L’Italia dei poeti. 100 concerti di poesia”, promossa dalla rivista Harta.

I testi poetici utilizzati durante l’azione sono opera dell’artista, mentre le incursioni musicali presenti nella performance sono libere interazioni degli altri performers presenti nella stessa rassegna.

  • Liberazione, Portici di San Luca, Bologna, 1994

VHS convertito in formato digitale.

LIBERAZIONE PRAGA CAFFÈ 

 

Performance: 9 Ottobre 1996 – Cafè Praga, Bologna

 

 

In questa performance, LIUBA sviluppa il tema precedente utilizzando e accostando diversi linguaggi artistici. Un aspetto protagonista di questa performance è la multimedialità, che aggiunge agli altri linguaggi già presenti in Liberazione a San Luca, un percorso visivo dato da una serie diapositive ricavate da opere dell’artista e da interventi diretti su pellicola. Anche la musica, differenza della versione precedente, è stata scelta ad hoc per coadiuvare gli altri linguaggi artistici ad assumere maggiore espressività.

  • Liberazione, Praga Cafè, Bologna, 1995

VHS convertito in formato digitale.

La margherita dai petali colorati

 

Performance: Centro d’Arte Masaorita, Bologna 1993;

In collaborazione con la musicista tedesca Gaby Bultmann

 

 

La margherita dai petali colorati può essere considerata la prima performance di LIUBA, nata dall’esigenza di voler far interagire testo (una sua fiaba), musica, corpo
ed immagini.

 

Nel racconto vengono affrontati temi profondi come la paura del diverso che porta inevitabilmente alla discriminazione e la ricchezza che può offrire la molteplicità e l’eterogeneità. Il tutto viene narrato attraverso il racconto vocale, le diapositive create a mano da LIUBA, le musiche scritte e interpretate dalla musicista tedesca Gaby Bultman, una forte
simbologia di spazio, oggetti e gesti.

 

La fiaba di LIUBA, insieme ai disegni dell’autrice, è stata pubblicata dall’editore Greco & Greco di Milano.

 

Più info sulle fiabe di LIUBA qui: https://liuba.net/projects/fairytales/?lang=it

 

Documentazione integrale della performance

 

VHS convertito in formato digitale.

VIDEOCATALOGO – PERFORMANCES 1994-2000

 

 

 

Questo video documentativo raccoglie un montaggio di perfomances di LIUBA che vanno dal 1994 al 2000.

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