Il cieco di Gerico

 

Performance: Opening Biennale di Venezia 2003
video: Italy, 2003, colours, 11’42”  ed 3 + 2ap
videostill STREAP, 2003 ed. 7 + 1
Photos from monitor: series of 9, ed 3 + 1pda

 

 

LIUBA è andata a visitare la Biennale di Venezia con degli occhiali stuccati di bianco, che le impedivano di vedere, ma comportandosi come se lei ci vedesse veramente, camminando perfettamente fra le opere e il pubblico, che la guardava stupefatto.

 

Il lavoro è una denuncia sottile e ironica delle ipocrisie e degli stereotipi che si innescano a volte inconsapevolmente e che rendono le persone incapaci di ‘vedere’. Le mostre d’Arte sono visitate ma spesso non sono ‘viste’. Invece di vedere si va a farsi vedere.

 

La performance e il video sono una ironica e paradossale ‘messa a fuoco’ di meccanismi personali e sociali invisibili resi visibili attraverso l’uso del corpo e la sua metafora visiva.

 

La scelta, inoltre, è quella di agire con la performance in contesti di vita reale. In questo modo anche le persone e le loro reazioni diventano parte integrante del lavoro stesso, in uno scivolamento sottile e divertito del confine tra realtà e finzione, fra vita e arte.
  • Il Cieco di Gerico (the Blind man of Jericho), 2003, videostill from performance on plexiglass, cm.20x30 / 40x50, ed. 3

  • The Jericho glasses, 2003, original glasses used in the performance, plaster on sunglasses, ed unique

I Love To See the Armory

 

Performance: The Armory Show, New York City 2006
video: 2006, Usa, colours, 12’21”  ed 3 + 2ap
videostill STREAP, 2006 ed. 7 + 1ap
Photos from monitor: series of 7, ed 3 + 1pda

 

 

La stessa performance è stata fatta sia alla Biennale di Venezia che all’Armory Show a New York, ma sia per il diverso contesto sia per il diverso continente, le reazioni delle persone e così anche i video sono parecchio differenti e la videoinstallazione simultanea dei due video apre a interessanti riflessioni antropologiche e sociologiche.
Le reazioni all’Armory show sono state più divertite, accentuando il lato paradossale e ironico della performance, mentre alla Biennale di Venezia le reazioni erano di interesse più meditativo e concettuale.

 

La performance richiede una estrema concentrazione sia fisica che mentale per riuscire a camminare senza vedere, ma come se si stesse vedendo. Non è quello che succede anche nella vita?

Jericho in Bremen

Performance: Bremer Kunstfrühling and Bremen City, 2011

Series of Photographies from live performance, inkjet on baryta paper, variable size, ed. 3 + 1ap

 

 

Nel 2011 la Künstlerinnenverband Bremen / GEDOK organizzò un Festival di Performance che mise assieme performers internazionali nella città di Brema. Il festival si svolse all’interno della Bremer Kunstfrühling, organizzato dal BBK (Bundesverband Bildender Künstler) in un ex terminal merci.

 

Dal 5 maggio al 6 giugno ogni weekend si tenne una performance dal vivo: gli invitati furono Jessica Findley di Brooklyn, New York, l’austriaco Marc Aschenbrenner, Nezekat Ekici di origine turca, Marcia Farquhar dalla Gran Bretagna e l’italiana LIUBA. Gli artisti di Brema furono Kerstin Drobek, Elianna Renner e Gertrud Schleising.

 

Il programma del festival del Künstlerinnenverband mise in mostra aspetti delle performance contemporanee che possiamo trovare nel contesto internazionale – riferimenti fisici, sociali, politici, approcci teatrali ed interattivi.

 

LIUBA mise in scena la propria performance alla stazione di Brema, scendendo dal treno e camminando nel centro della città in direzione del Bremer Kunstfrühling show, per “vedere” l’esibizione. Uno sviluppo del precedente progetto Il cieco di Gerico, declinato in chiave cittadina. Le reazioni delle persone, l’interattività, l’arte nella vita quotidiana, i simbolismi e le idee sono le basi di questo lavoro.

 

 

Jericho in Bremen, series of photographs from live performance, inkjet on baryta paper, variable size, ed. 3 + 1ap

Jericho in Bremen, series of photographs from live performance, inkjet on baryta paper, variable size, ed. 3+ 1pda

Tiresia Marittima

 

 

Performance: Cupra Marittima, centro cittadino (AP), 2017
Video: Italy, 2018, colours, 10’10”  ed 7 + 2ap
Installazione: 30 vecchi occhiali, stucco bianco, commenti scritti a mano dai partecipanti della performance

 

 

 

Nel 2017 la Galleria Marconi di Cupra Marittima ha ospitato la mostra personale di LIUBA “Guardando Oltre” – all’opening della quale è stata realizzata la performance partecipativa Tiresia Marittima.

Il titolo della lavoro cita esplicitamente il famoso indovino cieco Tiresia – colui che non vede, ma sa – rifacendosi anche al luogo in cui la performance partecipata si è svolta, Cupra Marittima. 

In occasione della performance, infatti, il pubblico è stato invitato ad uscire dagli spazi della galleria e a percorrere le vie della città con gli occhi coperti da un paio di occhiali bianchi e coperti di stucco – realizzati a mano da LIUBA per oscurare la vista. I partecipanti hanno esplorato la città percorrendone strade, piazze e percorsi senza fidarsi dei loro occhi, ma trovando una nuova modalità di conoscenza ed esplorazione tramite il tatto, l’udito e la memoria dei gesti del loro corpo. 

 

Alla fine della performance, a ciascuno dei partecipanti è stato assegnato un attestato di partecipazione, accompagnato dalla richiesta di lasciare un commento sull’esperienza vissuta durante la performance. I commenti sono stati in seguito raccolti da LIUBA a costituire un’installazione ospitata dalla Galleria Marconi per la durata della mostra.

 

Ad un anno della performance, e seguendo la modalità di lavoro per lei tipica, LIUBA ha realizzato l’omonimo video Tiresia Marittima, partendo ed elaborando più di mille foto scattate in occasione della performance da Catia Panciera, montate insieme a frammenti dei commenti scritti a mano dai partecipanti stessi e facenti parte dell’installazione.

 

 

Creato elaborando le fotografie dell’omonima performance partecipativa realizzata nel 2017,il video Tiresia Marittima  evoca già dal titolo il famoso indovino cieco Tiresia – colui che non vede, ma sa – e il luogo in cui la performance si è svolta, Cupra Marittima.

 

Ad un anno della performance, e seguendo la modalità di lavoro per lei tipica, LIUBA ha realizzato l’omonimo video Tiresia Marittima, partendo ed elaborando più di mille foto scattate in occasione della performance da Catia Panciera, montate insieme a frammenti dei commenti scritti a mano dai partecipanti stessi e facenti parte dell’installazione.

 

 

 

Tiresia Marittima, serie di fotografie dalla performance, ed. 3 +2ap

 

 

 

 

 

Alcuni dei commenti a caldo scritti dai partecipanti alla performance, che hanno completato l’installazione presente in galleria.

Roberta Rossi – Assessore all’Ambiente di Cupra Marittima – ha condiviso in un testo la sua esperienza come partecipante alla performance TIRESIA MARITTIMA:

 

LIUBA mi ha chiesto di partecipare alla presentazione del suo libro e del suo nuovo video ed io sono qui assolutamente onorata!

 

Liuba è un’artista che lavora con la performance e la video arte; la sua ricerca mi affascina molto perché indaga proprio sulla nostra società contemporanea, dunque su di noi, sulle nostre contraddizioni, sulle nostre problematiche. Personalmente ho partecipato ad una delle sue performance, dove, appunto, il pubblico prende parte in prima persona , e non semplicemente da spettatore.

 

Il tema era quello della cecità, della nostra cecità, intesa soprattutto come cecità mentale. Nel nostro mondo tra social media, fretta e contatti fugaci spesso non riusciamo a vedere in profondità. Con tutte le informazioni a cui possiamo accedere siamo subiti pronti a dare giudizi, fare diagnosi, sentenziare ciò che è buono e ciò che non lo è.

Ma in realtà quella che abbiamo è spesso una visione ampia sì, ma molto superficiale. Siamo dunque in un certo qual modo ciechi , ciechi al senso della vita , alle piccole cose, al bisogno degli altri.

 

Indossare degli occhiali totalmente oscurati muovendoci per il nostro paese, Cupra, è stato un invito da parte dell’artista a prendere coscienza della nostra cecità.

Mi sento normalmente più a mio agio con la scienza perchè essa rassicura, mentre l’arte sorprende , talvolta destabilizza! In questo caso mi sono lasciata andare all’interno della performance con la voglia consapevole di emozionarmi, mettendo da parte l’eventuale giudizio altrui.

Un’esperienza unica, per la quale ringrazio tantissimo Liuba, ho vissuto il mio paese in una realtà diversa, riscoprendo gli altri sensi al di là della vista, ma soprattutto, ne è derivato un messaggio, il messaggio che solo la consapevolezza di non vedere, il renderci conto di essere ciechi ci sprona a ricercare, ad indagare per poter finalmente vedere (cioè vedere un po’ più in là del nostro naso).

 

Liuba fa riferimento infatti anche a Socrate per cui il vero saggio è, appunto, colui che SA di non sapere, che ha coscienza di non sapere e, dunque, in virtù di questa coscienza, si adopera per indagare. Che significa anche rimanere umili, sempre pronti a rimettersi in discussione per cercare di avvicinarsi sempre più alla verità.

 

Infine, cito Tiresia, figura della mitologia greca ripresa da Liuba: a Tiresia era stata inflitta la cecità ma anche il dono della preveggenza ( la capacità di vedere il futuro);ancora una volta chi ha coscienza di non vedere riesce a vedere oltre; addirittura Tiresia riusciva a vedere fino a sette generazioni oltre.

Il video che ci verrà mostrato in seguito è intitolato appunto “Tiresia marittima” dove marittima richiama la bellissima esperienza vissuta insieme a Liuba per le vie della nostra cittadina: Cupra Marittima. Beh chi cita Cupra, chi la sa apprezzare ha la mia più grande riconoscenza, perchè Cupra anche se piccola realtà provinciale sa offrire delle opportunità di rilievo nazionale ed oltre ,come questa mostra qui, oggi.

Questa artista ci fa entrare dentro all’arte” con tutte le scarpe”, è il caso di dirlo, e dunque le emozioni penetrano attraverso tutto il nostro corpo.

 

Infine l’ultimo spunto, attualissimo la realtà dei rifugiati. Anche questa vista da noi sempre nell’ottica del “Il problema dell’emigrazione”, le nostre questioni ancora una volta ci rendono miopi tanto che non percepiamo più la drammaticità che vivono queste persone nel quotidiano.

Questa strepitosa artista ci ha invitato a vivere solo per qualche minuto l’esperienza dello stare stipati, così stretti da contendersi perfino l’aria; noi lo abbiamo fatto su di un soffice tappeto, nella vita vera queste esperienze le fanno su un insicuro barcone, ma spesso non la possono ricordare.

 

Due parole poi sul libro , “Liuba performance objects ” con diversi oggetti fotografati tra i quali anche gli occhiali utilizzati nella performance, oggetti che con la luce dell’artista acquistano un nuovo valore! Ancora una volta uno spunto di riflessione, nella nostra società siamo abituati a desiderare solo il nuovo, l’ultimo modello e a gettare via il vecchio; qui viene invece data importanza al vissuto, all’uso che ha trasformato gli oggetti ed al significato che hanno avuto questi oggetti per noi!

Io, forse in modo un po’ arbitrario , come assessore all’ambiente, ho voluto cogliere un messaggio per un maggior rispetto degli oggetti , per chi li ha realizzati, per quanti ci hanno lavorato e quindi di conseguenza , un no alla società dell’USA E GETTA, ma probabilmente ci sono più chiavi di lettura, so di non sapere………In ogni modo non mi dilungo oltre poiché siamo tutti curiosi di vedere i lavori della nostra artista e desiderosi di tuffarci in questo mare di emozioni! Grazie ancora a Liuba , alla galleria Marconi e a voi tutti per essere qui questo pomeriggio!

 

Roberta Rossi

Assessore all’Ambiente di Cupra Marittima

(e partecipante alla performance)

 

 

  • Vedute della mostra personale di LIUBA 'Guardando Oltre', Galleria Marconi, Cupra Marittima, 2017 (Foto: Katia Pancera

“Guardando Oltre” una mostra.

La personale di LIUBA alla Galleria Marconi

 

di Cristina Principale

 

 

Immaginate di camminare per le strade di una città con la vista inibita da un paio di occhiali completamente oscurati e di fermarvi poi in silenzio entro i confini stabiliti di un perimetro al di là del quale c’è un pericolo mortale… immaginate di rispettare il silenzio in attesa di una rivelazione… e aprendo gli occhi di ritrovarvi in una galleria d’arte, “accecati” da un bagliore intellettuale.

 

Siete a Cupra Marittima in provincia di Ascoli Piceno dove Galleria Marconi e Marche Centro d’Arte ospitano la rassegna “Di versi diversi?” e giunti al quarto appuntamento presentano la personale e un progetto performativo della videoartista e perfomer LIUBA. La mostra si intitola Guardando Oltre  e la performance collettiva partecipativa Tiresia Marittima, presentata nel giorno del vernissage ad aprile scorso.

 

Ebbene l’esperienza fisica e diretta prima suscitata, prende corpo da due nuclei tematici fondanti del lavoro recente di LIUBA, potenti e indipendenti tra loro, qui – site specific – coerentemente e poeticamente intrecciati: la denuncia dell’abitudine contemporanea al “non-vedere” e l’attenzione alla condizione dei rifugiati.

 

L’artista in questi oltre vent’anni di carriera continua ad affrontare nodi sociali, questioni antropologiche e spirituali con esiti estetici ed evocativi di grande suggestione e chiarezza, mostrando la ridondanza di certe dinamiche umane, con se stessi e nei gruppi, attraverso differenti linguaggi: nello spazio di Franco Marconi numerose stampe di riprese fotografiche e di still da video e installazioni che riguardano le sue performance, tracce di azioni solitarie e partecipate come infatti gli esiti di Tiresia Marittima; nonché  quattro preziosissimi  video: gli storici Il Cieco di Gerico del 2003 e I love to see the Armory del 2006, testimonianze delle relative performance alla Biennale di Venezia e al The Armory Show di New York, e i più recenti Refugees Welcome del 2013-2016 ricavato dalla performance al Kreuzberg Pavillon a Berlino (affiancato alla Letter to Refugees autografa del 2013 con cui l’artista coinvolgeva i rifugiati invitandoli a raggiungerla in galleria) e You’re Out del 2014-2016, tratto anche questo dalla serie dedicata al tema dell’esclusione/re-inclusione. Tra gli altri, esposti anche gli oggetti che compongono lo stage di With No Time #1 e #2 del 2015-2016, come il tappeto sul quale i partecipanti sono chiamati a stare in piedi con le palpebre chiuse e in silenzio per 12 minuti, stipati uno accanto all’altro, sconosciuti tra loro, tanto quanto i migranti nello spazio della barca in cui sono costretti a viaggiare.

 

«Quando il gallerista mi ha chiesto un lavoro che riguardava la disabilità ho scelto di lavorare sull’idea di cecità, concepita sia come disagio fisico, sia come metafora della cecità e superficialità che permea il nostro mondo contemporaneo, dove […] non riusciamo più a “vedere” in profondità, diventando in un certo qual modo ciechi. Ciechi al senso della vita, ciechi alle piccole cose, ciechi ai bisogni degli altri… questa cecità è anche il diaframma con cui molte persone affrontano il problema dei rifugiati, non “vedendone” l’umanità e facendosi idee frettolose del problema».

 

LIUBA con queste intenzioni, come poi in questi ultimi anni, prepara la regia di esperienze dove il pubblico e le persone comuni sono protagonisti dell’opera. Con lei, l’arte è propriamente uno strumento per aprire a nuovi sguardi, per cui ritrovandosi ciechi si può vedere oltre.

 

Come cita inoltre il contributo critico di Valentina Falcioni, l’azione di Liuba aiuta a “sciogliere confini tracciati da un analfabetismo empatico”.

 

Appare svettante dalla parete di fondo della galleria l’icona rappresentativa di alcuni suoi topic: l’immagine degli occhiali “epici” fittamente stuccati di bianco (si vedano anche le stampe di In Buren at the Armory, 2006-2017 e di Jericho in Bremen, 2011- 2017) che in questa occasione a Cupra Marittima sono diventati strumento e viatico anche di tutti i coinvolti in quest’ultima nuvola performativa! Il bianco e il silenzio in contrasto con il buio della cecità e il frastuono del dolore, sono gli elementi formali e simbolici di un messaggio culturale che parla ai sensi.

 

 

Recensione pubblicata il 2 maggio 2017 per exibart.com:

https://www.exibart.com/altrecitta/fino-al-6-v-2017-liuba-guardando-oltre-galleria-marconi-ascoli-piceno/

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