43. Brema, l’ospitalià e la performance

Sono arrivata a Brema da Amburgo giovedì sera. Anette, l’organizzatrice del Performance Festival, mi è venuta a prendere alla stazione e mi ha portato a casa sua, dove mi ha sistemato in un appartamento sotto il suo, completamente a mia disposizione, con bagno, cucina, giardino, e un sacco di delicati e dolci accorgimenti di benvenuto: la piantina di Brema con segnato il luogo della loro casa, una rosa del loro giardino sul comodino, frutta, succhi, pane formaggi tipici nel frigo.
Mi sono sentita commossa e riconoscente, e dolcemente viziata e cullata, e nelle migliori condizioni per rilassarmi e prepararmi pscicofisicamente alla performance di domenica.Quando ho preparato tutto per una performance, quando l’idea concettuale è pronta, i materiali scelti decisi e installati, la parte organizzativa più o meno finita, ecco che comincio l’ultima fase della preparazione: quella dell’energia e della concentrazione.Non provo mai le mie performance prima dell’evento, poiché per me la performance è un’azione unica che esalta il momento, ma mi preparo sempre intensamente con la concentrazione e la meditazione, in modo da trovare la parte più profonda delle mie energie e dare il meglio delle mie possibilità.E’ la ricerca del centro, e l’essere profondamente centrati o no è quello che fa la differenza tra una ottima performance o una solo buona (questo vale anche per un musicista, un attore, un trapezista … ). Adoro attingere a quei livelli di profondità, e godo moltissimo quando faccio le performance perché entro in una dimensione di centratura e concentrazione, di potere e di energia, che non è facile ottenere nella vita quotidiana, ma che è preziosa più che mai e infinitamente bella. E’ come un tuffo al centro della vita, ed io anche spero che questo tuffo sia percepito dagli altri, e che lo possano assorbire  le persone che ‘incontrano’ le mie performance.

 

L’energia e la pace che ho respirato in quella casa, le persone interessanti che ho conosciuto, hanno contribuito a creare la concentrazione e la forza necessaria per dare il meglio di me nella performance. E spero che questo sia riuscito!

Mi sono divertita molto a fare la performance Jericho in Bremen, che è cominciata col mio arrivo alla stazione dei treni della città, ed è proseguita per le vie del centro cittadino, fino ad arrivare nel luogo dove c’era la grande mostra e visitarla, sempre performanco con gli occhiali che non fanno vedere, ma camminando come se vedessi…

Ecco alcune foto della performance!

 

 

LIUBA, Jericho in Bremen, performance interattiva per la città, Brema 2011
photos: Gisela Winter

 

All’interno dell’esposizione del Padiglione Fieristico c’era anche una bella mostra di videoarte, allestita con televisori di varie epoche e di vari formati, fra i cui video esposti c’era anche il mio Cieco di Gerico della Biennale di Venezia del 2003, che era correlato alla performance che presentavo a Brema. In queste foto di sotto ci sono io che durante la performance gioco a ‘vedere’ e ‘non vedere’ il mio video dove non vedo anche se sembra che ci veda…

 

 

 

photos: Mario Duchesneau